Angola
di Lina Maria Calandra
Stato dell’Africa sudoccidentale, bagnato dal l’Oceano Atlantico. La popolazione dell’A., appartenente soprattutto al grup pobantu (Ovimbundu, 25%; Kim bundu, 23%; Bakongo, 13%), è molto giovane (il 48% ha meno di 15 anni) e cresce a un ritmo sostenuto (3,1% nel periodo 2010-15): si è passati da 5.673.046 ab. (censimento del 1970) a 22.137.261 ab. (stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014). Dal 2005 la popolazione urbana è cresciuta di 13 punti percentuali, superando il 43% e interessando soprattutto Luanda, la capitale (5.288.000 ab., secondo una stima del 2014), e Huambo (1.204.000 ab.). Tra le altre città, soltanto Lubango supera 300.000 abitanti. La speranza di vita alla nascita è via via cresciuta, fino agli attuali 52 anni circa, accompagnata, dal 2004, da una progressiva diminuzione della diffusione dell’AIDS/HIV (Acquired Immune Deficiency Syndrome/Human Immuno deficiency Virus), che oggi interessa circa 250.000 persone, secondo una stima UNAIDS (Joint United Nations Programme on HIV and AIDS) del 2013.
Per il rilancio dell’economia, il 2002 è stato un anno importante, perché ha segnato la fine della lotta armata che, a più riprese, ha visto fronteggiarsi il Movimento popular de libertação de Angola (MPLA) e l’União nacional para a independência total de Angola (UNITA), e l’inizio del difficile processo di pacificazione e ricostruzione. La scelta del presidente José Eduardo dos Santos (in carica dal 1979) è stata di puntare soprattutto sul
settore petrolifero. Con oltre 90 milioni di tonnellate (2012), esso rappresenta il 50% circa del PIL e l’85% delle esportazioni, in particolare verso la Cina, che costituisce, insieme all’Unione Europea, il principale investitore del Paese (soprattutto nei trasporti e nelle comunicazioni). I diamanti sono l’altra grande ricchezza dell’A., con 7,2 miliardi di carati nel 2012 (quinto produttore mondiale). Paradossalmente, se da una parte queste risorse fanno la fortuna del Paese (PIL di 131.407 miliardi di dollari nel 2014; tasso di crescita annuale del 3,9%; duplicazione, dal 2002 al 2013, del PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto, PPA, arrivato nel 2014 a 8186 dollari), dall’altra esse ne rivelano la fragilità (come nella crisi del 2009) per l’esposizione alle fluttuazioni dei prezzi sul mercato internazionale e alla corruzione, e per le profonde disparità sociali (149° posto nell’Indice di sviluppo umano).
di Paola Salvatori
Il processo di pacificazione avviato dopo la fine della guerra civile (2002) proseguì, pur tra mille incertezze, negli anni successivi. Il governo, monopolizzato dal MPLA, promosse il progressivo sminamento del territorio, una graduale ricostruzione delle infrastrutture, il disarmo della popolazione e il reinsediamento di decine di migliaia di profughi, fuggiti a causa dei combattimenti. La raggiunta stabilità interna permise di sfruttare a pieno le enormi ricchezze del Paese (petrolio e diamanti), di attirare gli investitori stranieri (soprattutto cinesi) e consentì una sostenuta crescita economica. Il tasso di povertà diminuì, ma le disuguaglianze economiche rimasero comunque forti. Il MPLA mantenne il controllo di tutte le posizioni di potere relegando l’UNITA, principale partito di opposizione, ai margini della vita politica. Previste per il 2006, ma continuamente rimandate, nel 2008 si svolsero infine le prime elezioni politiche dopo quel le del 1992. Il MPLA ottenne più dell’81% dei consensi, mentre l’UNITA superò di poco il 10% dei suffragi. Quest’ultima, pur accettando pacificamente la sconfitta, accusò il governo di irregolarità. Nel 2010, senza i voti dell’opposizione, fu approvata una nuova Costituzione che rafforzava i poteri del presidente e aboliva la diretta elezione per questa carica, attribuita automaticamente al leader del partito vincente. Le elezioni politiche del 2012 lasciarono invariati gli equilibri politici: il MPLA riconquistò il Parlamento pur registrando un calo di consensi (72% dei voti) e José Eduardo Dos Santos, al potere da 35 anni, fu riconfermato capo dello Stato. Negli anni seguenti la situazione rimase invariata, ma la protesta degli oppositori si intensificò. In politica estera l’A. svolse un ruolo attivo nel processo di pacificazione regionale e intensificò i rapporti economici e commerciali con la Cina e i Paesi dell’Unione Europea.
di Simone Celani
Negli ultimi dieci anni la letteratura angolana si è confermata la più prolifica tra quelle dei cinque Paesi appartenenti al gruppo dei PALOP (Países Africanos de Língua Oficial Portuguesa), grazie anche a istituzioni, come l’UEA (União dos Escritores Angolanos), che ne patrocinano l’attività. Tra gli autori oramai consacrati e noti anche internazionalmente, si segnalano le figure di José Luandino Vieira (pseud. di José Vieira Mateus da Graça, n. 1935; O livro dos rios, 2006), che nelle sue opere narrative ha saputo reinventare la lingua portoghese filtrandola attraverso l’oralità angolana, e di Pepetela (pseud. di Artur Carlos Maurício Pestana dos Santos, n. 1941; Predadores, 2005; A sul. O sombreiro, 2011; O tímido e as mulheres, 2013), che continua nella sua visione profonda, critica e ironica della realtà del suo Paese, oltre a Manuel Rui (n. 1941; A casa do rio, 2007; O semba da nova ortografia, 2009), Ana Paula Tavares (n. 1952; Os olhos do homem que choravano rio, 2005; Manual para amantes desesperados, 2007), João Melo (n. 1955; O homem que não tira o palito da boca, 2009; Cântico da terra e dos homens, 2010), José Luís Mendonça (n. 1955, O reino das casuarinas, 2014), Adriano Botelho de Vasconcelos (n. 1955), João Maimona (n. 1955), Maria Alexandre Dáskalos (n. 1957) e, infine, José Eduardo Agualusa (Barroco tropical, 2009; A rainha Jinga, 2014), autore tra i più noti internazionalmente, di vasta fortuna e ampiamente tradotto. Si segnala invece la scomparsa della rilevante figura di Ruy Duarte de Carvalho (1941-2010; Lavra, 2006; A terceira metade, 2009), oltre che poeta e narratore, anche cineasta e antropologo. Tra gli scrittori delle ultime generazioni, è da segnalare innanzitutto la figura, già nota anche a livello internazionale, di Ondjaki (pseud. di Ndalu de Almeida, n.1977; Os transparentes, 2012; Sonhos azuis pelas esquinas, 2014), oltre a Roderick Nehone (n. 1965), Albino Carlos (n. 1965) e Gociante Patissa (n. 1978).
S. Celani, L’Africa di lingua portoghese. Letteratura, storia, cultura, Viterbo 2003; Lusofônica. La nuova narrativa in lungua portoghese, a cura di G. de Marchis, Roma 2006; La ballata dei sognatori. Breve antologia del racconto angolano, a cura di A. Quino, Roma 2014.