LIPPI, Annibale
Non si conoscono né il luogo né la data di nascita di questo architetto, attivo a Roma nella seconda metà del XVI secolo. Era figlio di Giovanni, architetto fiorentino noto con il soprannome di Nanni di Baccio Bigio. Secondo Vasari il suo apprendistato artistico si svolse al seguito del pittore F. De Rossi, detto il Salviati; tuttavia egli seguì poi le orme paterne, specializzandosi soprattutto nell'ambito architettonico.
Le notizie relative alla vita e all'attività artistica del L. sono frammentarie; dibattuta è pure la questione storiografica relativa al suo coinvolgimento nei numerosi cantieri paterni.
Il L., come Nanni, aderì completamente alle tematiche derivate dalla produzione di Antonio Cordini da Sangallo il Giovane, e questo ha complicato il problema attributivo relativo a diverse sue opere. Sembra probabile che egli abbia collaborato con il padre all'ampliamento del palazzo Ricci in via Giulia (Henneberg, p. 254). Una serie di pagamenti risalenti al 1568 documenta la sua partecipazione al rinnovamento edilizio del complesso ospedaliero di S. Spirito in Sassia e alla costruzione del palazzo del Commendatore, di cui, forse, divenne unico responsabile dopo la morte del padre (Colonna, p. 70). Non si può escludere che, nello stesso anno, abbia partecipato a un'altra impresa paterna, quella di S. Martino degli Svizzeri in Vaticano, soprattutto a causa della presenza, in quell'edificio, di alcuni stilemi che si ritrovano nelle sue successive opere (Marcucci - Torresi, p. 75).
Durante il 1569 il L. ricevette un compenso per alcuni lavori condotti per conto del cardinale G. Ricci nel refettorio di S. Maria in Domnica alla Navicella (La villa Médicis…, p. 241). Grazie al probabile interessamento del Salviati ottenne dai padri serviti l'incarico di progettare il nuovo coro della chiesa di S. Marcello al Corso a Roma. A quel periodo risale pure l'avvio del cantiere per la costruzione della chiesa romana di S. Maria della Pietà a piazza Colonna (Marcucci - Torresi).
Una nota di pagamento del giugno 1573 precisava: "viene pagato Annibale architetto per sua fatiga in la fabbrica della chiesa n.ra". Il nome proprio dell'architetto compare in due soli documenti, ma la sua presenza è testimoniata costantemente nelle riunioni di cantiere. Diversi elementi compositivi, rilevabili nel prospetto cinquecentesco della chiesa, hanno permesso di identificare in quell'"Annibale" proprio il Lippi. La stesura iniziale del progetto dovrebbe risalire alla metà del 1569, mentre l'edificazione, che si concluse in tempi piuttosto brevi, prese avvio l'anno seguente. Al 1573 va riferita invece la seconda fase dei lavori, quella di completamento, condotta sempre secondo il progetto iniziale del L. (ibid., pp. 70 s.).
La conclusione della prima fase del cantiere di S. Maria della Pietà, nel 1572, coincise con l'avvio di una nuova impresa, inerente al progetto e alla realizzazione della chiesa della Madonna di Loreto a Spoleto, commissionata dal vescovo della città, Fulvio Orsini. Le prime opere relative alla fondazione della chiesa spoletina si fanno risalire al mese di settembre; mentre il documento che attribuisce la paternità della costruzione al L. fu stilato nel dicembre del 1573 (Sordini).
In quello stesso anno, alla morte di I. Barozzi detto il Vignola, coloro che secondo Ronchini (1876) - il quale tuttavia non specifica altrimenti - erano stati in qualche modo protettori del padre, A. Contugi e P. Bandini, raccomandarono il L. al cardinale Alessandro Farnese, descrivendolo come "sopra tutti gli altri accurato et diligente".
Decaduta la tradizione che attribuiva al L. il ruolo di progettista della villa, poi Medici, al Pincio, permane tuttavia la possibilità che egli possa aver comunque partecipato alla costruzione; attualmente la questione maggiormente dibattuta consiste nello stabilire l'eventualità che egli sia subentrato nel cantiere della villa dopo il suo acquisto da parte del cardinale Ferdinando de' Medici nel gennaio 1576 (Henneberg, p. 255).
Al 1575 si datano il progetto e la costruzione della chiesa di S. Chiara a Monte Cavallo a Roma, poi distrutta alla fine del XIX secolo. Per lungo tempo la paternità di quest'opera è stata attribuita a Giacomo Della Porta; ma il nome del L., indicato come architetto della chiesa, è stato rintracciato in alcune carte conservate nell'archivio della Confraternita del Ss. Crocefisso di S. Marcello, responsabile della costruzione. Questo incarico, giunto da parte di una confraternita che annoverava tra i suoi membri uomini influenti e dal sofisticato gusto artistico, getta nuova luce sulla reputazione di cui il L. doveva godere a quella data.
Nel 1577 fu incaricato della gestione del cantiere del palazzo dei Conservatori in Campidoglio, allo scopo di controllare le irregolarità nelle stime dei conti e dirimere le contese esistenti fra i due architetti responsabili, Della Porta e M. Longhi il Vecchio (Benedetti - Zander, p. 410). Nel 1578 diresse i lavori per l'ampliamento del complesso di S. Chiara, destinato a ospitare un maggior numero di suore (Henneberg, pp. 250 s.). Durante lo stesso anno, in settembre, partecipò, con altri architetti, a una competizione per ridisegnare la scala capitolina; tuttavia il progetto prescelto fu quello proposto da Della Porta (Benedetti - Zander, p. 309).
A conferma delle sue qualità si ricorda che, sempre nel 1578, il suo nome figurava tra gli appartenenti alla Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, che aveva annoverato tra gli affiliati, a partire dalla sua formazione, anche il padre (Henneberg, p. 254). Nel 1580 verificò, per conto del cardinale G. Sirleto, il sito di S. Maria ai Monti, la cui costruzione fu poi commissionata a Della Porta.
Non si conosce la data di morte del L., che il 18 nov. 1581, già malato, redasse il proprio testamento, nel quale designò come suo legittimo erede il fratello Claudio e dispose di essere sepolto nella tomba di famiglia all'interno della chiesa di Trinità dei Monti a Roma (Bertolotti).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 40; F. Titi, Descrizione…, Roma 1763, pp. 90, 433; A. Ronchini, Nanni di Baccio Bigio, in Atti e memorie delle Rr. Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, VIII (1876), pp. 359 s.; A. Bertolotti, Nanni di Baccio Bigio architetto fiorentino e suoi figli in Roma, in Arte e storia, V (1886), 27, pp. 195 s.; G. Sordini, A. de L. architetto della Madonna di Loreto presso Spoleto, in Arch. stor. dell'arte, III (1890), pp. 76-78; P. Pecchiai, Il Campidoglio nel Cinquecento, Roma 1950, pp. 50, 273; L. Gigli, S. Marcello al Corso, Roma 1977, p. 43; L. Gentili et al., Spoleto, Roma 1978, pp. 190-194; J. von Henneberg, A. L., S. Chiara a Monte Cavallo, and the Villa Medici in Rome, in Journal of the Society of architectural historians, XLVIII (1989), 3, pp. 248-257; S. Benedetti - G. Zander, L'arte in Roma nel secolo XVI, I, L'architettura, Bologna 1990, pp. 309, 410, 627, 654; La Villa Médicis, II, Études, a cura di A. Chastel - P. Morel, Roma 1992, pp. 176, 241; F. Colonna, Il palazzo del Commendatore e il progetto cirilliano per l'ospedale di Santo Spirito in Sassia a Roma, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, 1993, n. 22, pp. 62, 68, 70; L. Marcucci - B. Torresi, Le vicende architettoniche di due chiese romane: S. Macuto e S. Maria della Pietà, in Palladio, n.s., VI (1993), 12, pp. 59, 70-76, 98-102; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 368; Diz. encicl. di architettura ed urbanistica, III, p. 400 (s.v. Lippi).