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annodarsi

Enciclopedia Dantesca (1970)
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annodarsi


. Questo verbo, in costruzione intransitiva pronominale e col valore figurato di " congiungersi ", è attestato in due soli luoghi delle opere dantesche. Nella bolgia dei ladri un serpente s'avventa contro un peccatore e lo trafigge là dove 'l collo a le spalle s'annoda (If XXIV 99; cfr. XXX 28 L'una [ombra] giunse a Capocchio, e in sul nodo / del collo l'assannò).

Per individuare la parte del corpo indicata da D. e intendere appieno il senso dell'espressione, gioverà leggere la seguente nota del Mattalia: " pressappoco il punto dove, in Inf. XXXII,129, troveremo il conte Ugolino affondare i suoi denti: il punto in cui incomincia il midollo spinale (il quale come avvertì già Benvenuto e ha di recente chiarito il Nardi, nel linguaggio medico del tempo era detto nuca'), e considerato perciò come il punto di giunzione tra la funzione del cervello e la vita dell'organismo, un vero e proprio ‛ nodus vitae ', che il serpente, per un momento, rompe col suo morso ".

Il verbo si trova ancora in Rime LXXXIII 76 se questa mia matera è bona, / come ciascun ragiona, / sarà vertù o con vertù s'annoda, dove mette in luce la stretta connessione tra la materia trattata dalla canzone e la virtù.

Bibl. - B. Nardi, " Là 've 'l cerve/ s'aggiugne con la nuca ", in Nel mondo di D., Roma 1944, 247-258.

Vocabolario
annodaménto
annodamento annodaménto s. m. [der. di annodare]. – L’atto, l’operazione di annodare (meno com. di annodatura); il fatto di annodarsi.
annodare
annodare v. tr. [der. di nodo; cfr. lat. tardo innōdare] (io annòdo, ecc.). – 1. Unire, congiungere insieme con uno o più nodi: a. due nastri, due funi, due pezzi di spago; a. le scarpe, legarle annodando i lacci. Meno com., a. un filo,...
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