RANUZZI, Annibale Ludovico Luigi Romano
RANUZZI, Annibale Ludovico Luigi Romano. – Nacque a Bologna il 28 febbraio 1810 da Carlo e da Paolina Trionfi.
Discendente da un’antica famiglia della nobiltà senatoria bolognese, condusse studi di storia e filosofia all’Università di Bologna. La sua formazione fu marcata dai moti del 1831 dei quali la città felsinea, allora sottoposta al dominio pontificio, fu uno dei principali epicentri. Secondo la sua prima biografa, la figlia Emma Ranuzzi Cenami, «data da quell’epoca la convinzione» del padre «che indipendenza italiana e governo temporale» non andassero «uniti. Credente, nel vero senso della parola, egli non confuse mai religione con politica» (1892, p. 5). Ranuzzi fu un militante risorgimentale; cattolico e di idee politiche moderate prossime alle tendenze neoguelfe, ebbe nondimeno, sin dalla giovinezza, problemi con la censura pontificia.
Tra le fonti più importanti per ricostruire la sua biografia intellettuale figurano le lettere a Gian Pietro Vieusseux: una corrispondenza che dal 1833 e pur con interruzioni importanti continuò fino al 1863. Ranuzzi discusse con Vieusseux innumerevoli progetti per l’edizione di giornali e opuscoli finalizzati all’istruzione popolare, falliti sistematicamente a causa degli ostacoli frapposti dalle autorità, lamentando il clima di oscurantismo che si respirava nelle legazioni pontificie. «In queste nostre contrade – scriveva il 10 giugno 1833 – un’apatia così profonda, un’inattività così completa ha guadagnato gli spiriti, che Le confesso con dolore vi sarebbe da scoraggiarsi» (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Corrispondenze Vieusseux, 87, f. 146). Meno di un mese dopo, manifestava al suo interlocutore privilegiato la sua presa di coscienza circa la questione nazionale: «Non è questa intrapresa bolognese, è intrapresa comune, riguardiamoci una volta come italiani e null’altro e stringiamoci tutti [...] per il bene di questa nostra Italia» (ibid., f. 149, 5 luglio 1833).
Nel 1837 Ranuzzi sposò Domenica Rodriguez y Laso (1816-1897), con la quale ebbe Emma (1838-1900), Mario (1840-1841), Maria Anna (1842-1911) ed Emilio (1848-1872).
In quello stesso stesso anno riuscì a pubblicare un volume di Memorie scelte di geografia, viaggi e costumi contenente traduzioni da riviste internazionali di geografia ed esplorazioni. Da quel momento la geografia diventò per lui un’opzione strategica per promuovere un progetto allo stesso tempo scientifico e politico. In tempi di restaurazione e di censura, la scienza geografica si configurò come una strategia politica implicita; durante il Risorgimento i geografi tentarono così di sfruttare il valore performativo della loro disciplina e delle carte geografiche per anticipare tramite la scienza ciò che non esisteva sul piano politico e istituzionale, rappresentando l’Italia come un oggetto geografico coerente per favorirne il processo di costruzione nazionale.
Ranuzzi fu il protagonista del primo tentativo di organizzare una rete nazionale di geografi tramite la fondazione, nel 1844, dell’Ufficio di corrispondenza geografica. Per la sua iniziativa ottenne l’appoggio dei più noti cultori di scienze geografiche in Italia, coinvolti nella redazione dell’organo dell’Ufficio, l’Annuario geografico italiano che, pur avendo pubblicato solo due numeri nel 1844 e nel 1845, rappresentò purtuttavia il primo tentativo di fondare una rivista nazionale di geografia. Solo dopo l’Unità, a partire dalla fondazione della Società geografica italiana nel 1867, associazioni e riviste geografiche assunsero respiro nazionale. L’Ufficio ebbe anche dimensione internazionale, come testimoniato dalle lettere inviate fra il 1842 e il 1846 da Ranuzzi alla Royal Geographical Society al fine di esporre lo stato delle ricerche geografiche in Italia e di chiedere l’appoggio della comunità scientifica internazionale di fronte alle difficoltà derivanti dalla frammentazione amministrativa e dalla repressione politica. Dal punto di vista della geografia teorica la più importante opera ranuzziana, il Saggio di geografia pura ovvero primi studi sull’anatomia della terra (Bologna 1840), fu il primo tentativo di portare in Italia le idee del tedesco Carl Ritter (1779-1859), considerato fra i padri della geografia moderna, i cui scritti teorici Ranuzzi aveva cominciato a tradurre.
Queste esperienze furono interrotte dalla rivoluzione del 1848-49 e dalla successiva repressione. Sodale di Marco Minghetti e di altri bolognesi favorevoli a una soluzione costituzionale, Ranuzzi partecipò al movimento patriottico su posizioni moderate, animando la corrente di quanti erano favorevoli a mantenere Bologna sotto l’autorità pontificia in cambio dell’impegno di Pio IX a conservare lo Statuto. Con l’occupazione di Bologna da parte delle truppe austriache, Ranuzzi venne emarginato dalla politica locale, ma rimase attivo nella cospirazione, fungendo da intermediario fra i liberali bolognesi e quelli piemontesi grazie a un escamotage: l’iscrizione della figlia Emma a un collegio torinese che gli valse l’autorizzazione a effettuare periodici viaggi nella capitale sabauda. In virtù di questo impegno, Vittorio Emanuele II gli conferì, nel 1856, la croce di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Quando il 12 giugno 1859 gli austriaci abbandonarono Bologna, la nuova giunta di governo nominò intendente Ranuzzi, che fu anche eletto deputato dell’Assemblea nazionale delle Romagne. Con l’annessione dell’Emilia al Regno sabaudo, assunse l’incarico di intendente generale a Modena, dove restò fino alla metà del 1861, quando venne nominato prefetto a Chieti «e nel marzo del ’63 a Siena. Nel maggio del ’65 fu trasferito alla prefettura di Ascoli Piceno, ma non raggiunse la sua sede» (Natali, 1917, p. 13).
«Questi vagabondaggi tra sedi di provincia fanno pensare a un percorso tutt’altro che semplice e lineare» (Ferretti, 2011, p. 132). Infatti, nelle sue lettere a Ludovico Berti (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Autografi Ranuzzi, 87, 20 972), egli lamentava la posizione marginale in cui il re e il ministro dell’Interno Minghetti lo avevano relegato. Non a caso, nei Miei ricordi di Minghetti (II-III, Torino 1890) Ranuzzi è evocato in maniera elusiva e la loro corrispondenza terminò apparentemente nel 1861, a seguito del deterioramento dei rapporti che traspare dai dispacci intercorsi fra il ministro e l’intendenza di Modena (Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Fondo Minghetti, Ministero degli Interni, bb. 4 e 5). La stessa disillusione toccò altri geografi legati all’Ufficio, come il napoletano Ferdinando De Luca, cospiratore di lunga data e prossimo alle posizioni federaliste, che lamentò la marginalizzazione, nel nuovo Regno d’Italia, degli intellettuali che si erano adoperati per costruirne l’Unità.
Peraltro, anche come prefetto Ranuzzi mise a frutto la sua formazione di geografo, con la proposta di fondare un collegio agrario a Chieti e poi con la redazione di un Annuario corografico-statistico della provincia di Siena, che esprimeva una visione avanzata dei problemi della pianificazione territoriale auspicando «la ingerenza dei cittadini nella gestione degli affari pubblici» (Agli onorevoli signori..., 1865, p. 1).
Morì a Bologna l’11 agosto 1866 a seguito di una lunga malattia.
Opere. Oltre a quelle citate si segnalano: Sulle fonti d’onde deriva agli studi geografici il loro attuale incremento. Brevi considerazioni di A. R., Bologna 1841; Sunto delle navigazioni e scoperte sul polo australe (1773-1840), Bologna 1841; Il Texas, della sua condizione presente e del suo avvenire politico e commerciale, Bologna 1842; Progetto di navigazione sull’Amazzone, Bologna 1842; Spedizione inglese sul Niger, Bologna 1842; Intorno allo stato attuale delle nostre cognizioni orografiche, Bologna 1842; Notizia sullo stato attuale degli studi geografici in Italia, in Annuario geografico italiano, I (1844), pp. 9-19; Proposta al Consiglio provinciale dell’Abruzzo Citeriore per la fondazione d’un Collegio agrario in Chieti, Chieti 1861; Agli onorevoli signori componenti il Consiglio provinciale di Siena, in Annuario corografico-statistico della provincia di Siena, Siena 1865, pp. 1-3.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Autografi Ranuzzi; Fondo Marco Minghetti; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Corrispondenza Vieusseux; London, Royal Geographical Society with Institute of British Geographers, Department of Manuscripts, CB 3 640, Ranuzzi Folder; Milano, Museo del Risorgimento, Fondo Carlo Cattaneo; Roma, Archivio della Società geografica italiana, Fondo Ranuzzi. Inoltre: F. De Luca, Breve disamina della relazione per la proposta di riordinamento della Società borbonica, Napoli 1861; E. Ranuzzi Cenami, Il conte A. R., Firenze 1892; G. Natali, Un geografo bolognese: il conte A. R., Bologna 1917; L. Gambi, Una geografia per la storia, Torino 1973, ad ind.; M. Xenia Wells, A. R. e la Repubblica del Texas (1842), in Il Carrobbio, 1984, vol. 10, pp. 361-369; Lettere particolari di Marco Minghetti, ministro degli Interni. Copialettere 25 novembre 1860-29 agosto 1861, a cura di U. Marcelli, Bologna 1986, ad ind.; F. Farinelli, I segni del mondo. Immagine cartografica e discorso geografico in età moderna, Firenze 1992, ad ind.; C. Cerreti, Della Società geografica italiana e della sua vicenda storica, 1867-1997, Roma 2000, ad ind.; G. Malvezzi Campeggi, R., storia genealogia e iconografia, Bologna 2000; M. Petrella, Nozioni compendiose di geografia: una rassegna dell’editoria geo-cartografica nell’Emilia-Romagna dell’Ottocento, in Geografie di un territorio, a cura di M. Petrella - C. Santini - S. Torresani, Bologna 2006, pp. 131-148; C. Minca, Humboldt’s compromise, or the forgotten geographies of landscape, in Progress in Human Geography, 2007, vol. 31, pp. 179-193; F. Ferretti, Corrispondenze geografiche: A. R. fra geografia pura e Risorgimento, in Rivista geografica italiana, 2011, vol. 118, pp. 115-139; Id., Inventing Italy. Geography, Risorgimento and national imagination, in The Geographical Journal, 2014, vol. 180, pp. 402-413.