MORONI, Anna
– Figlia di Giovanni, nativo di Camaiore (Lucca), e di Angela Maddalena Surci, cittadina romana di padre francese, nacque a Roma il 6 marzo 1613 e fu battezzata il 14 nella parrocchia dei Ss. Celso e Giuliano.
Rimasta presto orfana di entrambi i genitori e versando in condizioni di disagio economico, fu seguita dallo zio materno, il servita bolognese Baldassarre Bolognetti, e a dieci anni fu ammessa a studiare nel conservatorio di S. Spirito in Sassia, di cui lo zio era commendatore. Questi poi, dovendo lasciare Roma per altra sede, pose la nipote sotto la guida dei chierici regolari della Madre di Dio che all’epoca reggevano in Roma la parrocchia di S. Maria in Portico in Campitelli. Uscita dal conservatorio di S. Spirito nel 1633, Moroni trovò occupazione come dama di compagnia presso alcune famiglie romane, ma forse per la gelosia che la sua bellezza suscitava le fu difficile conservarsi il posto di lavoro; finalmente, nel 1639, i chierici la fecero assumere come cameriera presso la marchesa Anna Maria Costaguti, moglie del marchese Gregorio Serlupi la quale, anni dopo, rimasta vedova, si sarebbe risposata con il conte David Vidman: la marchesa la prese a benvolere e Moroni rimase al suo servizio per lunghi anni.
Nel 1646 Moroni si ammalò e questa malattia, dalla quale si ristabilì pienamente solo dopo numerose sofferenze, le provocò profonde riflessioni, anche favorite dal clima di rinnovamento religioso che a Roma pervadeva la Chiesa post-tridentina; avvertì allora la necessità di una tutela spirituale. Come prima guida ebbe padre Leonardo Leonardi, alla cui prematura morte seguì padre Giuseppe Giobbi che nel 1649 fu trasferito ad altra sede; venne perciò sostituito dal parroco di S. Maria in Portico in Campitelli, padre Camillo Berlinsani che, da allora, divenne il suo costante riferimento religioso.
Nel 1656, infuriando la peste a Roma, Moroni lasciò il proprio impiego presso la marchesa Costaguti Vidman poiché aveva deciso di dedicarsi interamente al sollievo spirituale e materiale di quanti erano stati colpiti dal morbo.
L’anno seguente, sotto la guida di Berlinsani, assunse la cura di ragazze che versavano in condizioni di disagio materiale e spirituale: le sue preoccupazioni furono dapprima rivolte alle giovani prostitute, per poi indirizzarsi più generalmente verso ragazze di condizione economica disagiata; oltre che alle virtù cristiane, esse vennero educate alle arti e ai lavori femminili, in modo che divenisse loro agevole guadagnarsi da vivere svolgendo un lavoro onesto; nella sua azione Moroni era coadiuvata dall’amica Dianora Bertini, terziaria francescana.
Nel 1662 assunse la direzione di una scuola in cui, oltre alle giovani da istruire, a mano a mano furono ammesse anche donne povere di varia età. Per la devozione che Moroni portava al culto del Bambino Gesù, Berlinsani le dedicò il suo La nutrice spirituale del Bambino Gesù ovvero Modo di allevare e far crescere spiritualmente Gesù…, Roma 1656 (edito come La devozione al Bambino Gesù, a cura di M. Papalini, Roma 1994). Il 12 ottobre 1667 un rescritto del vicegerente di Roma mons. Marco Gallio concedeva a Moroni il permesso di aprire un convitto, nel quale le allieve potessero trattenersi anche la notte.
Il 7 settembre 1671, nel suo educandato, Moroni avviò una vera e propria vita di comunità religiosa sempre sotto gli auspici e la guida di Berlinsani, cui si aggiunse la protezione del card. Gaspare Carpegna: il giorno successivo fu prescelta all’unanimità come superiora; il 7 novembre 1671 giunse l’approvazione di papa Clemente X. Inizialmente vennero prescelte soltanto dodici allieve, in ricordo del numero degli apostoli, ma ben presto – a fronte delle numerose istanze di ammissione nel nuovo ordine religioso – il numero fu elevato a trentatré, in ricordo degli anni di vita di Cristo; il 2 luglio 1672 – giorno che, da allora, venne considerato data di fondazione dell’Ordine – fu espresso il voto di perseveranza della Congregazione che prese il nome iniziale di Convittrici del santissimo Bambino Gesù: la prima sede dell’Ordine fu in piazza Margana e in altre case vicine alla chiesa di S. Maria in Portico.
L’operato di Moroni nella Roma del Seicento fu rimarchevole sotto vari aspetti: la condizione delle donne dei ceti più poveri era misera e senza alcuna prospettiva, sia da maritate sia da nubili, e dinanzi a queste ultime si apriva facilmente un futuro di prostituzione e di abiezione morale; anche l’accattonaggio, peraltro molto diffuso in città, riguardava soprattutto le donne, maritate e non, e quindi l’azione di redenzione morale e materiale intrapresa da Moroni si inserì in misura significativa nel tessuto sociale della città.
Caduta in stato di grave malattia sul finire dell’ottobre 1674, Moroni morì a Roma alle 7 del mattino dell’8 febbraio 1675.
Sotto la vigile presenza di Berlinsani, i suoi funerali furono officiati da monsignor Giuseppe Felice Barlocci, vicegerente di Roma e protettore dell’Istituto e fu sepolta nella chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli, davanti all’altare di S. Giuseppe. Il 16 novembre 1738 le sue spoglie furono traslate in via Urbana 1, dove si era insediata la Casa generalizia a partire dal 1708. Nel 1717, quando l’istituto adottò la regola di s. Agostino e assunse il definitivo nome di Congregazione delle Suore oblate del Bambino Gesù, le convittrici presero a chiamarsi suore.
Fonti e Bibl.: F. Bonanni, Catalogo degli Ordini religiosi della Chiesa militante, Roma 1741, ad ind.; C.A. Erra, Vita del padre Cosimo Berlinsani della Congregazione della Madre di Dio, fondatore delle Convittrici del ss. Bambino Gesù, Roma 1754, p. 31; Id., Memorie de’ religiosi per pietà, e dottrina insigni della Congregazione della Madre di Dio, II, Roma 1760, pp. 17, 29-45; G. Capparoni, Raccolta degli Ordini religiosi, e delle vergini a Dio dedicate, Roma 1828, p. 21; G. Tosto, Vita della veneranda serva di Dio A. M., fondatrice dell’Istituto del ss. Bambin Gesù, Roma 1908; R. Aubert, Filles de l’Enfant Jésus, in Dictionnaire d’histoire et de géographie ecclésiastiques, XVII, Paris 1912, pp. 40 s.; M.J. Heimbucher, Die Orden und Kongregationen der Katolischen Kirche, II, Paderborn 1934, p. 497; I. Felici, Il calvario e la gloria di A. M. fondatrice delle Suore oblate del Bambino Gesù, Città del Vaticano 1966; P. Mancini, La chiesa del Bambino Gesù, Roma 1971; P.V. Pinto, Terzo centenario della Congregazione delle Monache oblate del ss. Bambino Gesù, Roma 1972; «Le Chiese di Roma illustrate» 135, J. Garms, Il Bambin Gesù, Roma 1979, pp. 7-11, 27, 84; M. Soroldoni, E venne una donna… Profilo biografico di A. M. fondatrice delle Suore oblate del Bambino Gesù, s.l. (ma Ercolano) 1989; M.B. Collarini, Madre A. M.: …una donna che ha avuto fiducia, Assisi 1998; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia 1878, ad ind.; G. Rocca, in Dizionario degli Istituti di perfezione, a cura di G. Pelliccia - G. Rocca, Roma 1980, III, coll. 121-123; VI, coll. 161, 603 s.; G. Pelliccia, Scuole di catechismo e scuole rionali per fanciulle nella Roma del Seicento, in Ricerche per la storia sociale e religiosa di Roma, IV (1980), pp. 241 s.; Id., Premessa, in G.L. Masetti Zannini, Motivi storici dell’educazione femminile (1500-1650), Bari 1980, pp. XII s.; P. Scaramella, Tra Roma e Fabriano: culti per l'infanzia di Cristo nello Stato della Chiesa in età moderna, in Storia d'Italia (Einaudi), Annali XVI. Roma città del papa, Torino 2000, pp. 866, 883.