anoressizzante
Farmaco che consente di ridurre l’appetito. L’effetto a. è mostrato dalla cocaina e dall’anfetamina, tuttavia queste due sostanze presentano un’elevata tossicità. Pertanto, nel tentativo di dissociare l’effetto a. da quello eccitante, sono stati introdotti in terapia derivati dell’anfetamina come la benzfetamina, la fendimetrazina, la fentermina, il dietilpropione (o amfepramone), la metanfetamina e altre sostanze non direttamente correlate strutturalmente all’anfetamina, come la fenfluramina e la sibutramina. I farmaci a. favoriscono la riduzione del peso, ma alla sospensione della somministrazione si osserva facilmente un ritorno al peso originario.
Durante la terapia, gli a. provocano un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca. Nei pazienti trattati con alcuni di questi farmaci è stato osservato un aumento dell’incidenza di patologie cardiovascolari (valvulopatie, ipertensione polmonare), che, per es., ha portato al ritiro dal mercato mondiale della fenfluramina. Diverse agenzie regolatorie hanno raccomandato di ridurre al minimo l’uso di tali sostanze; in ogni caso la prescrizione e la vendita sono disciplinate da una legislazione specifica. Le stesse considerazioni sui rischi di utilizzo sono valide anche per la fenilpropanolamina e la norpseudoefedrina, che vengono utilizzate in molti paesi come farmaci anoressizanti. La sibutramina, che agisce inibendo la ricaptazione neuronale della noradrenalina e della serotonina, sembrerebbe mostrare un profilo di sicurezza più elevato rispetto agli altri a., anche se durante la terapia occorre monitorare attentamente la pressione arteriosa.
Gli a. sono indicati solo in presenza di precisi valori antropometrici (indice di massa corporea superiore a 30 kg/m2) e come coadiuvanti di una terapia rivolta a far perdere peso con altre misure non farmacologiche. Molti farmaci, come ad esempio la fluoxetina, possono indurre anoressia come effetto collaterale.