BONSIGNORI, Annibale
Nacque a Siena il 19 maggio 1522 da Bonsignore di Francesco, in una antica famiglia senese, iscritta al monte dei Gentiluomini. Iniziò la sua vita pubblica nel 1547, quando lo si trova componente il governo della Repubblica senese durante il bimestre novembre-dicembre e, successivamente, nel gennaio-febbraio 1551. Ma furono gli anni immediatamente successivi quelli che offrirono al B. la possibilità di dimostrare la sua capacità organizzativa e la preparazione militare e politica in favore di Siena repubblicana.
Nel 1554, infatti, lo Stato senese fu invaso dagli eserciti spagnoli e da quelli di Cosimo de' Medici, che avanzavano in tre direzioni: Siena, la Val di Chiana e la Maremma. Mentre il governo adottava provvedimenti per la difesa della città, affidando a Pietro Strozzi il comando delle truppe e il loro armamento, inviò nelle terre del contado più direttamente esposte alcuni capitani della milizia, fra i quali era appunto il B., che ricevette l'incarico di provvedere e sovrintendere alla organizzazione militare degli abitanti della Montagnola senese.
La presenza del B. in questa parte dello Stato è documentata dal maggio del 1554: vi si trattenne fino all'agosto successivo. Nei quattro mesi di permanenza visitò tutti i paesi più direttamente minacciati, e, tenendosi in continua relazione con il proprio governo e con Pietro Strozzi, dispose l'avviamento dei militari nei luoghi meno sicuri, provvedendo al loro armamento e vettovagliamento. Nei suoi rapporti sono efficacemente descritte le difficoltà frapposte dalla popolazione rurale agli ordini emanati dal governo, che chiedeva lo sgombero degli abitanti e la loro concentrazione nelle terze fortificate.
Il B. scrive da Chiusdino, da Massa, da Casole d'Elsa, da Torniella, da Moltalcino e da altri centri; ma il quadro si presenta sempre lo stesso: ovunque sbigottimento generale della popolazione che, preoccupata di porre in salvo il bestiame e le masserizie, faceva resistenza a presentarsi nell'esercito. Fra tanto panico l'opera del B. si presentava molto difficile, ma egli seppe infondere tanto ardore fra quelle popolazioni che, se pur nel momento non poterono opporsi alle fnrze nemiche, dopo la caduta di Siena tornarono più volte a ribellarsi con sommosse, fino al 1559, in favore degli esuli repubblicani che si erano ritirati a Montalcino.
Nell'autunno del 1554 i paesi della Montagnola caddero nelle mani degli invasori: prima Casole d'Elsa, poi Radicondoli, Menzano, Monteguidi, Belforte e così tutte le altre terre; caduta anche Siena, nell'aprile del 1555, il nuovo governatore, cardinale di Burgos, rappresentante di Filippo II, iniziò un'attività poliziesca e persecutoria nei confronti degli avversari politici rimasti: molti furono arrestati; altri, fra cui il B., furono dichiarati ribelli per non essersi presentati in giudizio, ed i loro beni furono confiscati. Il B., rifiutandosi di ritornare a Siena ove si trovava la propria moglie, Antonia Ghini-Bandinelli, che aveva sposato nel 1550, si diresse a Montalcino, ove alcune centinaia di esuli avevano costituito una nuova repubblica. Il governo di quella repubblica affidò al B. l'incarico di podestà di Radicofani e di commissario addetto alle fortificazioni della rocca e della zona circostante, carica che conservò fino all'ottobre del 1557. Tre mesi dopo fu eletto commissario nella Val di Paglia, dove si recò nel gennaio del 1558, in servizio di Francesco d'Este, comandante generale delle truppe francesi in Toscana.
Nell'autunno del '58 si diffondeva frattanto la notizia di trattative di pace fra Spagna e Francia, suscitando molte e non fondate speranze fra gli esuli di Montalcino. Il governo, alquanto preoccupato delle non dissimulate aspirazioni di Cosimo de' Medici sopra il territorio di tutta la Repubblica senese, decise un'ambasceria presso la corte di Francia, e inviò il B. insieme con Bernardino Buoninsegni e Camillo Spannocchi.
I tre oratori partirono nell'ottobre del 1558 e, prima di procedere per la Francia, passarono da Ferrara, ove ebbero colloqui con il duca Ercole e con i cardinali Ippolito d'Este e Francesco Tournon, sull'esito dei quali informarono il proprio governo; dal cardinale Ippolito ottennero anche una lettera commendatizia per il sovrano francese. L'esito di quella missione diplomatica non fu certamente quello sperato dagli esuli di Montalcino. Gli oratori si trattennero alcuni mesi presso la corte di Enrico II dal quale ebbero soltanto buone parole; contemporaneamente la diplomazia francese stava trattando, con le maggiori potenze, per un nuovo assetto politico dell'Europa che fu sancito nella pace di Cateau Cambrésis e che, fra l'altro, dispose la cessione dello Stato senese alla casa Medici. L'unica garanzia ottenuta dagli oratori fu il pieno perdono del passato politico di tutti gli esuli; e così anche il B. poté rientrare nella città natale ed ottenere la restituzione dei beni confiscati.
Nel 1560 troviamo nuovamente il B. impegnato negli affari pubblici, quale podestà di Sarteano, e, nel 1565, quale capitano di Grosseto. Fece ancora parte del governo di Siena durante il bimestre gennaio-febbraio 1575 e, successivamente, ricoprì la carica di gonfaloniere della città dal luglio al dicembre 1581. Da questa data non si hanno più notizie su di lui.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Biccherna, 1135, battezzati lett. A; Ibid., Carteggio di Balia, lett. autografe del B., 767, 53, 72, 78, 88; 771, 7; 773, 10, 14, 17, 35, 73, 81; 774, 98; 784, 62, 67, 85; Ibid., Deliber. di Balia, 157, cc. 140, 269, 274, 291t; 159, c. 47; 163, cc. 40-41; 171, c. 256; Ibid., Repubbl. di Siena ritirata a Montalcino, nn. 1-8; Ibid., A. Aurieri, Racc. di notizie riguardanti le famiglie nobili di Siena..., ms.; Ibid., A. Falorsi, Raccolta... di persone nobili sanesi risedute nel supremo magistrato della Signoria di Siena…, ms.; Docc. riguard. la Repubbl. senese ritirata in Montalcino, in Arch. stor. ital., VIII (1849), App., pp. 407, 409, 411, 412; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, Pistoia 1649, II, p. 147; V. Baccinetti, La Rep. senese ritirata in Montalcino, in Bull. senese di storia patria, n.s., XI (1940), pp. 2-38, 97-116; R. Cantagalli, La guerra di Siena, Siena 1962, pp. 469, 522.