Boezio, Anicio Manlio Torquato Severino Filosofo latino (n. Roma 480 ca
m. 524).
Nato nella nobile famiglia degli Anici, s’impose molto presto negli studi, tanto da meritare già nel 505 le lodi di Cassiodoro. Giovanissimo divenne questore e patrizio, nel 510 console e nel 522 magister officiorum. Nonostante il favore sovrano, B. era segretamente nemico del regime ostrogoto; difese la romanità, finché, accusato appunto di aver lavorato per la libertas romana e poi di sacrilegium, fu rinchiuso, pare, nella torre del battesimo di Pavia, dove compose il suo scritto più celebre, la Consolatio philosophiae (trad. it. La consolazione della filosofia) (➔). Fu poi giustiziato nell’ager Calventianus presso Milano o, secondo un’altra tradizione, nello stesso carcere.
B. occupa un posto di fondamentale importanza nella formazione della cultura medievale avendo assicurato a essa, attraverso le sue opere, la trasmissione di temi e problemi del pensiero antico nelle forme che questo aveva assunto durante la cultura ellenistica da cui B. dipende. Quasi consapevole di essere in un momento di trapasso storico, B. si era proposto il programma di rendere intelligibili ai latini le opere di Platone e di Aristotele e di mostrare, commentandole, la «concordia» dei due massimi filosofi dell’antichità. In effetti la realizzazione del programma si limitò alla traduzione di alcuni scritti logici di Aristotele (De interpretatione, commentato due volte, Analitici), cui si accompagna la traduzione e il commento della Isagoge di Porfirio, e i trattati logici Introductio ad syllogismos categoricos, De syllogismo categorico, De syllogismo hypothetico, De divisione, De differentiis topicis. Relativamente alle arti del quadrivio (sembra si debba a B. l’uso del termine quadrivium), egli scrisse il De institutione musicae (5 libri), la Institutio arithmetica (riduzione dell’Introductio arithmetica di Nicomaco di Gerasa), il De geometria (rifacimento degli Elementi di Euclide, nel quale si trovano anche la descrizione dell’abaco e l’esposizione dei calcoli aritmetici con esso eseguibili).
Ma l’opera maggiore – e la più fortunata – di B. è la Consolatio philosophiae, scritta in prosa e versi (la sua struttura, avvicinata alla satura menippea, fu schema stilistico più volte imitato), in cui vastissima è la gamma dei temi trattati attraverso un discorso protrettico in forma di «rivelazione» svolto dalla Filosofia che appare in sogno a B.; il fondo culturale è platonico (di quel platonismo ellenistico in cui erano rifluiti temi stoici e anche aristotelici con una forte accentuazione etico-religiosa; diretta è l’influenza su B. di Ammonio). Dio, uno e bene, nella sua eternità crea e governa il mondo, perpetuo nel tempo (non coeterno a Dio, perché non è possibile instaurare un confronto tra l’esistenza divina che è in un solo atto e l’esistenza del mondo disteso nello spazio e nel tempo); l’anima del mondo regge e unifica il mondo fisico, e le anime immortali – alle quali B. sembra applicare il mito platonico della preesistenza – debbono condurre in Terra una vita tesa ai veri ed eterni beni. Mancano espliciti riferimenti a dottrine specificamente cristiane e si è molto discusso del cristianesimo di B.: questo problema, come quello a esso connesso dell’attribuzione a B. degli opuscoli teologici, è risolto in senso positivo. Questi opuscoli (Liber de sancta Trinitate; Utrum Pater, Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiter praedicentur; Quomodo substantiae in eo quod sint, bonae sint, intitolato anche De hebdomadibus; Liber contra Eutichen et Nestorium o anche De persona et duabus naturis; si ritiene apocrifo il De fide catholica), alcuni dei quali furono più volte commentati nel Medioevo, soprattutto dal 12° sec., e che rispecchiano certi motivi del platonismo cristiano, hanno esercitato una notevole influenza così sulla terminologia filosofico-teologica come sulla dottrina della struttura del concreto, definita in termini di partecipazione: Dio come forma essendi, distinzione tra creatore (esse, uno e bene), e creatura (id quod est, molteplice), ecc.
Larghissima, come si è accennato, l’influenza di B. nel Medioevo, che lo venerò quale santo martire: sia attraverso la Consolatio, più volte commentata dal 9° sec. (è presente anche in molta simbologia medievale relativa alla filosofia), sia attraverso gli scritti logici (che fino ai primi decenni del 12° sec. costituirono tutto il patrimonio di testi logici utilizzati dalla cultura medievale), sia attraverso gli scritti teologici. Un’importanza particolare ebbe il De institutione musica, che trasmise al Medioevo, non sempre rettamente intese, le dottrine musicali dei pitagorici greci, e fu, insieme con gli scritti musicali di Cassiodoro, alla base degli studi teorici fino alla fine del sec. 15°. B. adoperò le lettere A, B, ecc. per indicare i vari suoni; e poiché i teorici posteriori considerarono tali segni come corrispondenti stabilmente alle note che indicavano, ebbe origine la notazione alfabetica «boeziana», in uso nel Medioevo.