Ano
L'ano (dal latino anus, propriamente "cerchio", poi "orifizio") rappresenta l'apertura attraverso cui l'intestino retto sbocca all'esterno a livello del perineo posteriore e attraverso cui i residui non assorbiti della digestione vengono eliminati in forma di feci (v. Addome: Intestino). Il canale anale corrisponde all'ultimo tratto dell'intestino retto e come questo è formato da strati di diversi tessuti. L'epitelio che ne tappezza il lume costituisce delle pieghe longitudinali, chiamate colonne rettali, a loro volta delimitate da pieghe trasversali che coincidono con il confine tra l'epitelio prismatico del retto e l'epitelio pavimentoso pluristratificato del canale anale. La tonaca muscolare è formata in parte (sfintere interno, fibre muscolari longitudinali) da fibre lisce, emanazione della tonaca muscolare del retto, in parte (sfintere esterno) da fibre striate. La lamina propria e la sottomucosa del canale anale contengono un fitto reticolo di vene (plesso venoso emorroidario). L'espulsione delle feci, che si accumulano nell'ampolla rettale grazie alle contrazioni peristaltiche del colon, può avvenire solo in seguito al rilasciamento dello sfintere interno, controllato da recettori di tensione presenti sulla parete rettale, e alla contemporanea apertura dello sfintere esterno, controllato volontariamente. Se lo sfintere esterno non viene rilasciato, i recettori di tensione subiscono un adattamento, con arresto temporaneo della peristalsi intestinale.
Gli animali sono organismi eterotrofi, devono cioè assimilare l'energia necessaria per la propria sopravvivenza in forma organica, ingerendo quindi materiale proveniente da altri organismi. Ciò comporta la necessità di strutture adeguate per l'introduzione e l'elaborazione del cibo, nonché per l'eliminazione dei residui non assimilati. Tutti gli organismi animali sono infatti caratterizzati dalla presenza di un apparato digerente più o meno elaborato, il quale, comparso come semplice cavità, si diversifica nel corso dell'evoluzione in regioni specializzate alla presa e all'introduzione del cibo (bocca ed esofago), all'elaborazione del nutrimento (stomaco e intestino anteriore), all'assorbimento delle sostanze e all'eliminazione dei residui (intestino medio, intestino posteriore e ano).
L'ano, in particolare, compare successivamente alla trasformazione della cavità digerente da sacciforme a tubulare, organizzazione quest'ultima che rende difficoltosa l'eliminazione delle scorie della digestione dalla stessa apertura di ingresso del nutrimento. In animali semplici, quali i Celenterati (idre, meduse, coralli, anemoni di mare) e i Platelminti (planarie, tenie), la cavità gastrovascolare possiede un'unica via di comunicazione con l'esterno, identificata spesso erroneamente come bocca, attraverso cui l'organismo ingerisce il nutrimento ed elimina le scorie non utilizzate. La presenza di un sistema digerente con un'apertura unica limita la specializzazione del tessuto gastrico, in quanto tutte le porzioni devono essere in grado di digerire, assorbire il nutrimento ed eliminare i residui della digestione. L'animale, inoltre, non può alimentarsi continuamente in quanto il nuovo nutrimento può essere ingerito solo dopo che il precedente è stato completamente utilizzato. A partire dai Nemertini (vermi filiformi), il canale digerente assume una struttura tubolare fornita di apertura anteriore, la bocca, e posteriore, l'ano.
La comparsa di quest'ultimo introduce novità funzionali e morfologiche estremamente importanti: l'animale può ora alimentarsi e, contemporaneamente, assorbire il materiale digerito ed eliminare i residui alimentari inutilizzati; il transito a senso unico del nutrimento, favorito inizialmente solo dalle ciglia dell'epitelio digerente e da contrazioni aspecifiche, e, successivamente, da peristalsi muscolari coordinate, determina la specializzazione delle varie regioni del canale digerente, con l'evoluzione di bocca ed esofago, stomaco e segmenti intestinali, a cui si associano le funzioni di cattura, ingestione, digestione, emulsione e assorbimento del nutrimento, ed eliminazione delle scorie. Mentre negli Invertebrati (Anellidi, Artropodi) l'apertura anale coincide con l'estremità del corpo, nei Vertebrati l'ano si apre alla fine del tronco, a cui fa seguito la regione caudale.Nella quasi totalità dei Mammiferi e in alcuni pesci (Teleostei), l'intestino comunica direttamente con l'esterno tramite l'apertura anale. Nei Selacei, negli Anfibi, nei Rettili e negli Uccelli, invece, il tratto terminale dell'apparato digerente sbocca in una cloaca, in cui si aprono anche gli orifizi dell'apparato urogenitale.
La cloaca rappresenta una tasca ventrale localizzata all'estremità posteriore del tronco e il suo sviluppo è generalmente determinato da un'espansione dell'intestino primitivo, accompagnata dallo sviluppo del proctodeo. La presenza della cloaca non è peraltro sempre confermata e anche la sua struttura mostra numerose eccezioni e modificazioni. Tra i Vertebrati più semplici (Ciclostomi), le missine presentano una cloaca, mentre nelle lamprede l'ano ha un'apertura separata rispetto all'orifizio urogenitale. Mentre nella maggior parte dei Condroitti la cloaca è una struttura affermata, le chimere, appartenenti alla stessa classe, possiedono orifizi anale, urinario e genitale separati. Inoltre, mentre negli Anfibi e nei Rettili è presente una cloaca con sviluppo della vescica urinaria, quest'ultima è completamente assente negli Uccelli.
Nei Mammiferi la cloaca è presente durante la vita embrionale, ma scompare durante lo sviluppo per formazione di un setto orizzontale, la plica perineale, che divide la via intestinale da quella urogenitale. Nei Monotremi, gli unici mammiferi a possedere una cloaca, si possono trovare gli indizi per la successiva separazione dell'ano: mentre permane la parte distale della cloaca, paragonabile al proctodeo, la parte prossimale risulta divisa in un meato dorsale (coprodeo), in cui si apre l'intestino, e un meato ventrale (urodeo), a cui si collega la vescica. Già nei Marsupiali, coprodeo e urodeo hanno orifizi distinti.
Analogamente allo sviluppo della bocca, che prende origine dallo stomodeo, anche l'apertura anale è determinata da un'introflessione dell'ectoderma embrionale, che costituisce l'originario proctodeo. Nei Mammiferi, così come in tutti gli altri Vertebrati e negli Echinodermi, definiti animali deuterostomi, il proctodeo coincide o è prossimo al blastoporo, ovvero alla prima invaginazione che si forma durante l'embriogenesi, mentre lo stomodeo si apre altrove successivamente. In tutti gli altri animali, definiti protostomi, il blastoporo dà invece origine allo stomodeo.
Lo sviluppo embrionale dell'ano è strettamente correlato con lo sviluppo del canale digerente, che nei Mammiferi si forma a opera dell'entoderma vitellino. Inizialmente, il canale digerente è costituito da un tubo chiuso alle estremità, separato dallo stomodeo e dal proctodeo, dal velopendulo primitivo, o membrana buccofaringea, e dalla membrana cloacale, rispettivamente. In seguito alla rottura di queste membrane, il tubo digerente prende rapporto con l'esterno. Modificazioni specifiche dell'originario stomodeo e della regione entodermica anteriore danno origine alla cavità buccale, mentre modificazioni del proctodeo e della regione entodermica posteriore portano allo sviluppo della cloaca. Negli stadi embrionali più avanzati, la formazione del setto perineale delimita, dorsalmente, il retto, che viene a comunicare direttamente con l'esterno tramite l'orifizio anale, e, ventralmente, il seno urogenitale.
Alla fine dello sviluppo embrionale, le pieghe trasversali alla base delle colonne rettali segnano il confine tra contributo ectodermico del proctodeo, rappresentato dall'epitelio pluristratificato del canale anale, e contributo entodermico, rappresentato dall'epitelio prismatico dell'intestino retto.
3. Patologia (Red.)
Le patologie più diffuse a carico dell'ano sono rappresentate dalle emorroidi, dalle ragadi e dalle fistole anali.Le emorroidi sono dilatazioni varicose del plesso venoso emorroidario, frequenti prevalentemente tra individui di età matura. Sono causate da debolezza costituzionale delle pareti venose e da fattori contingenti, quali aumento della pressione nel territorio portale, stasi fecale nell'ampolla rettale, processi infiammatori del retto e dell'ano e, per le donne, gravidanza e parto.
Le emorroidi si distinguono in esterne e interne: le esterne si manifestano come noduli di varia grandezza, di colorito rosso violaceo e di consistenza molle, quando non sono soggette a infiammazione o trombosi; quelle interne sono riconoscibili solo con l'esplorazione digitale o endoscopica. I sintomi delle emorroidi non complicate consistono in prurito e bruciore per quelle esterne e in un senso di pesantezza e dolenzia per quelle interne. Entrambi i tipi di emorroidi danno spesso luogo a un'emorragia che nei casi di maggiore gravità può portare anche all'anemizzazione del paziente.
Le ragadi sono lesioni di continuo, lineari e superficiali, della cute e della mucosa anali, causate da un'alterata dinamica intestinale, con stasi fecale. Per lo più dolorosa, la lesione tende difficilmente alla riparazione spontanea e può essere sede di infezioni secondarie. Le fistole anali sono canali che si formano tra l'interno dell'ano o del retto e la superficie cutanea della zona perianale. Si determinano in conseguenza di un'infezione purulenta sviluppatasi in un punto della parete anale o rettale e successivamente estesasi in superficie. Se la fistola non viene curata, il processo patologico di canalizzazione può progredire e raggiungere la superficie in diversi punti dell'area perianale. Da ricordare, infine, che l'ano può essere sede di tumori sia benigni sia maligni.
e. giavini, Embriologia comparata dei Vertebrati, Napoli, SES, 1989.
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