GABRIELLI, Annibale
Nacque a Roma il 23 apr. 1864 da Giulio Cesare e da Virginia Vasselli. Si laureò in lettere nel 1888 e in giurisprudenza nel 1889, ma prima ancora, a soli venti anni, aveva esordito con un libro di versi giovanili (Dal cuore, Roma 1884). Non fu però come poeta o narratore che il G. esercitò la sua passione per le lettere e le arti, bensì come critico, attività che svolse specialmente attraverso le colonne del Fanfulla della domenica, del quale fu redattore capo dal 1892 al 1918. Il giornale aveva in precedenza raggiunto un'alta tiratura sotto la direzione di F. Martini che l'aveva fondato nel 1879. Aveva attraversato poi varie vicissitudini subendo, durante gli anni Ottanta, il contraccolpo delle spregiudicate speculazioni del finanziere E. Oblieght che l'aveva ceduto, assieme con altri quotidiani, a una società francese di orientamento clericale. Il G. entrò in redazione nel momento di crisi più grave: grande merito suo e di C. Segrè, direttore del Fanfulla della domenica negli stessi anni, fu di dare nuovo slancio al giornale, facendogli riprendere quota e riportandolo a livelli di diffusione e di interesse ormai dimenticati.
Un giornalista del periodo, A. Chierici, nel 1905 scriveva che quando il Segrè e il G. "in quarantott'ore" attuarono "il salvataggio" del giornale, lavoravano alacremente e "l'appartamentino elegante del palazzo Capranica a Montecitorio restò un centro d'intellettualità e di gaiezza un po' mondana. Non per nulla, forse, Annibale Gabrielli, oggi padre di famiglia, scriveva allora un libro sui Goliardi giocondi del Medio Evo!". Chierici ricordava ancora come fosse soprattutto la passione per le lettere e le arti a stimolare l'impegno giornalistico del G., capace di alternare "alle non gaie cure forensi le predilezioni letterarie", pubblicando "articoli di critica, di teatro, d'impressione". Intanto esercitava anche l'avvocatura.
Con il G. il Fanfulla della domenica, che nel 1891 era stato assorbito dal Fanfulla quotidiano e ridotto a due sole pagine interne, riacquistò piena autonomia, collocandosi in un suo ampio, preciso e duraturo spazio editoriale che solo lo scoppio della prima guerra mondiale, rallentando e rendendo irregolari le uscite, rimise in discussione. Buon conoscitore anche della letteratura europea, interessato già da giovane a uscire dai confini imposti dalla sola produzione italiana, fu il G. a segnare la linea editoriale del giornale nel settore della critica letteraria, allacciando contatti con gli esponenti di maggiore spicco della cultura nazionale, con i quali ebbe intensi rapporti di lavoro, e coinvolgendo nomi quali G. D'Annunzio, U. Ojetti, F. De Roberto, Grazia Deledda, C. Lombroso, P. Mascagni, B. Croce, che riuscì a inserire tra i collaboratori più assidui del giornale.
L'attività notevole di organizzatore non rallentò la sua produzione di giornalista: molti suoi articoli si concentrarono nel settore della critica e della storia letteraria, anche se non mancarono intrusioni in altri campi delle arti e della cultura. Il buon successo ottenuto in questi anni fu dovuto a una visione non provinciale della vita letteraria e culturale, con un allargamento dell'interesse anche alla produzione e alle tendenze d'avanguardia sia in Italia sia in Europa. Il G., che già da giovane aveva pubblicato studi sulla letteratura straniera e su quella tedesca in particolare, dedicò sul Fanfulla della domenica diversi scritti ai nuovi poeti della Germania, trattò della letteratura inglese, si interessò a quella francese e partecipò al sorgere della infatuazione russa.
Ciò fece sì che il giornale si aprisse alle nuove correnti e ai nuovi autori, e proprio in questa ricerca di novità è particolarmente importante l'opera del Gabrielli. Ne è un esempio l'articolo dal titolo Un poema, che apparve sul Fanfulla della domenica il 19 ott. 1902 e che il G. dedicava alla recensione della Conquête des étoiles di F.T. Marinetti. Agli albori del movimento futurista (il primo Manifesto redatto a cura dello stesso Marinetti fu pubblicato solo nel 1909 sul Figaro di Parigi), il G., pur con alcune riserve, riconosceva al Marinetti "l'anima di un poeta" e sostanziava il suo giudizio di argomentazioni analitiche, mostrando sensibilità e apertura verso le novità.
In questi stessi anni il G. svolse, attestato nell'area liberale-conservatrice, anche una vivace attività politica, pur se non arrivò ad assumere ruoli rilevanti nello schieramento conservatore. Sentì particolarmente il senso di fedeltà alla Corona e fu uno dei segretari dell'Unione liberale monarchica. Intorno al 1890 si adoperò per porre le basi di un'associazione che doveva servire da centro a una federazione con altri sodalizi affini, che si sarebbero dovuti fondare in Italia. A questo scopo partecipò a diverse riunioni, alcune delle quali si svolsero nella sua stessa casa, che videro la partecipazione dei parlamentari G. Prinetti e F. Ambrosoli e di rappresentanti dell'aristocrazia romana delle famiglie Borghese e Malatesta. Fu presente nel 1892 a una riunione dei delegati dell'Associazione romana e dei rappresentanti delle consimili unioni di Terni, Firenze e Napoli, tenuta a Perugia in occasione della commemorazione del senatore S. Jacini.
Nei mesi di giugno e luglio 1917 il G. fu oggetto di un'indagine riservata da parte del ministero dell'Interno per presunti plichi segreti che sarebbero giunti a lui con il sacco postale della corrispondenza dei prigionieri di guerra. La vera sospetta era in realtà la moglie, M. Enrichetta Schiff, un'austriaca di origine ebraica nata l'8 febbr. 1866 a Vienna che gli aveva dato due figlie. La Pubblica Sicurezza non trovò alcun riscontro all'ipotesi, ma, nel rione ove abitava, la famiglia Gabrielli continuò a essere chiamata "la famiglia austriaca traditrice". Nel 1918 il G. lasciò il Fanfulla della domenica che cessò con il numero del 31 ott. 1919. Da allora si dedicò a tempo pieno alla professione forense e, pur pubblicando ancora alcuni studi di storia e letteratura, questi scritti risultarono ormai rarefatti nel tempo e incisero molto meno dei precedenti sul dibattito culturale del periodo.
Nel 1941 la sua corrispondenza fu nuovamente sottoposta a controllo, questa volta da parte della polizia politica del regime fascista. Morì a Roma il 2 febbr. 1946.
Tra le opere del G. vanno ricordate: Minnesinger. Cantori d'amore, Roma 1885; Poesia trovadorica portoghese, in La Rassegna italiana, 15 giugno 1886; Lapo Gianni e la lirica predantesca: note ed appunti, ibid., 15 febbraio 1887; La rovina dei Nibelunghi (trad. dal tedesco), Città di Castello 1887; Su la poesia dei goliardi. Saggio critico, ibid. 1889; Il partito liberale conservatore e le elezioni politiche (con G. Brenna), suppl. al fascicolo del 1° febbr. 1892 della Rassegna nazionale; Scritti letterari, Città di Castello 1901; Gaetano Donizetti. Biografia, Roma-Torino 1904; Intorno a Cola di Rienzo. Le lettere e la "Vita", in Nuova Antologia, 1° giugno 1928, pp. 356 ss.; L'ultimo duca di Mantova a Roma, in Istituto di studi romani, Atti del III Congresso nazionale di studi romani, Bologna 1935.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero dell'Interno, Direz. gen. di Pubbl. Sicurezza, Div. Affari generali e riservati, a. 1917, f. A 1, b. 12; Ibid., Div. Polizia politica, a. 1941, f. pers., b. 542; A. Chierici, Il quarto potere a Roma. Storia dei giornali e dei giornalisti romani, Roma 1905, pp. 255 s.; F. Flora, Il Fanfulla della domenica, in Pegaso, II (1930), pp. 129-150, 428-449; E. Gennarini, Il giornalismo letterario della Nuova Italia. Dalla "Cronaca bizantina" alla morte del "Marzocco", Napoli 1937, pp. 20-56; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, Roma 1963, I, pp. LXXV-LXXXIX, 377-380; Id., La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, I, pp. 301 s.; V. Castronovo - L. Giacheri Fossati - N. Tranfaglia, La stampa ital. nell'età liberale, Bari 1979, pp. 34 s., 76-88, 113 s.; A. De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 420; T. Rovito, Letterati e giornalisti ital. contemp., Napoli 1922, p. 180; Chi è? Dizionario degli Italiani d'oggi, Roma 1940, pp. 416 s.