anoressia
Rifiuto del cibo, che può giungere fino al disgusto. Può insorgere nelle più svariate malattie, in modo transitorio o duraturo.
Sindrome d’interesse psichiatrico (anche nota come a. nervosa) descritta per la prima volta da S. Porta verso la metà del 16° secolo. Al rifiuto del cibo, sintomo fondamentale, si associano generalmente un’alterazione dell’immagine corporea in senso peggiorativo, che fa sì che gli affetti si vedano generalmente più grassi di quello che sono, e il terrore, altamente specifico, di ingrassare. A questi sintomi psichiatrici, che costituiscono il nucleo centrale dell’a. nervosa, fanno corona altri disturbi psichici (tono dell’umore depresso, fobie selettive nei confronti di alimenti ipercalorici, cenestopatie, alterazioni del pensiero, fino a disturbi psicotici, secondari all’estremo dimagramento) e somatici (alterazioni endocrine con amenorrea, estremo dimagramento fino alla cachessia, ipoplasia degli organi interni, osteporosi e melanodermia). Da molti anni, l’a. mentale è stata inserita nel più ampio spettro dei disturbi alimentari, che appaiono estremamente diffusi e persistenti, specialmente nell’adolescenza e nella prima età adulta, e con netta prevalenza del genere femminile. Il quadro psicopatologico dell’a. mentale deve essere distinto da altre sindromi psichiatriche in cui il rifiuto del cibo e la ricerca della magrezza costituiscono epifenomeni di altre patologie, come disturbi primari dell’umore (depressione e mania), disturbi di ansia primari (fobie specifiche, disturbo ossessivo-compulsivo) o disturbi dello spettro psicotico (paranoia e schizofrenia). L’a. mentale va anche distinta da quadri organici primari (disturbi endocrini, malattie neoplastiche) in cui l’inappetenza e la cachessia sono secondarie a squilibri degli ormoni e dei neurotrasmettori cerebrali.
L’a. come malattia psichiatrica primitiva deriverebbe da fattori principalmente psicologici, che nelle diverse teorie di riferimento farebbero capo a problematiche di sviluppo nei primi anni di vita, a organizzazioni familiari patologiche, alla formazione di uno stile di attaccamento insicuro con le figure parentali, o alla presenza di conflitti interni concernenti desideri inconsci contrastanti. Va anche sottolineato il ruolo di fattori sociali e culturali nel determinarsi dell’a. mentale, data la notevole prevalenza di questa sindrome nelle società in cui l’enfasi sull’immagine corporea in generale e sulla magrezza in particolare appare fortemente condizionata dal particolare modello di femminilità proposto dai media. A questo proposito va segnalata l’incidenza crescente di a. nervosa non solo nelle nazioni di cultura occidentale ma anche in quei paesi in via di sviluppo che hanno mutuato un analogo modello del ruolo della donna nella società.
Il trattamento dell’a. mentale consiste essenzialmente in un intervento psicologico, che a seconda delle diverse teorie di riferimento abbraccia le problematiche relative all’ambiente familiare, all’organizzazione cognitiva della personalità o alle dinamiche psicologiche inconsce. Di recente utilizzo nel trattamento dei casi più gravi è l’approccio psicofarmacologico, associato o meno a trattamenti psicoterapici individuali e familiari.