Aimée, Anouk
Nome d'arte di Françoise Sorya Dreyfus, attrice cinematografica francese, nata a Parigi il 27 aprile 1932. Il viso intenso dai tratti irregolari, l'eleganza del corpo sottile, i modi educati da ragazza borghese l'hanno resa interprete prediletta di un cinema d'autore, capace di valorizzare il suo fascino intellettuale di donna consapevole di sé e al contempo tormentata. Così l'hanno vista Federico Fellini, che la scelse per interpretare in La dolce vita (1960) il personaggio dell'ereditiera Maddalena, e Claude Lelouch che, in Un homme et une femme (1966; Un uomo, una donna), film che la rese celebre nel mondo, le affidò il ruolo della protagonista, divisa tra l'amore per un pilota di rally (interpretato da Jean-Louis Trintignant) e il ricordo sempre vivo del marito scomparso.Cresciuta in ambiente artistico (sua madre era l'attrice Geneviève Sorya), studiò danza e recitazione presso l'istituto parigino dell'Opéra Marseilles. Il suo debutto cinematografico, a soli quattordici anni, si dovette a Henri Calef che, dopo averla vista passeggiare al fianco della madre per le vie di Parigi, la volle per interpretare La maison sous la mer (1947; Tragico incontro). Il suo aspetto fragile colpì André Cayatte che la scritturò per Les amants de Vérone (1949; Gli amanti di Verona), ennesima rivisitazione della storia di Giulietta e Romeo. Grazie a questo film la A. venne notata dal produttore inglese Joseph Arthur Rank che le affidò la parte della ragazza francese di The golden salamander (1950; La salamandra d'oro) di Ronald Neame. Ma fu in Francia che, negli anni seguenti, si sviluppò la carriera dell'attrice. Dopo due film di Alexandre Astruc, Le rideau cramoisi (1953; La tenda scarlatta) e Les mauvaises rencontres (1955), recitò in Montparnasse 19 (1957; Montparnasse), diretta da Jacques Becker, la parte della compagna del pittore Modigliani (Gérard Philipe), morta suicida dopo la scomparsa dell'artista livornese. In seguito lavorò prevalentemente con registi francesi come Jacques Demy, che la volle per il suo film d'esordio Lola (1961; Lola, donna di vita) nella parte di una cantante di cabaret, e con autori italiani come Vittorio De Sica che la inserì nel ricco cast di Il giudizio universale (1961); o Federico Fellini che, dopo La dolce vita, la scelse nuovamente per interpretare in 8 ¹/₂ (1963) la moglie borghese stanca dell'infedeltà e delle incertezze del marito regista (Marcello Mastroianni); o, ancora, Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile che la diressero in Le voci bianche (1964), satira della Roma pontificia del Settecento. Il grande successo internazionale di Un homme et une femme rilanciò la carriera dell'attrice che si arricchì di esperienze importanti con registi come George Cukor, per il quale fu una seduttrice in Justine (1969; Rapporto a quattro). Dopo aver diradato le sue apparizioni per circa un decennio, all'inizio degli anni Ottanta la A. ha lavorato in Italia dapprima con Marco Bellocchio in Salto nel vuoto (1980), affresco di nevrosi domestiche in cui è Marta, legata da un insano rapporto di tipo coniugale al fratello Mauro (Michel Piccoli), e l'anno seguente con Bernardo Bertolucci in La tragedia di un uomo ridicolo, nel ruolo della moglie del protagonista (Ugo Tognazzi). Nel 1986 la A. ha accettato di recitare in Un homme et une femme: vingt ans déjà (Un uomo, una donna oggi) di Lelouch, stanco seguito del film che le aveva dato la notorietà. Qualche anno più tardi (1994) Robert Altman le ha offerto in Prêt-à-porter la parte della stilista Simone Lowenthal che, dopo essere stata derubata dal figlio (Rupert Everett) decide di far sfilare le sue modelle prive di abiti nella scena finale del film. Successivamente le sue apparizioni cinematografiche si sono fatte sempre più rare.