anisosillabismo
Sia per quello che è della teoria (VE II V) che della pratica, D. si attiene a un rigoroso isosillabismo, secondo l'essenza dell'esempio e della tradizione della lirica a lui precedente: del resto, come è ben noto, D. non conosce o non prende in considerazione versi in cui l'a. è comune, come l'alessandrino, e composizioni ‛ giullaresche ', in cui l'a. è largamente presente, come la lauda. I poco numerosi casi di a. della poesia lirica precedente possono essergli apparsi di non grande rilevanza o, più probabilmente, sono uno dei motivi del suo dispregio verso, per esempio, Guittone.
Nessuno ormai crede che D. abbia adoperato degli endecasillabi crescenti (v. ENDECASILLABO).
Bibl. - M. Serretta, Endecasillabi crescenti nella poesia italiana delle origini e nel Canzoniere del Petrarca, Milano 1938, a cui duramente e opportunamente risponde M. Casella, Endecasillabi di dodici sillabe?, in " Studi d. " XXIV (1939) 79-109.