D'ANGERI (Angermayer de Redenburg), Anna
Nata a Vienna il 14 nov. 1853, nella famiglia Angermayer, fu dapprima allieva di Mathilde Graumann Marchesi nel conservatorio della sua città, poi si trasferì in Italia, ove ebbe inizio la sua luminosa seppur breve carriera. Italiana d'adozione, assunse il nome d'arte Anna D'Angeri, e divenne in breve tempo una delle protagoniste più autorevoli del teatro musicale italiano dopo il fortunatissimo esordio avvenuto nel 1873 al teatro Sociale di Mantova come protagonista de L'Africana di G. Meyerbeer, in cui ottenne un successo particolarmente caloroso nel corso di ben ventitré repliche, che offrirono al pubblico e alla critica la possibilità di valutare le sue non comuni doti espressive. Ben presto la sua fama oltrepassò i confini della penisola e, pur senza mai abbandonare l'Italia, dal 1º maggio 1870 al 30 apr. 1880 fu scritturata quasi ininterrottamente dalla Hofoper di Vienna. Tuttavia trionfò soprattutto sulle scene italiane e dopo un'ulteriore affermazione al teatro La Fenice di Venezia nel 1875, approdò alla Scala di Milano nel 1879, scritturata da Giulio Ricordi che ne aveva intuito le qualità dopo una fortunata rappresentazione del Ballo in maschera, avvenuta nel 1876 a Pietroburgo (la D., ammalatasi, era stato in seguito sostituita da Teresa Stolz).
Prescelta da Verdi per una rappresentazione del Don Carlos, anche su raccomandazione di F. Faccio che aveva immediatamente individuato le sue qualità drammatiche e la vibrante e robusta potenza vocale, fu probabilmente proposta per l'esordio scaligero dallo stesso compositore, che la raccomandò a Giulio Ricordi come protagonista ideale dell'opera.
Leggiamo infatti in una lettera del 24 nov. 1879 inviata a Verdi dallo stesso Ricordi: "...ho dovuto persuadermi che quanto Ella dice riguardo la D'Angeri è assai fondato. È vero che io ho visto da Lei operar miracoli, e da una rapa alle volte estrar rosolio. Come voce materialmente parlando, non troverei nessun'altra più adatta della D'Angeri: come espressione di canto e personaggio non saprei fin dove si può arrivare ... e s'Ella meglio conoscesse la predetta artista, potrebbe allora decidere in proposito...".
La partecipazione della D. alle stagioni scaligere fu particolarmente fortunata e, dopo il successo riportato nel ruolo di Elisabetta nel Don Carlos accanto a F. Tamagno (26 dic. 1878), fu prescelta da J. Massenet per la parte di Nair ne Le roi de Lahore, nuova per la Scala e allestita dallo stesso autore che, entusiasta delle sue qualità vocali, aggiunse nel quarto atto una nuova aria composta per l'occasione. Il successo della rappresentazione, avvenuta il 6 febbr. 1879, decretò la definitiva affermazione della D., prescelta come prima protagonista della Maria Tudor di A. Gomes, rappresentata il 27 marzo dello stesso anno con un cast d'eccezione che comprendeva F. Tamagno, G. Kaschmann ed E. de Reszkè. Nel 1880 A. Ponchielli la scelse per il ruolo di Jefte nella sua nuova opera Il figliuol prodigo, andata in scena sempre alla Scala il 26 dic. 1880 con grande consenso di critica e di pubblico.
Giudicata inizialmente inadatta da Verdi a sostenere il ruolo della protagonista nel Simon Boccanegra (lettera a Giulio Ricordi del 20 nov. 1880) per la potenza della voce e l'imponenza fisica, fu poi invece prescelta nel 1881 per la seconda versione dell'opera, in cui accanto a Tamagno, de Reszkè e V. Maurel, sotto la direzione di F. Faccio, la D. ottenne uno dei maggiori successi della sua carriera. Il successo divenne trionfo nella rappresentazione scaligera dell'Ernani in cui fu splendida protagonista con la stessa eccezionale compagnia di canto.
Alla fine del 1881 sposò Vittorio Salem, uno dei proprietari del politeama Rossetti di Trieste. Da questa data la D. si ritirò dalle scene, rifiutando persino la proposta di Verdi di essere la prima interprete di Desdemona nell'Otello, e solo saltuariamente partecipò a concerti di beneficenza organizzati dall'Associazione italiana di beneficenza a Trieste: sono da ricordare quello del 1º marzo 1883 con l'orchestra della Scala di Milano, diretta da Franco Faccio e con il tenore Francesco Tamagno, e quello del 18 marzo 1890 con il baritono Vittorio Maurel.
Tra i teatri che la videro grande protagonista al culmine della sua carriera ricordiamo, inoltre, il politeama Rossetti di Trieste, dove cantò nella Norma e in Ernani (primavera 1880), il Costanzi di Roma dove partecipò alla stagione inaugurale con Norma (1º-3 dic. 1880) e il Pagliano di Firenze.
Nel suo repertorio troviamo anche Gli Ugonotti di G. Meyerbeer, Lucrezia Borgia di G. Donizetti e Aida di Verdi.
Cantante prettamente verdiana, univa all'avvenenza fisica "una voce estesa, uguale, insinuante, perfettamente in regola con l'intonazione e animata da un calore latente che non domanda che di sprigionarsi" (Faccio a Verdi dopo il Don Carlos scaligero del 1878) che la fecero grande interprete di Simon Boccanegra, Aida e Don Carlos.
Il favore del pubblico trovava riscontro anche presso la critica; molti sono, infatti, gli articoli di consenso che leggiamo nei quotidiani e nella Gazzetta musicale di Milano di quegli anni, scritti in occasione delle prime scaligere. Si parla di "ovazioni entusiastiche al Tamagno e alla D'Angeri" dopo la prima de Il figliuol prodigo (Il Pungolo, 27-28 dic. 1880) e si sottolinea come "la signora D'Angeri si sia palesata non solo cantatrice corretta, dotata di un organo vocale purissimo, ma anche valente attrice" (A. Galli, in Il Secolo, 25-26 marzo 1881,dopo la prima di Simon Boccanegra alla Scala) tale da trasportare il pubblico all'entusiasmo. R. Celletti (Encicl. dello Spettacolo, IV,Roma 1957, p. 64) afferma che se non avesse interrotto la sua carriera all'apice del successo, "affinità di repertorio e di gusto interpretativo oltre che l'intensità dello squillo e la limpidezza dello smalto vocale, lasciavano presagire in lei la più diretta erede di T. Stolz".
Morì a Trieste il 14 dic. 1907.
Fonti e Bibl.: Gazz. musicale di Milano e in partic. XXXVI (1881), 1, p. 5 e Suppl. n. 1, pp. 1-6; S. F., L'Ernani alla Scala, ibid., 5, pp. 57 s.; Il Simon Boccanegra di Verdi, ibid., Suppl.n. 13, pp. 1-8; G. Cesari-A. Luzio, I copialettere di G. Verdi, Milano 1913, p. 560; R. De Rensis, F. Faccio e Verdi - Carteggi e docum. ined., Milano 1934, p. 190; Carteggi verdiani, a cura di A. Luzio, II, Roma 1935, pp. 50, 279; IV, ibid. 1947, pp. 48, 204 s.; M. Corsi, Tamagno, Milano 1937, p. 42 s., 45 ss., 48; C. Gatti, Verdi, Milano 1953, p. 659; Id., Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte 1778-1958, I, Milano 1963, pp. 149, 151; II, Cronologia, Milano 1964, pp. 59 s.; H. Pleasants, The great singers. From the dawn of the opera to our time, New York 1966, p. 272; C. Osborne, The complete operas of Verdi, London 1969, p. 293; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, I, Roma 1977, p. 55; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 404 s.; Encicl. dello Spett., IV,col. 64; La Musica. Diz., I, p.481; Encicl. della Musica Rizzoli Ricordi, II, pp. 237 s.