MORANDI, Anna
MORANDI, Anna. – Nacque a Bologna il 21 gennaio 1714 da Carlo e da Rosa Giovannini.
Studiò disegno e scultura presso i pittori Giuseppe Pedretti e Francesco Monti, sebbene la sua formazione culturale e artistica risulti piuttosto insolita considerando le modeste condizioni economiche della famiglia. Probabilmente in uno di questi atelier conobbe il suo futuro marito, Giovanni Manzolini, che sposò il 24 novembre 1740.
Da questa unione nacquero otto figli, cinque dei quali morirono nella primissima infanzia. La vita della coppia fu contrassegnata da continui avvenimenti luttuosi: nel 1752 a 11 anni morì infatti anche un altro figlio, Petronio, e tre anni dopo, il 7 aprile 1755, scomparve Manzolini, lasciando la moglie con gravi problemi finanziari, tanto che fu costretta ad affidare il figlio maggiore Giuseppe a un’istituzione caritatevole: il conservatorio di S. Bartolomeo di Reno.
Nel 1758 morì il conte Flaminio Solimei, il quale aveva disposto nel proprio testamento che per evitare l’estinzione della dinastia, sarebbe stato estratto a sorte un orfano ospitato in quel conservatorio e che gli sarebbe toccato il privilegio di divenire l’erede di quella gloriosa famiglia bolognese. La fortuna, sempre avara con Morandi, questa volta fece sì che il beneficiato fosse proprio Giuseppe, che assunse, anche, il cognome Solimei.
Il figlio minore Carlo (1751-1826) rimase invece sempre a fianco della madre, abbracciò la vita religiosa divenendo canonico della basilica di S. Petronio e lettore di sacra teologia dogmatica nello Studio di Bologna dal 1783 al 1800.
Per la carriera artistica di Morandi fu fondamentale il sodalizio con il marito, in quanto è probabile che sotto lo stimolo di questi, la giovane donna iniziasse lo studio dell’anatomia, che le permise, alla morte di lui, non solo di continuare a modellare in cera preparati anatomici, ma di acquisire un successo artistico e accademico di gran lunga maggiore di quello raggiunto dal consorte.
Manzolini era nato a Bologna, nel 1700; dapprima indirizzato verso l’arte paterna di calzolaio, si era dedicato successivamente alla pittura, entrando alla scuola di Ercole Lelli, artista poliedrico (pittore, medaglista e valente scultore anatomista) per perfezionarsi come pittore figurinista. Poco dopo Lelli propose all’allievo di sostituire lo scultore Domenico Piò, che aveva cessato la collaborazione alla suppellettile anatomica. Nel 1745, sorse tra Lelli e Manzolini una grave controversia, conclusasi con il licenziamento di quest’ultimo che, da quel momento, continuò ad adoperarsi per proprio conto e con l’aiuto della moglie nella preparazione delle cere anatomiche. L’opera di Manzolini fu dai suoi contemporanei poco valorizzata, sebbene Luigi Crespi in Felsina pittrice vite de’ pittori bolognesi (Roma 1769, p. 303), scriva che aveva fatto con «meraviglia de più esperti anatomici nuove scoperte, mediante le quali mandò nove preparazioni in cassette ben disposte, e collocate, alla Maestà del Re di Sardegna, e cinque cassette con le preparazioni dell’occhio, del naso, della lingua e del tatto all’accademia di Londra, con quella dell’organo della voce». Nell’elaborazione dei preparati in cera si distinse dal suo maestro, in quanto maggiormente interessato ad approfondire sul piano anatomo-funzionale e anatomo-patologico i caratteri degli organi che realizzava, come testimoniano alcuni suoi articoli manoscritti conservati nell’Archivio dell’Accademia delle scienze di Bologna (Del sign. Gio. Manzolini sopra l’orecchio, 16 aprile 1750; Osservazioni sopra le orecchie e le parti inservienti all’articolazione della voce fatte in un cadavero che vivendo era muto e sorso a nativitate, 4 marzo 1751). Copia dei medesimi sono conservati, anche, nella Donazione Putti presso la Biblioteca Umberto II dell’Istituto ortopedico Rizzoli.
Difficile identificare quali preparati in cera assegnare esclusivamente all’opera di Manzolini o alla moglie. Si può ragionevolmente supporre che tanto la preparazione anatomica dell’orecchio quanto quella del braccio siano produzioni di Manzolini, mentre la rappresentazione dello scheletro, dell’apparato genitale maschile e dell’occhio si devono ascrivere, quasi esclusivamente, alla mano della moglie, alla quale fra l’altro viene attribuita la scoperta che il muscolo obliquo inferiore dell’occhio, che si riteneva arrestarsi all’apofisi nasale, termini nel sacco lacrimale. I coniugi insieme produssero (intorno al 1750), invece, le tavole in cera commissionate da Giovanni Antonio Galli per la suppellex obstetricia.
Nel 1756 Morandi ricevette dal Senato bolognese la nomina a modellatrice in cera presso la cattedra di anatomia dell’Università con un onorario annuo di 300 lire bolognesi e senza l’obbligo di tenere letture nello Studio. Le difficoltà economiche però, rimasero una costante nella sua vita; infatti nel 1769, non essendo stata accettata dall’assunteria di Studio la sua richiesta di aumento dell’onorario per la sua opera di ceroplasta, accolse l’offerta del senatore Girolamo Ranuzzi che acquistò tutte le sue preparazioni, gli strumenti e la biblioteca e le offrì anche un appartamento nel proprio palazzo.
«Analizzando la produzione ceroplastica della Morandi, appare come la sua attività rappresenti un felice binomio tra arte e pratica anatomica, un binomio eccezionalmente importante per collezioni di questo genere, i cui prodotti erano volti a soddisfare per un verso, le richieste dei professori di anatomia, ostetricia e chirurgia; per l’altro, a essere largamente utilizzate dai medici, studiosi e studenti per l’approfondimento e l’insegnamento dell’anatomia e della medicina. Un’attività, cioè, che richiedeva non solo particolari abilità tecnicomanuali, ovvero pratica sperimentale, capacità osservativa e analisi di laboratorio, ma, anche e soprattutto conoscenze teoriche approfondite e aggiornamenti costanti» (Focaccia, 2008, pp. 58 s.)
Nonostante avesse avuto una formazione culturale autodidatta, i titoli che formavano la biblioteca di Morandi, noti attraverso il manoscritto 2193 della Biblioteca universitaria di Bologna, possono appieno illustrare il suo percorso professionale. È, infatti, da tener in particolar conto l’importanza che l’iconografia anatomica rivestiva per il ceroplasta, il quale traeva per lo più dal confronto con questa i fondamenti scientifici per la ricerca veristica dell’intima struttura del corpo umano. Morandi, maturata in un’epoca in cui l’anatomia macroscopica poteva dirsi praticamente definita, considera l’uomo non solo da un punto di vista tecnico-artistico dell’armonia delle forme, ma del dimostratore che, nel presupposto di diffondere l’esatta concezione del patrimonio fondamentale per la preparazione del medico, è volto ad approfondire l’analisi descrittiva dei singoli particolari morfologici e funzionali del corpo umano. La raccolta dei suoi testi scientifici ne comprendeva parecchi dedicati al funzionamento di alcuni organi, tra cui il De vocis auditusque organis di Giulio Casseri (Ferrara 1600); Il corpo umano di Alessandro Pascoli (Venezia 1739; I ed. Perugia 1700), in cui viene trattata l’attività dei diversi organi; De viscerum structura di Marcello Malpighi (Bologna 1666); il Tractatus de aure humana… omnia recensuit… addidit… Joannes Baptista Morgagnus (Venetiis 1741) di Antonio Maria Valsalva, le cui tavole offrono una scrupolosa anatomia dell’orecchio, per la prima volta, suddiviso in tre parti.
Non è ancora completamente nota la tecnica con cui Morandi realizzava i suoi modelli; accanto alle modalità artigianali comuni, ogni ceroplasta si avvaleva di propri segreti. È probabile che possedesse una serie di calchi che le permettevano di riprodurre più tavole di uno stesso soggetto senza dovere, ogni volta, procedere a nuove dissezioni. Infatti se si confrontano due preparazioni, l’una rappresentante la mano e le sensazioni del tatto e l’altra la mano del ritratto del marito, sono pressoché identiche. Morandi sorreggeva solitamente i manufatti mediante fili di ferro e canapa o impiegava parti di ossa e altri elementi del corpo, quali cartilagini, denti, peli, capelli.
La grandissima fama che Morandi acquisì le permise di ottenere notevoli riconoscimenti. Il più ambito fu quello di essere aggregata nel 1756 all’Istituto delle scienze di Bologna, mentre dal 1760 fu affiliata alla Società letteraria di Foligno e nel 1761 all’Accademia del disegno di Firenze. La sua notorietà, però, non rimase confinata all’ambito nazionale, ma si estese in tutta Europa, ricevendo molteplici inviti a lavorare per istituti e accademie di varie città (Londra, San Pietroburgo ecc.). Celebre è rimasta la visita dell’imperatore Giuseppe II d’Austria nel 1769 al suo studio a palazzo Ranuzzi.
Morì a Bologna il 9 luglio 1774.
Le tavole attribuite a Morandi, o a Manzolini, presenti nel Museo di Palazzo Poggi a Bologna sono 56 e rappresentano: l’anatomia della palpebra, ghiandole e vie lacrimali; muscoli estrinseci dell’occhio; muscoli del globo dell’occhio, muscolo della palpebra superiore, nervo ottico; tonache dell’occhio, cornea, coroide, retina; regione orbitale destra; umore acqueo, umore cristallino e umore vitreo; occhio; ossa del cranio che concorrono a formare le orbite; orecchio staccato dal capo con relative ghiandole e muscoli; ossa e muscoli dell’orecchio, membrana del timpano; osso temporale e cartilagine dell’orecchio; ossa del cranio; volto dell’uomo; bocca tagliata lateralmente; mandibola e muscoli della lingua; lingua: faccia superiore e sezione trasversale; lingua: faccia inferiore e sezione longitudinale; faccia inferiore della lingua, laringe e porzione iniziale della trachea; mani; preparazione anatomica della mano; tegumenti della mano; volto di donna; regione della faccia coi muscoli mimici; muscoli della faccia e cavità del naso; ossa della faccia; preparazione anatomica «dei muscoli della faccia e di alcuni spettanti al collo, e porzione dei muscoli pettorali e deltoide appartenenti al torace»; lingua e faringe; sistema venoso e arterioso del collo; mascella superiore e faringe; laringe, sue cartilagini e muscoli dell’osso joide; faringe; base del cranio e scheletro della faccia mostrante la lingua, la faringe aperta, l’epiglottide, la laringe e la trachea; particolare dell’apparato respiratorio; blocco cuore- polmoni visto anteriormente; blocco cuorepolmoni visto posteriormente; torace spaccato; valvole cardiache; cavità del cuore; atrio destro del cuore; cuore con arco dell’aorta; muscolatura del cuore; avambraccio; serie di avambracci (5 tavole); sistema muscolare dell’arto superiore; gamba; piede; rene a ferro di cavallo; morfologia del rene e delle prime vie urinarie; utero; feto nel sacco amniotico; coppia di feti nel sacco amniotico; feto a termine con la placenta.
Queste tavole hanno provenienza diversa: alcune corrispondono alla dettagliata descrizione con cui Morandi accompagnò la sua produzione e che furono acquisite dal senatore Girolamo Ranuzzi e poi cedute all’Istituto delle scienze nel 1776; altre provengono dalla Collezione Solimei, ossia dalla famiglia acquisita del figlio primogenito Giuseppe; altre, ancora, sono, probabile frutto di assemblaggi a seguito di restauri. Questo patrimonio confluì nel materiale didattico della cattedra di anatomia umana, quando questa fu costituita con la riforma napoleonica degli studi del 1803, trovando alloggio nella chiesa di S. Ignazio, oggi sede dell’Accademia di belle arti. Successivamente all’Istituto di anatomia fu riservato uno spazio nel palazzo Malvezzi Lupari, adiacente alla sede centrale dell’Università. Infine nel 1907 sotto la direzione di Giulio Valenti le cere trovarono sistemazione nel nuovo istituto anatomico in via Irnerio. Qui subirono il gravissimo bombardamento del 25 settembre 1943, che portò alla perdite di alcune preparazione di Morandi tra le quali quella rappresentante la superficie inferiore della lingua. Nel 1966 Luigi Cattaneo, direttore dell’Istituto anatomico, con la collaborazione di un valente tecnico, Francesco Sabattini, iniziò una campagna di recupero di tutto il patrimonio ceroplastico. Dal settembre 2000 le preparazioni sono tornate nella loro originale dimora, il palazzo Poggi, antica sede dell’Istituto delle scienze, secondo un rigoroso progetto culturale e di restauro filologico complessivo dell’intere collezione settecentesche.
Fonti e Bibl.: G. Giordani, Articolo di biografia e lode dell’A. M. Manzolini celebre anatomica, in Almanacco statistico e storico di Bologna, Nobili 1835, pp. 107-135; M. Medici, Elogio di Giovanni e A. M., coniugi Manzolini, in Memorie dell’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, VIII (1857), pp. 3-23; G. De Francesco, A. M. Manzolini, professore di anatomia a Bologna, in Rivista Ciba, I (1947), n. monografico; R.A. Bernabeo - I. Romanelli, Considerazioni di Giovanni Manzolini sull’anatomia dell’orecchio in condizioni normali e patologiche, in Atti del XXVII Congresso nazionale della Società italiana di storia della medicina, Caserta-Capua-Salerno… 1975, Caserta 1977, pp. 581-586; Le cere anatomiche bolognesi del Settecento, a cura di M. Armaroli, Bologna 1981, ad ind.; R. Messbarger, Waxing poetic: A. M. Manzolini’s anatomical sculptures, in Configurations, IX (2001), 1, pp. 65-97; I. Bianchi, Femminea natura degli studi sopra i cadaveri. L’arte della scienza di A. M. Manzolini, in Annuario della Scuola di specializzazione in storia dell’arte dell’Università di Bologna, 2002, n. 3, pp. 21-41; R. Messbarger, Remembering a body of work: master anatomist A. M. Manzolini, in Studies in eighteenth-century culture, XXXII (2003), pp. 123-154; Id., Cognizione corporale; la poetica anatomica di A. M. Manzolini, in Scienza a due voci, a cura di R. Simili, Firenze 2006, pp. 58-60; S. Falabella, Manzolini, Giovanni, in Diz. biografico degli Italiani, LXIX, Roma 2007, pp. 298-301; M. Focaccia, A. M. Manzolini. Una donna fra arte e scienza, Firenze 2008; R. Messbarger, The lady anatomist. The life and work of A. M. Manzolini, Chicago-London 2010.