SCHIAFFINO, Anna Rosa (Rosanna)
– Nacque in un sobborgo di Genova il 25 novembre 1939 da Giuseppe, costruttore edile proveniente da Camogli, e da Gelsomina Pensieri, di origine indiana e di pelle olivastra, che amava farsi chiamare Jasmine.
Vedendo la figlia crescere bella e formosa, Jasmine si convinse delle attitudini recitative della ragazza e, con grande forza di volontà, la fece partecipare a manifestazioni locali e concorsi di bellezza che le procurarono un titolo di Miss Lido e una copertina sulla rivista Le Ore. Anna Rosa frequentò poi corsi di danza classica e moderna e nel 1953 fu Miss Lido d’Albaro e Bella della Riviera dei Fiori; avrebbe voluto partecipare al concorso per Miss Italia, ma il rigoroso regolamento lo impedì perché era ancora adolescente.
Le intenzioni di mamma Jasmine erano comunque ben altre: voleva fare della fotogenica e disinvolta Rosanna, così la chiamò, un’attrice di cinema. Fotografatissima, Rosanna apparve perfino sulla prestigiosa rivista Life e la mamma tanto fece, tanto ottenne, che si trasferì a Roma, dove la fanciulla non passò inosservata e riuscì a inserirsi nel cast di Totò lascia o raddoppia? (1956) di Camillo Mastrocinque, che la diresse nel ruolo di Colomba, donna di un gangster senza scrupoli. Mamma Jasmine non sbagliava, perché Rosanna fu subito notata da produttori, primo tra tutti Franco Cristaldi, e da registi che le offrirono parti da protagonista, come in Un ettaro di cielo, modesto film del 1958 correttamente diretto da Aglauco Casadio, per lei quasi un esordio, ma in cui recitò accanto a Marcello Mastroianni; poco tempo dopo fece centro nel ruolo di una focosa ragazza napoletana ventenne, mostrando eccellenti doti drammatiche in La sfida, diretto sempre nel 1958 da Francesco Rosi all’esordio nella regia, dopo le sue due prove come collaboratore; quel film le fece ottenere un premio al Festival di San Sebastiano. Il solo suo cruccio, pur se ora lanciatissima e giustamente apprezzata, fu il doppiaggio della napoletana verace Clara Bindi, necessario per darle l’accento partenopeo. Divenne quindi una delle ‘stelle’ del cinema italiano, pronta a rinverdire il fenomeno delle ‘maggiorate’, ormai un po’ appannato. Con il sostegno del potente produttore Alfredo Bini, che sposò nel 1963, Schiaffino entrò di forza nel panorama cinematografico italiano, guidata da registi come Gianni Franciolini, Mauro Bolognini, Mario Camerini e soprattutto da registi stranieri che in quei primi anni Sessanta la scritturarono per produzioni internazionali in grado di metterla in luce non solo per la sua prepotente bellezza, ma anche per le caratterizzazioni psicologiche di cui era capace. Fra i tanti prodotti internazionali, splendida nei costumi d’epoca, Schiaffino fu la nobildonna figlioccia del re di Francia Luigi XI in Le miracle des loups (1961; La congiura dei potenti) di André Hunebelle e ancor più bella in abiti moderni nel film di Vincente Minnelli Two weeks in another town (1962; Due settimane in un’altra città), in cui fu partner di Kirk Douglas. E altri furono ancora i suoi ruoli in costume, occasioni per gli spettatori di assistere a film di puro divertimento ed eleganza di prodotto. Grazie alle premure del marito Bini, Rosanna ottenne tra il 1963 e il 1965 la consacrazione con Roberto Rossellini, che la diresse egregiamente nell’episodio Illibatezza inserito in Ro.Go.Pa.G. (1963), film a episodi il cui titolo era composto dalle iniziali dei registi (Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti). Pur nella brevità dell’episodio, Schiaffino diede una prova entusiasmante di bravura e di adesione al personaggio di una hostess (un’altra hostess del film era la sorella Maria Pia) a disagio con un assillante corteggiatore, con momenti di pungente ironia.
La sua voce poco limpida, talvolta rauca, fu spesso sostituita da quella di grandi doppiatrici come Rita Savagnanone, nell’episodio di Rossellini, e poi ancora da Lydia Simoneschi, Gabriella Genta, Anna Miserocchi e altre tra le più pregevoli.
La sua rivincita la prese recitando con la sua voce in uno dei personaggi più rilevanti e meglio resi della sua carriera, la conturbante madonna Lucrezia interpretata in La mandragola (1965) di Alberto Lattuada, dal testo di Niccolò Machiavelli. Sensuale e stupenda Schiaffino diede una prova più che perfetta con una recitazione controllata, piena di sfumature sarcastiche, di un erotismo sfacciato e soprattutto ammiratissima in una nudità da togliere il respiro. Per La mandragola ebbe il David di Donatello, assegnatole ex aequo con Giulietta Masina per Giulietta degli spiriti di Federico Felllini, per la stagione 1965-66.
Nella seconda parte degli anni Sessanta, la stella di Schiaffino cominciò ad appannarsi, nonostante la partecipazione a pellicole di coproduzione, in costume e mitologiche di discreto successo, ma in cui la sua recitazione apparve opaca, quasi disinteressata: si trattava di film commerciali per lei poco soddisfacenti, di minore rilievo, tranne due produzioni dei primi anni Settanta come La Betìa, ovvero in amore per ogni gaudenzia ci vuole sofferenza e Trastevere, entrambi del 1971, di cui il primo fu una bizzarra coproduzione italo-iugoslava con la regia di Gianfranco De Bosio e il secondo diretto dall’attore Fausto Tozzi, in cui Rosanna fu come al solito sensualmente disinibita e sempre bellissima, pur se a tratti appare evidente il suo disagio, apprezzabile in entrambi accanto a un partner pieno di verve come Nino Manfredi. Il resto delle sue partecipazioni a film di poco rilievo è dimenticabile, nonostante la produzione di Bini, il matrimonio con il quale mostrava già allora segni di una profonda crisi conclusasi, nel 1980, con il divorzio. Con Bini aveva avuto la figlia Annabella.
Unica soddisfazione in quel periodo fu l’essere scelta da Guglielmo Morandi per il ruolo della fascinosa Ninetta nella miniserie televisiva Don Giovanni in Sicilia (1977) dall’opera di Vitaliano Brancati, in cui fu partner di Domenico Modugno. Fu la sua sola esperienza televisiva. Di circa due anni dopo fu l’incontro casuale con l’affascinante Giorgio Falck, ingegnere industriale, velista, re dell’acciaio e proprietario di uno stabilimento siderurgico di grande importanza. Sposandolo, nel 1982, Schiaffino tornò alla notorietà nelle cronache rosa dell’epoca, per il fiabesco matrimonio celebrato a Portofino. Con Falck aveva avuto, nel 1981, il figlio Guido, che assistette in poco tempo alla fine di un matrimonio ritenuto felice e che invece avvilì l’attrice, impreparata alle luci false dei riflettori delle cronache mondane.
Fu una vicenda sgradevole e amara vissuta tra avvocati e aule giudiziarie per ottenere la libertà da un uomo che rivelò un carattere molto difficile e che ormai aveva accanto un’altra donna. Per Rosanna, ormai da tempo lontana dai riflettori e invece circondata da fotografi e giornalisti pronti al pettegolezzo, fu una situazione dolorosa, tra continue liti e strascichi giudiziari.
La storia finì davanti a un pretore e si concluse nel 2001: per oltre cinque anni era stata oggetto della costante attenzione dei media, che offuscò l’immagine di una delle ‘star’ più rappresentative dello spettacolo italiano.
Dopo una lunga malattia, manifestatasi già dal 1991, Rosanna Schiaffino morì a Milano, il 17 ottobre 2009.
Filmografia. Oltre ai film citati: Orlando e i Paladini di Francia (1956), di P. Francisci; La notte brava (1959), di M. Bolognini; Ferdinando I, re di Napoli (1959), di G. Franciolini; Dubrowsky (1959; Il vendicatore), di W. Dieterle; Le Bal des espions (1960; Le schiave bianche), di M. Clément; Teseo contro il Minotauro (1960) di S. Amadio; I briganti italiani (1961), di M. Camerini; Le crime ne paie pas, episodio in Le Masque (1961), di G. Oury; L’onorata società (1961), di R. Pazzaglia; Il ratto delle Sabine (1961), di R. Pottier; Axel Munthe - Der Arzt von San Michele (1962; Donne senza paradiso), di R. Jugert e G. Capitani; La Fayette (1962; La Fayette, una spada per due bandiere), di J. Dréville; La corruzione (1963), di M. Bolognini; The victors (1963), di C. Foreman; The long ships (1964), di J. Cardiff; Sette contro la morte (1964), di E.G. Ulmer e P. Bianchini; Des Geheimnis der drei Dschunken (1965; A 009 missione Hong Kong), di E. Hofbauer; Drop dead darling (1966; Arrivederci, Baby!), di K. Hughes; El Greco (1966), di L. Salce; La strega in amore (1966), di D. Damiani; The rover (1967), di T. Young; Encrucijada para una monja (1967; Violenza per una monaca), di J. Buchs; Scacco alla regina (1969), di P. Festa Campanile; Simon Bolivar (1969), di A. Blasetti; Seven times a day / 7 fois... par jour (1971; Sette volte sette), di D. Heroux; Ettore lo fusto (1972), di E.G. Castellari [E. Girolami]; Gli eroi (1973), di D. Tessari; Il magnate (1973), di G. Grimaldi; Un hombre llamado Noon (1973), di P. Collinson; L’assassino ha riservato nove poltrone (1974), di G. Bennati; Commissariato di notturna (1974), di G. Leoni; Il testimone deve tacere (1974), di G. Rosati; Cagliostro (1975), di D. Pettinari; La trastienda (1975, inedito in Italia), di J. Grau; La ragazza dalla pelle di corallo (1976), di O. Civirani.
Fonti e Bibl.: F.M. De Sanctis - R. Chiti, Schiaffino, Rosanna in Filmlexicon degli autori e delle opere, VI, Roma 1964, coll. 233 s.; G. Rondolino, Dizionario del cinema italiano 1945-1969, Torino 1969, p. 339; Tutto cinema. Il libro degli attori, a cura di E. de Rossignoli, Milano 1977, p. 264; Il Chi è del cinema, II, Novara 1984, p. 474; E. Lancia - S. Masi, Stelle d’Italia, II, Piccole e grandi dive del cinema italiano, 1945-1968, Roma 1989, pp. 34 s., 215; C. Bertieri - R. Chiti, Schiaffino, Rosanna, in Filmlexicon degli autori e delle opere. Sezione Italia, Aggiornamenti e integrazioni 1972-1991, a cura di A. Bernardini, Roma 1992, coll. 930 s.; R. Chiti, Enciclopedia del cinema e della TV di ieri e di oggi in Liguria (1896-1993), I, Roma 1993, pp. 241 s.; Id. et al., Dizionario del cinema italiano. Le attrici, Roma 1999, pp. 319 s.; M. Giraldi - E. Lancia - F. Melelli, Il doppiaggio nel cinema italiano, Roma 2010, pp. 45, 200, 226, 236, 245, 252.