BORGOGNONI (Borgognon), Annibale
Figlio di Pietro da Trento, bombardiere (Cesarini Sforza; Angelucci, 1868, p. 462; Zippel, p. 30), seguì il mestiere paterno.
Di famiglia di origine francese (Rocchi), nel 1556 ottenne la naturalizzazione a Ferrara, dove svolse quasi tutta la sua attività al servizio di Ercole II e Alfonso II d'Este, per i quali fabbricò un gran numero di bocche da fuoco tutte tecnicamente e artisticamente pregevolissime. L'Angelucci riporta un gran numero di notizie documentarie che riferisce a un "Zornale de ussita" della corte estense, oggi peraltro non identificabile in quanto tale. Ma tali documenti, ove il nome del B. compare dal 1537, sono in realtà tratti per la maggior parte dai registri delle Munizioni e fabbriche e sono conservati nell'Arch. di Stato di Modena, Arch. segreto estense (sotto diverse collocazioni: Camera ducale; Archivio per materie; Cancelleria ducale, ecc.). Da essi risulta che erano attivi nel ducato anche due fratelli di lui: Daniele "Cavalleggero" (Angelucci, p. 289) e Odorico fonditore (p. 288).
Nel 1546 era a Lucca, incaricato da Alfonso d'Este di comperare quattro archibugi. I suoi legami con Trento dovevano essere ancora forti se nel 1547 Ercole II scriveva al cardinale di Trento perché ottenesse dai conti di Lodrone che il B. si potesse trattenere ancora a Ferrara (Zippel, pp. 31 s.). Due anni dopo egli cercava vene di rame e di oro negli Stati estensi e nello stesso tempo cominciava a lavorare a cinque pezzi di artiglieria di piccola portata destinati alla barca che il duca intendeva donare al cardinale Madruzzo. Negli inventari delle artiglierie a Ferrara, del 1551, sono elencati molti pezzi gettati dal Borgognoni. Proprio alla fine di quell'anno egli uccise la moglie infedele e la grazia subito ottenuta sta anche a indicare l'alta considerazione in cui era tenuto a corte. Il 13 nov. 1553 Ercole II d'Este annunciava al card. Ippolito che avrebbe mandato a Siena il B. "acciò ch'ella puossa intendere da Lui quel che bisognerà preparar per far della artigliaria, a ciò che quando esso ritornarà a Siena, il che sarà quanto prima, haverà gittati alcuni altri pezzi". Il 5 dicembre il cardinale annunciava il ritorno a Ferrara del B. per il gennaio dell'anno dopo (v. questa corrispondenza in Borghesi-Banchi): il B. lavorava dunque contemporaneamente a Ferrara e a Siena che si preparava a difendersi dall'esercito di Carlo V; i lavori per Siena sono ampiamente documentati dall'Angelucci (pp. 459-461).
Ritornato a Ferrara, il B. continuò nel suo lavoro, facendo fra l'altro "disegni di Zirifalchi" e di "una artiglieria" che furono mandati al re di Francia (1554; Angelucci, p. 461). Nel 1556, come già detto, ottenne la cittadinanza ferrarese anche per i figli e discendenti: proprio in quell'anno aveva gettato "quella magnifica Doppia Colubrina sforzata, cui, anche senza quel diadema o corona reale che ne adorna la gioia della bocca assai meritamente conveniva il nome datole di Regina" (Angelucci, p. 462). Negli inventari ducali degli anni 1550-1559 compaiono ben diciotto bocche da fuoco fabbricate dal B. anche con l'aiuto del fratello Odorico che nel 1558 ottenne la cittadinanza (Angelucci, p. 463).
Nel 1559 il B. era in Garfagnana alla ricerca di miniere. Nel 1565 fu chiamato a Pesaro dal duca Guidobaldo II e l'Angelucci cita la corrispondenza tra il duca d'Urbino e Alfonso II che serve a documentare la fabbricazione, in quell'anno stesso, delle due mezze colubrine bastarde che, ancora sui baluardi di Pesaro nel 1625, sono oggi nel Museo naz. di Artiglieria di Torino (inv. P 44 e P 45; descritte dal Rocchi, p. 370, fig. XXI). Il 25 maggio 1568 il B. fu richiesto dal rettore e dai consiglieri di Ragusa: dopo varie tergiversazioni, perché Alfonso II non lo voleva lasciar andare, vi si recò, come è testimoniato da una lettera del 3 settembre dello stesso anno nella quale le autorità di Ragusa ringraziano il duca di Ferrara "del favore" (Angelucci, pp. 464 s.). Dopo questa data cessano le notizie sul B. che morì (a Ragusa?) prima del 1º sett. 1571, data nella quale è ricordata, a Ferrara, una casa "dove sta li eredi di Mº Annibale Borgognone" (Angelucci, p. 465).
Dall'inventario delle artiglierie a Ferrara sotto il duca Ercole II sono attribuiti al B.: due cannoni da 40 libbre e tre colubrine da 25 libbre del 1553, ancora una colubrina da 25 libbre del 1556, una colubrina da 125 libbre, una doppia colubrina da 60 libbre e tre doppie colubrine da 60 libbre sempre dell'anno 1556. Fra queste artiglierie è la famosa "Regina", colubrina doppia (per il peso maggiorato della palla) sforzata. Misurava in 6,74 di lunghezza ed aveva mm 218 di calibro. Alla fine del sec. XVIII questa bocca da fuoco venne fusa per trarne il metallo: nel Museo di Artiglieria di Torino se ne conserva una incisione del 1766 trovata dall'Angelucci a Villa d'Este a Varese; essa è riprodotta dal Rocchi che descrive dettagliatamente il pezzo definendolo la più bella artiglieria fabbricata in Italia nel sec. XVI (pp. 369 s., fig. XX). Dall'inventario per il duca Alfonso II risultano ancora 7 cannoni da 50 libbre del 1560, 1 cannone da 50 libbre del 1560; nell'inventario del 3 ott. 1586 ritorna la colubrina detta "la Regina", e figurano 2 colubrine da 50 libbre e 2 cannoni da 60 libbre, 4 cannoni da 50 libbre, 1 cannone da 40 libbre, 4 mezze colubrine da 25 libbre, 2 falconetti e 4 falconi, 1 petriera incamerata da 25 libbre.
Fonti e Bibl.: Una biografia dettagliata e quasi tutti i docc. citati sono in A. Angelucci, Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane…, I, Torino 1868, pp. 291 n. 166, 314-362, 425-429, 438, 441, 457-466 (vol. reperibile, completo, solo nelle Bibl. Naz. di Firenze e di Napoli); Id., Inventario di artiglierie della Fortezza Paolina, in Giornale di erudizione artistica, I (1883), p. 28; S. Borghesi-L. Banchi, Nuovi documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 528 s., 532; E. Rocchi, Le artiglierie italiane, in L'Arte, II (1899), pp. 368-370; L. Cesarini Sforza, Per la storia del cognome nel Trentino, in Archivio trentino, XXV (1910), p. 195; C. Quarenghi, Tecnocronografia delle armi da fuoco..., Napoli 1880, pp. 228, 234, 238-246, 257, 262-265; A. Armand, Les médailleurs italiens, I, Paris 1883, p. 175 (attribuisce dubitativamente al B. una medaglia con il busto di G. B. Castaldi, generale di Carlo V, sul dritto e una donna nuda, seduta, sul verso, firmata ANIB); E. Gonella, Il Museo Nazionale d'Artiglieria di Torino, Roma 1914, tav. XVI, fig. XIX, pp. 18 s.; E. Bravetta, L'artiglieria e le sue meraviglie, Milano 1919, tav. VI, p. 506; V. Zippel, Un artista trentino del Rinascimento alla corte di Ferrara, in Studi trentini di scienze storiche, XIII (1932), pp. 27-38 (l'articolo annuncia una continuaz. che non esiste); C. Montù, Storia dell'artiglieria italiana, I, Roma 1934, pp. 551-559, 601 s., 655 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 360 s.