annidarsi
. Il verbo ricorre solo nella Commedia, sempre in rima. Propriamente, detto di uccelli e di animali in genere, vale " fare il nido " e quindi " avere stanza ", " trovar naturale luogo ". In tal senso, ma all'interno di un'espressione figurata, ricorre in Pd XXIX 118 Ma tale uccel nel becchetto s'annida, con allusione al demonio, visto nelle forme d'un malvagio uccello (cfr. If XXII 96) che s'acquatta in fondo al cappuccio dei predicatori di ciance, quasi a suggerir loro vuote e ingannatrici parole. Qualche interprete ha posto questa raffigurazione del demonio in contrasto con l'immagine della colomba, la quale, come è noto, veniva spesso usata a simboleggiare lo Spirito Santo.
Altrove il termine ha un valore più chiaramente traslato, che doveva essere peraltro nell'uso (cfr. Pagliaro, Ulisse 636), come in Pd V 124 Io veggio ben sì come tu t'annidi / nel proprio lume, cioè come " t'alluoghi e fermi " (Buti), o " ti ricoveri e posi " (Vellutello) dentro la tua propria luce; e similmente, ma con una significazione ancora più generica, in If XI 57 onde nel cerchio secondo [corrispondente, nell'ordinamento che D. sta descrivendo, all'ottavo cerchio dell'Inferno] s'annida / ipocresia, lusinghe e chi affattura: spiega il Boccaccio: " cioè l'è dato per istanza, sì come all'uccello il nido ".
Infine, detto del sole che tramonta e trova il suo riposo nel mare (cfr. Pd XII 49-51 non molto lungi al percuoter de l'onde / dietro a le quali, per la lunga foga, lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde), il verbo ricorre in Pg VII 85, dove è usato assolutamente, e vale appunto " nascondersi ", " tramontare ": Prima che 'l poco sole omai s'annidi.