ANOVELO da Imbonate
Miniatore attivo in Lombardia tra la fine del 14° e gli inizi del 15° secolo. A. è uno dei pochi miniatori di epoca gotica di cui si conservi un'opera firmata e datata: la c. 153v, con il Padre Eterno nella mandorla circondato dai simboli degli evangelisti, del Messale Ambrosiano (lat. 6) della Bibl. Capitolare di S. Ambrogio a Milano, donato alla basilica da Gian Galeazzo Visconti, che qui fu incoronato duca nel 1395. A. miniò anche, a piena pagina, l'Incoronazione del Visconti (c. 8) e presiedette inoltre alla decorazione dell'intero codice, che è sostanzialmente unitaria e quindi da ascrivere al miniatore stesso e alla sua bottega. In quest'ultima tuttavia spicca un miniatore che si può denominare Maestro dei Crocifissi al quale è da attribuire la c. 156v con la Crocifissione, miniata a piena pagina. Allo stesso maestro è possibile riferire una Crocifissione a fresco, recentemente rinvenuta nella chiesa di S. Marco a Milano, dove un incisivo ritratto di prelato riconduce a un altro ritratto miniato sul Messale di S. Tecla (Milano, Bibl. Capitolare Metropolitana, D.I.2.), le cui miniature sono concordemente ascritte ad A., a eccezione del ritratto citato, già espunto da Toesca (1912); dalla decorazione di A. bisognerà tuttavia espungere anche la c. 78v, da riferire anch'essa al Maestro dei Crocifissi. Questa carta reca una singolare indicazione: nel margine inferiore, alla decorazione vegetale è aggiunta una Crocifissione, rappresentata come un piccolo quadro, che è possibile interpretare come una firma simbolica del miniatore, che ha voluto ricordare di essere anche pittore. A questo maestro si può inoltre ascrivere la Crocifissione di un altro messale ambrosiano (Milano, Bibl. Ambrosiana, E. 18 inf.; Cogliati Arano, 1970, p. 423), già riferita ad A. da Salmi (1955, p. 779), e la tavoletta con la Crocifissione di S. Giorgio in Palazzo a Milano, già riferita ad A. da Toesca (1912, p. 331, fig. 257).Ad A. vanno riferiti altri tre codici: la Leggenda dei ss. Aimo e Vermondo (Milano, Bibl. Trivulziana, 509) e due manoscritti con opere di Lucano (Parigi, BN, lat. 8043 e lat. 8042). Evidentemente due diversi committenti avevano ordinato ad A. la decorazione dello stesso testo; anche l'amanuense è la stessa persona. La decorazione presenta molte varianti. È molto probabile che i tre manoscritti profani precedano nel tempo i due messali; per i caratteri stilistici essi sono databili agli anni tra il 1380 e il 1395, se si accettano come punto di riferimento i manoscritti lat. 757 e Smith-Lesoüeff 22 della Bibliothèque Nationale di Parigi (dove la tavola pascale inizia al 1380), realizzati nella bottega dove è molto probabile che A. abbia fatto il suo apprendistato (Cogliati Arano, 1970, p. 423). Dopo un nuovo esame del Messale dell'Incoronazione bisogna rettificare la lettura della data riportata dalla c. 295r: si tratta di una correzione in 1370 della sottostante data 1400, che ben concorda con il tempo della decorazione. La data è scritta in rosso in numeri romani; l'inchiostro originale ha una colorazione leggermente diversa da quella con cui è stata fatta la correzione sulla rasura. L'ipotesi che il codice possa essere stato scritto nel 1370 è smentita inoltre dal fatto che lo scriba Fazio de Castoldi aveva allora undici anni (Amiet, 1960). L'ultima data nota per l'attività di A. concerne il Messale di S. Tecla, per cui il miniatore fu pagato nel 1402 (Toesca, 1907, p. 195).Con la distinzione tra A. e il Maestro dei Crocifissi la fisionomia del miniatore lombardo si chiarisce: garbatissimo narratore, ha una fresca tavolozza in cui prevalgono le delicate cromie tipiche del gusto cortese lombardo, sempre sensibile alla lucente lievità cromatica di Giovannino de Grassi, che tuttavia non viene mai raggiunta. Alla mano di A. non sembrano riconducibili carte dei Tacuina e della Historia Plantarum (Roma, Casanat., 459), come ha proposto Cipriani (1961).
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