ANGUILLULIDI (dal nome del genere Anguillula; lat. scient. Anguillulidae)
Famiglia di Nematodi di piccole dimensioni con corpo sottile e flessuoso. La bocca degli Anguillulidi, spesso armata nel fondo di uno stiletto o di piccoli dentelli, è seguita da una faringe che porta due rigonfiamenti più o meno distanti l'uno dall'altro. L'esofago è spesso rigonfio. I maschi sono forniti posteriormente di due spicole chitinose uguali e talora di una espansione cuticolare a campana. Le femmine hanno un ovario doppio e lo sbocco degli organi genitali aprentesi nella metà posteriore del corpo. Gli Anguillulidi depongono uova contenenti i piccoli già formati (sono ovovivipari). Vivono di solito liberi nella terra umida, nelle acque dolci o salate e nelle sostanze marcescenti o comunque in fermentazione. Alcune specie sono parassite delle piante e degli animali.
L'Anguillula aceti Ehrbg., molto comune nel deposito torbido dell'aceto (v.), ha il maschio lungo non più di un millimetro e mezzo e la femmina mm. 2,5, per una grossezza di non più di 1/20 o 1/30 di millimetro. Questo nematode si è rinvenuto talora nell'uomo, specialmente nella vescica, e fu perciò ritenuto parassita, ma è da credere che si tratti di casi di introduzione casuale. Le forme più interessanti in patologia vegetale appartengono al genere Tylenchus Bast., ed Heterodera Schm.
Fra le Anguillule appartenenti al genere Tylenchus Bast., il T. devastatrix Kühn vive sulle graminacee (segala, avena, grano saraceno) ed anche su altre piante (trifoglio, dipsaco, ecc.). Di piccole dimensioni (mm.1-2 di lunghezza), ha il corpo assottigliato posteriormente, provvisto nel maschio di una borsa copulatrice e nella femmina di un ovario semplice; vive nelle parti del fusto ed organi annessi; solo nel luppolo invade le radici. Le larve, che vivono anche nel terreno, dal quale passano nel fusto, risalgono più o meno in alto raggiungendo talora anche il seme. Nei tessuti della pianta queste larve si sviluppano in adulti, i quali riproducendosi generano uova, da cui si schiudono nuove larve, che pervenute sul terreno invadono le piante giovani. Lo sviluppo del Tylenchus nella pianta vi produce una grave malattia, che si palesa con l'ipertrofia dei tessuti, con sviluppo anormale dei fusti e delle foglie, con formazione di escrescenze e di protuberanze che spesso rendono difficile il passaggio dei succhi nutritivi e ne determinano la morte.
Il Tylenchus scandens Schneid., o Anguillula del grano, scoperto nel 1745 dal Needham, è un'anguillula sottile (1/10 a 1/20 di millimetro di larghezza), il maschio è lungo mm. 2, e la femmina mm. 5. Il maschio ha una coda assottigliata lunga circa 1/20 del corpo, con borsa copulatrice lunga quanto la coda e due spicole corte. La femmina ha coda lunga 1/35 della lunghezza del corpo e sbocco sessuale a distanza dall'estremo posteriore di 1/9 della intera lunghezza del corpo. Questa specie è diffusa in quasi tutta Europa, nell'America del Nord e in Australia. La presenza di questa anguillula nelle piante di grano produce una grave malattia che si palesa specialmente nella spiga matura, la quale presenta fra i chicchi normali altri numerosi più corti ma più grossi dei normali, bruni o nerastri e duri; questi contengono sotto un grosso guscio migliaia di larve di quest'anguillula, lunghe mm. 0,8 a 0,9 La caduta di questi chicchi sul suolo e la loro putrefazione mette in libertà le larve, che vivono a lungo nel terreno e invadono poi le giovani piante. Se il numero di queste larve e degli adulti che si sviluppano nei tessuti della pianta è notevole, le piante crescono deformi, coi fusti accorciati e le foglie aggrinzite e ovunque con protuberanze (galle). In maggio-giugno le anguillule, specialmente quelle giunte nei semi che si sono trasformati in galle, divengono adulte e depongono da 550 a 600 uova, da cui in luglio od alla fine di giugno si schiudono le larve, che restano nel seme fino a quando questo cade sulla terra. La malattia può determinare la morte della pianta e, se molto diffusa, può danneggiare seriamente il raccolto. Altre specie di Tylenchus possono attaccare piante utili quali il caffè (T. coffeae Zimm.), il riso (T. oryzae Breda De Haan, a Giava), la canna da zucchero (T. sacchari Solbowdel), la fava (T. arenarius Neal), ecc.
Le anguillule del genere Heterodera Schmidt sono caratterizzate dal fatto che la femmina si rigonfia a forma di sacco, conservando così allo stato adulto la forma larvale ed il maschio ha forma di anguilla, arrotondata posteriormente, senza borsa copulatrice. Entrambi i sessi posseggono uno stiletto boccale con nodulo trilobo. Le giovani larve sono anguilluliformi, appuntite agli estremi. Esse crescendo si rigonfiano a forma di pera ingrossata posteriormente. Da questa forma schiude il maschio adulto sgusciando fuori dalla pelle come da una cisti.
L'Heterodera radicicola Greef, scoperta nel 1855 dal Berkeley, forma galle sulle radici di varie piante (Triticum, Poa, Sedum, Dodartia, ecc.). Il maschio, anguilluliforme, è lungo mm. 1,5 per 0,45 di grossezza, arrotondato posteriormente e senza borsa copulatrice. La femmina ha forma di pera o di fiasco, appuntita anteriormente, larga mm. 0,5. Le piccole larve in forma di anguilluline si trovano nelle galle delle radici delle piante infette. Possono vivere lungamente sia in queste galle sia, se ne escono, sul terreno. Di qui penetrano nelle radici di altre piante attraverso le parti estreme più giovani e tenere e risalgono in esse radici, per produrvi galle, nelle quali si accrescono e divengono adulte, e muoiono dopo essere state fecondate ed aver deposto le uova mentre queste si sviluppano in altre piccole larve che riempiono le galle. Questa anguillula molto dannosa, diffusa in tutto il mondo, invade in Italia la vite, il pomodoro, il nocciuolo, la rosa, il garofano ed altre piante ornamentali.
L'Heterodera Schachtii Schmidt è l'Anguillula delle barbabietole da zucchero, nelle quali gl'individui di questa specie producono una grave malattia. Alquanto più piccola delle precedenti, questa anguillula ha il maschio lungo e sottile e la femmina a forma di limone rigonfio (lunghi entrambi mm. 1 circa). Lo stiletto boccale nel maschio è grande quanto le spicole; nella femmina è più piccolo. Questa specie nella sua biologia somiglia alla precedente e produce anch'essa galle nelle radici. Le piante infette crescono deboli, incolori, col tubero nero e deforme e presto muoiono.
Altri generi Anguillulidi parassiti di piante coltivate sono, ad es., Aphelenchus, Rhabditis, Dorylaimus, ecc.
Bibl.: L. Orley, Az Anguillulidak magánzajza Természetrajzi Füzetekin, 1880; C. Müller, Neue Helminthocecidien und deren Erzeuger, Berlino 1883; L. Delacroix, Sur quelques maladies vermiculaires des plantes tropicales, dues à l'Heterodera radicicola, Parigi 1903; P. Sorauer, Handbuch der Pflanzen-Krankheiten, Berlino 1913; v. anche i varî lavori di Ritzema-Bos, in Zeitschrift f. Pflanzen-Krankheiten, III-XII (1893-1902).