ANNO
ANNO La personificazione dell'a. nel Medioevo accompagna spesso cicli figurativi con i segni dello zodiaco o con le rappresentazioni dei mesi.Nell'arte classica i grandi cicli cosmogonici o cosmografici (per es. Shahbā/Philippopolis, Mérida) fanno in genere riferimento alle feste del calendario o ai simboli agricoli dei singoli mesi; il trascorrere del tempo è rappresentato dalle stagioni, spesso collegate alla Tellus con i propri frutti o a Gea, mentre rimane rara l'associazione a.-mesi: il solo esempio di una serie di lavori agricoli presieduti dall'a. è il ciclo dei rilievi dell'arco della porta di Marte a Reims (sec. 3°). Forse identificabile con Annus era il personaggio raffigurato in un perduto mosaico di Cartagine del sec. 5° (Webster, 1938, tav. V), dove i dodici mesi erano disposti attorno a una figura maschile. Inoltre, nel mosaico di Sentinum, ora a Monaco (Staatl. Antikensammlungen und Glyptothek), il tempo è simboleggiato da un giovane genio al centro di una fascia circolare con le figurazioni dei segni dello zodiaco.È da questo tipo di raffigurazioni che in età carolingia ha origine l'iconografia medievale dell'a., generalmente associato alle illustrazioni realistiche dei lavori agricoli di ciascun mese. Tali cicli, accompagnati sovente dalle figurazioni delle stagioni, ma anche dai fiumi del paradiso o dai venti, possono ricollegarsi non solo a riferimenti cosmici o al ciclo della vita, ma anche alla simbologia dei numeri, come si trova per es. in Sicardo di Cremona, il quale intende l'a. come simbolo di Cristo, le stagioni come quello degli evangelisti, mentre i mesi potrebbero corrispondere ai dodici apostoli.La personificazione dell'a. nel Medioevo ha conosciuto larga fortuna nelle illustrazioni dei calendari, specialmente quelli monumentali, o in relazione a raffigurazioni degli apostoli o dei vegliardi dell'Apocalisse intorno a Cristo in maestà.Reso come una figura maschile, talvolta nuda, più spesso vestita, l'a. è rappresentato normalmente in trono oppure a braccia tese, recante in mano le immagini del sole e della luna; in particolare, in un simile contesto iconografico, tali soggetti costituiscono un riferimento alle raffigurazioni cosmologiche classiche.Tra gli schemi compositivi ove compare la personificazione dell'a. i più diffusi sono quello circolare, nel quale l'a. è circondato dalle rappresentazioni dei mesi o dei segni dello zodiaco, e quello orizzontale, dove l'a. è unito alle raffigurazioni dei mesi in scene spesso disposte sotto arcate. Nel primo schema questo ciclo si inserisce nel quadro delle visioni cosmologiche, in special modo nella decorazione dei manoscritti. Il Liber capituli dell'abbazia di Zwiefalten, del sec. 12° (Stoccarda, Württembergische Landesbibl., Hist. 2° 415, c. 17v), presenta una figura maschile seminuda e villosa, come nella tradizione dell'iconografia dei selvaggi tipica dell'arte medievale, con in mano il sole e la luna, posta al centro di due cerchi concentrici decorati, quello più interno con i segni dello zodiaco, quello esterno con le raffigurazioni dei mesi. Questo schema circolare è accompagnato dai venti e si sovrappone al rettangolo della pagina stessa, completata dalle personificazioni delle stagioni e degli elementi. A questo stesso programma compositivo si riconduce una serie di figurazioni fra le quali vanno ricordate le illustrazioni del Sacramentario di Fulda (Gottinga, Niedersächsische Staats- und Universitätsbibl., 2 Theol. 231 Cim., c. 250v) della fine del sec. 10° e del Liber Scivias, il tessuto ricamato di S. Cuniberto a Colonia, il mosaico di S. Savino a Piacenza e quello della cattedrale di Aosta, entrambi del sec. 12°, e il rosone della cattedrale di Losanna, della prima metà del 13° secolo. Nel mosaico di Aosta l'a. è raffigurato come un giovane, imberbe e nimbato, circondato dai mesi disposti in cerchio; il tondo così formato è a sua volta inscritto in un rettangolo agli angoli del quale sono raffigurati i fiumi del paradiso.Nella chiesa dell'abbazia di Saint-Remi a Reims il mosaico, oggi scomparso, del pavimento romanico che ornava il coro dei monaci mostrava, tra l'altro, i dodici mesi attorno alla figura di Mosè, recante sulle ginocchia un bambino e con un'iscrizione che lo identificava come l'archetipo di Cristo. Tale assimilazione tra la personificazione dell'a. e l'opera stessa di Dio è accentuata nel ricamo di S. Cuniberto a Colonia, dove la rappresentazione dell'a. è posta tra l'alfa e l'omega, simbologia che deve riferirsi direttamente a Cristo.Composizioni nelle quali le personificazioni dei mesi sono giustapposte, raffigurate sotto arcatelle o in riquadrature rettangolari, hanno avuto una larga diffusione poiché tale disposizione ben poteva risolvere parte della decorazione di facciate o di portali scolpiti di edifici religiosi romanici o gotici. In tali contesti, però, la personificazione dell'a. in genere non compare, giacché essa è implicitamente sostituita dall'immagine di Cristo stesso, seduto in maestà, normalmente posta sul timpano o in un clipeo.Tuttavia anche in tale schema compositivo può trovarsi l'immagine dell'a. che presiede il lavoro dei mesi, come per es. in un manoscritto proveniente da Fulda conservato a Berlino. Sono inoltre da ricordare il ricamo della Creazione (Gerona, Mus. de la Catedral, Arch. y Bibl.) e il mosaico del S. Michele a Pavia. In entrambi i casi l'a. occupa la parte superiore di una composizione che comprende numerosi elementi iconografici: a Pavia assume un aspetto regale, con lo scettro e il globo terrestre quali attributi; a Gerona è invece rappresentato come un vecchio barbato visto di fronte, sorreggente la ruota del tempo sul ginocchio sinistro e con un bastone o uno scettro nella mano destra. La presenza della ruota raggiata, chiara allusione alle rappresentazioni classiche del tempo, sottolinea i riferimenti all'antico, del resto presenti in tutta l'iconografia del tessuto ricamato; questo, infatti, è dominato dal busto di Cristo, circondato dai venti e dai mesi, che, assieme ai fiumi, costituiscono il bordo esterno; l'a. occupa la sommità della composizione, in perfetta corrispondenza assiale con la figura di Cristo e con la colomba nimbata. In ciascuno di questi esempi, dunque, l'a. si sostituisce a Cristo come simbolo dell'ordine geografico e cosmologico del mondo, del ritmo delle stagioni e dei mesi, e quindi all'immagine di Cristo che regola l'ordine delle cose, del mondo e della creazione. Bibl.: J.C. Webster, The Labors of the Months in Antique and Mediaeval Art (Princeton monograph in art and archaeology, 21), Princeton 1938; D. Levi, The Allegories of the Months in Classical Art, ArtB 33, 1941, pp. 251-291; G. Rasetti, Il calendario dell'arte italiana e il calendario abruzzese, Pescara 1941; H. Stern, Représentations gallo-romaines des mois, Gallia 9, 1951, pp. 21-30; id., Le Calendrier de 354. Etude sur son texte et sur ses illustrations, Paris 1953; id., Poésies et représentations carolingiennes et byzantines des mois, RArch 45, 1955, pp. 141-186; id., Le cycle des mois de la Porte de Mars à Reims, in Hommage à Albert Grenier, a cura di M. Renard (Collection Latomus, 58), Bruxelles 1962, III, pp. 1441-1446; D. Parrish, Annus-Aión in Roman Mosaics, in Mosaïque romaine tardive. L'iconographie du temps. Les programmes iconographiques des maisons africaines, a cura di Y. Duval, Paris [1981]; P. Mane, Calendriers et techniques agricoles: France-Italie XIIe-XIIIe siècles, Paris 1983; P. de Palol, El tapis de la Creación de la catedral de Gerona, Barcelona 1986.X. Barral i Altet