GOZZADINI, Annibale
Nacque a Bologna nel 1539, da Alessandro e da Deianira Bottrigari. In quanto membro di una consolidata famiglia patrizia bolognese il G. ebbe accesso alle magistrature cittadine e all'amministrazione del contado. A partire dal 1558 sedette tra gli Anziani consoli, magistratura di cui fece parte ancora nel 1572, 1578, 1586, 1601 e 1605. Nel 1560 fu fatto conte del sacro palazzo lateranense. Ebbe la carica di podestà di Castelfranco nel 1567 e 1583, di Castelbolognese nel 1581 e nel 1599, di Molinella nel 1586 e di Budrio nel 1590. Alla fine del febbraio 1583, dopo la morte del padre, avvenuta a Roma, il G. si recò presso la corte pontificia per ottenere da Gregorio XIII di succedere al genitore nel Senato bolognese. Al G. fu preferito M. Manzoli, nipote e protetto del cardinale Gabriele Paleotti. Il G. fu sul punto di essere nominato senatore nel 1590, ma ancora una volta non ebbe successo: il prescelto fu il cugino e cognato Camillo Gozzadini.
Parallelamente agli incarichi pubblici, il G. si dedicò allo studio della storia bolognese. Almeno a partire dal 1° marzo 1569 cominciò ad annotare notizie su parentadi, genealogie e avvenimenti riguardanti le famiglie bolognesi, con l'intento di renderle manifeste "a quelli che non le sanno, per soddisfatione di molti, li quali appresso di se non hanno alcuna mentione de gl'honori de suoi antichi" (Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Archivio Gozzadini, 13).
Il G. raccolse numerosi fogli non ordinati e alcuni quaderni, la cui sintesi compiuta e organizzata è rappresentata da cinque libri manoscritti, nei quali elencò, di cinquant'anni in cinquant'anni, le unioni matrimoniali contratte tra le diverse famiglie bolognesi, dal 1265 al 1500. Sebbene mai pubblicata, l'opera conobbe in seguito una certa fortuna presso gli eruditi bolognesi, come testimoniano le almeno tre copie manoscritte: di D.C. Sataroli (Ibid., Raccolta Malvezzi de' Medici, vol. 37), di D.M. Galeati (Ibid., Mss., B.328) e di B. Carrati (ibid., B.908) tutte intitolate Matrimoni di famiglie nobili della città di Bologna cominciando dall'anno 1265 al 1500 inclusivo… L'Orlandi annoverò il G. quale "studiosissimo delle Antichità della nostra città" (p. 54) tra gli scrittori bolognesi degni di memoria, e lo stesso fece poi il Fantuzzi, sebbene in maniera confusa. I recenti censimenti sulla cronachistica bolognese della prima età moderna, tuttavia, sembrano trascurare il lavoro di minuziosa ricerca del G., che risulta comunque ascrivibile all'ambiente culturale municipale, di matrice laica e religiosa, particolarmente sensibile alla storia patria. Un Sommario della prima deca dell'Historia di Bologna di fra Leandro degli Alberti, unitamente a un Sommario della Cronica di Pompeo Vizzani, presenti tra le carte del G., attestano la sua attenzione per la storiografia bolognese contemporanea.
Proprio al G. si rivolgeva Cherubino Ghirardacci, con una lettera del 30 ag. 1598, affinché fosse concessa sollecitamente da Roma la licenza pontificia necessaria per la stampa del secondo volume della sua Historia di Bologna.
Oltre che per la storia cittadina, il G. dimostrò interesse anche per le lettere. Il Ghirardacci incluse quattro "saggi detti" del G. nel suo Theatro morale de' moderni ingegni, Venezia 1575, p. 297, in cui aveva raccolto massime e sentenze di personaggi bolognesi. Due componimenti in versi del G. trovarono posto in una silloge di poesie che Giulio Segni pubblicò in onore del cardinale Cinzio Aldobrandini, con il titolo Tempio all'illustrissimo et reverendissimo signor Cinthio Aldobrandini cardinale S. Giorgio, Bologna 1600, pp. 247 s.
Il G. morì a Bologna il 9 ag. 1608. Gli sopravvissero tre figli, avuti dalla moglie Ginevra Gozzadini: Ulisse, Claudio e Brandoligi.
Il G. è raffigurato nel dipinto Ritratto della famiglia Gozzadini, che Laodamia Gozzadini, sua cognata, commissionò nel 1584 a Lavinia Fontana. In quest'opera, ora presso la Pinacoteca nazionale di Bologna, dove la condizione e il ruolo sociale dei cinque personaggi nobili rappresentati è connotato da ogni dettaglio, il G., in piedi a sinistra, dietro alla moglie, è ritratto dalla pittrice bolognese con in mano un foglio scritto, probabilmente a significare la sua attività principalmente dedita allo studio delle lettere e delle patrie memorie.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, Archivio Gozzadini, Scritti e opere dei Gozzadini, 2: C. Gozzadini. Libri di ricordi; 12-13: Annibale di Alessandro. Materiale per la storia delle famiglie bolognesi raccolti nella seconda metà del secolo XVI; 14: Annibale di Alessandro. Materiale per la storia delle famiglie bolognesi (Vacchettini dei parentadi delle famiglie dal 1300 al 1500); P.A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi e delle opere loro stampate e manoscritte, Bologna 1714, p. 54; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IV, Bologna 1784, pp. 207 s.; G. Gozzadini, Lettera di fra Cherubino Ghirardacci e notizie riguardanti la stampa del suo terzo volume della Historia di Bologna, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, II (1863), pp. 180 s.; Id., Di alcuni gioielli notati in un libro di ricordi del secolo XVI e di un quadro di Lavinia Fontana, ibid., s. 3, I (1883), pp. 8 s., 13, 16; M.T. Cantaro, Lavinia Fontana "pittora singolare" 1552-1614, Milano-Roma 1989, pp. 118-120, 230; V. Fortunati, Lavinia Fontana. Una pittrice nell'autunno del Rinascimento, in Lavinia Fontana 1552, 1614, a cura di V. Fortunati, Milano 1994, pp. 29 s., 192 s.; A. Gardi, Lo Stato in provincia. L'amministrazione della Legazione di Bologna durante il regno di Sisto V (1585-1590), Bologna 1994, p. 390; V. Fortunati, Fontana, Lavinia, in Diz. biogr. degli Italiani, XLVIII, Roma 1997, p. 696; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gozzadini di Bologna, tav. VIII.