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anisosillabismo

Enciclopedia Dantesca (1970)
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anisosillabismo


Sia per quello che è della teoria (VE II V) che della pratica, D. si attiene a un rigoroso isosillabismo, secondo l'essenza dell'esempio e della tradizione della lirica a lui precedente: del resto, come è ben noto, D. non conosce o non prende in considerazione versi in cui l'a. è comune, come l'alessandrino, e composizioni ‛ giullaresche ', in cui l'a. è largamente presente, come la lauda. I poco numerosi casi di a. della poesia lirica precedente possono essergli apparsi di non grande rilevanza o, più probabilmente, sono uno dei motivi del suo dispregio verso, per esempio, Guittone.

Nessuno ormai crede che D. abbia adoperato degli endecasillabi crescenti (v. ENDECASILLABO).

Bibl. - M. Serretta, Endecasillabi crescenti nella poesia italiana delle origini e nel Canzoniere del Petrarca, Milano 1938, a cui duramente e opportunamente risponde M. Casella, Endecasillabi di dodici sillabe?, in " Studi d. " XXIV (1939) 79-109.

Vocabolario
aniṡosillabismo
anisosillabismo aniṡosillabismo s. m. [der. di anisosillabico]. – La caratteristica dei versi anisosillabici; disuguaglianza sillabica tra versi della stessa natura.
aniṡosillàbico
anisosillabico aniṡosillàbico agg. [comp. di an- priv. e isosillabico] (pl. m. -ci). – Nella metrica, versi a., i versi che non presentano sempre lo stesso numero di sillabe, come per es., nella metrica quantitativa, gli esametri (mentre...
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