ANNONE di Reichenau.
Monaco dell'abbazia di Reichenau, documentato intorno al 970. Il suo nome compare nei versi dedicatori dell'Evangelistario di Gerone (Darmstadt, Hessische Landes- und Hochschulbibl., 1948, c. 8r). La relativa raffigurazione (c. 7v) mostra A. in atto di porgere il libro da lui scritto all'arcivescovo di Colonia Gerone (969-976); un'ulteriore raffigurazione dedicatoria (c. 6v) illustra la consegna del libro da parte di Gerone a s. Pietro, patrono del duomo di Colonia. Poiché l'arcivescovo è raffigurato senza pallio, si può considerare l'anno della sua investitura (969) come terminus ante quem del codice. Questo manoscritto costituisce un'importante testimonianza sui rapporti che intercorrevano fra Colonia e Reichenau e sulla ripresa dell'arte carolingia da parte di quella ottoniana. Infatti il miniatore del codice - non identificabile, come si era supposto, con A. (Swarzenski, 1907), che è soltanto il compilatore del testo scritto - utilizzò probabilmente come modello per la Maiestas Domini (c. 5v) e per la rappresentazione degli evangelisti l'Evangeliario di Lorsch della scuola palatina di Carlo Magno (Alba Iulia, Bibl. Batthyaneum, R. II. I; Roma, BAV, Pal. lat. 50; ca. 810) oppure un manoscritto a esso molto vicino. Le raffigurazioni dedicatorie corrispondono tipologicamente ai manoscritti carolingi di Fulda relativi al De laudibus sanctae crucis di Rabano Mauro. Dodwell e Turner (1965, pp. 11, 69) proposero di collocare il codice di Gerone nell'ambito della produzione di Lorsch, ma tale proposta è generalmente respinta dalla critica. Il codice fa parte di un gruppo di opere precoci all'interno della scuola ottoniana di Reichenau, comprendente il Sacramentario di Petershausen (Heidelberg, Universitätsbibl., Sal. IX b), anch'esso scritto da A., il Sacramentario di Hornbach (Soletta, Zentralbibl., U 1) e alcuni manoscritti con semplici iniziali miniate. Questo gruppo è chiamato 'gruppo di A.' o 'gruppo di Eburnant', poiché nella prima raffigurazione dedicatoria del Sacramentario di Hornbach (c. 7v) compare il compilatore del testo, Eburnant.
Bibl.: Edd. in facsimile. - A. Schmidt, Die Miniaturen des Gerocodex, Leipzig 1924.Letteratura critica. - A. von Oecheläuser, Die Miniaturen der Universitätsbibliothek zu Heidelberg, I, Heidelberg 1887, pp. 4-54, tavv. 1-9; H.V. Sauerland, A. Haseloff, Der Psalter Erzbischof Egberts von Trier. Codex Gertrudianus, in Cividale, Trier 1901, pp. 119-133; G. Swarzenski, s.v. Anno (II), in Thieme-Becker, I, 1907, p. 533; A. Boeckler, Die Reichenauer Buchmalerei, in Die Kultur der Abtei Reichenau. Erinnerungsschrift zur zwölfhundersten Wiederkehr des Gründungsjahres des Inselklosters 724-1924, München 1925, II, pp. 965-998; W. Köhler, Die Tradition der Adagruppe und die Anfänge des ottonischen Stiles in der Buchmalerei, in Festschrift zum sechzigsten Geburtstag von Paul Clemen, Düsseldorf-Bonn 1926, pp. 255-272; A. Schmidt, Das Reichenauer Evangelistar Handschrift CXC. der Stadtbibliothek zu Leipzig, in Die Bibliothek und ihre Kleinodien. Festschrift zum 250 jährigen Jubiläum der Leipziger Stadtbibliothek, a cura di J. Hofmann, Leipzig 1927, pp. 22-41; P. Bloch, Das Hornebacher Sakramentar und seine Stellung innerhalb der frühen Reichenauer Buchmalerei (Basler Studien zur Kunstgeschichte, 15), Basel 1956; H. Knaus, Handschriften aus dem Kölner Dom in Darmstadt, KölDb 20, 1961-1962, pp. 127-136; C.R. Dodwell, D.H. Turner, Reichenau reconsidered. A Re-assessment of the Place of Reichenau in Ottonian Art (Warburg Institute Surveys, 2), London 1965, pp. 8-13, 33-70; P. Bloch, H. Schnitzler, Die ottonische Kölner Malerschule, II, Düsseldorf 1970, p. 22ss.; U. Bergmann, Hornbacher Sakramentar, in Ornamenta Ecclesiae, Kunst und Künstler der Romanik, cat., Köln 1985, nr. B 2, p. 150.