ANNATA
. I pontefici, per procurarsi nuove fonti di entrata, si riservarono i proventi delle chiese vacanti: ciò che si chiamava annata o annalia (e mezza annata, quando assorbiva non tutti, ma metà dei frutti di un anno).
Le vere annate, designate col nome di annatae Bonifacianae, consistevano nella metà dei frutti del primo anno, ed erano dovute, quanto ai benefici di collazione pontificia non conferiti in concistoro, nell'anno dopo l'immissione nel possesso indisturbato. La loro esazione, di uso antichissimo, era fatta "in recognitionem universalis dominii, quod pontifex et ecclesia romana habet omnium ecclesiasticorum et monasteriorum ac beneficiorum". ("Species tributi, quod in signum dominii ac subiectionis potius, non consistit in aliqua portione fructuum, sed in pecunia praestari debet Domino, in loco ubi ipse est, non autem in loco rei pro qua tributum solvitur": De Luca, De beneficiis, Venezia 1706, p. 1ª, disc. LXXXIX, p. 151, num. 2).
Pei benefici uniti per sempre a corporazioni ecclesiastiche, e che non vacavano mai, Paolo II stabilì nel 1469 che il pagamento (fissato in via approssimativa sulla media del fruttato) avesse luogo ogni quindici anni: ciò si chiamò quindennia.
L'aggravarsi del sistema fiscale della curia pontificia significò anche aumento delle annate, proclamate "primizie delle chiese inferiori alla sovrana di Roma": nel 1316 Giovanni XXII assicurava alla S. Sede le annate di tutti i benefici del mondo cattolico, esclusi i benefici non eccedenti sei marchi d'argento (poi 24 ducati d'oro di Camera). Naturalmente un siffatto prelevamento di carattere tributario, di entità cospicua, in cui si palesava chiaramente la volontà accentratrice e, diremo, monarchica del papato a partire del sec. XIV, doveva sollevare malcontento e opposizione nel clero dei singoli stati; sì che quando, nella prima metà del sec. XV, si ebbe la violenta reazione delle Chiese nazionali contro la tendenza unificatrice del papato, la questione delle annate venne anch'essa in primo piano. Già Martino V le aveva ridotte (1418); il concilio di Basilea, nel 1435, le abolì; e in Francia la Prammatica Sanzione di Bourges (1438), che sanciva le cosiddette libertà gallicane, le soppresse senz'altro. L'avversione all'annata era così radicata che nel Concordato stesso del 1516, tra Francesco I e Leone X, si evitò di parlarne: il papa riuscì tuttavia a farle accettare dal re, più tardi, con una bolla particolare. Le annate furono poi definitivamente soppresse in Francia con le leggi del 4 ed 11 agosto e del 21 settembre 1789.
Bibl.: E. Friedberg, Lehrbuch des kath. und evang. Kirchenrechts, Lipsia 1909, paragr. 172, p. 567.