ANSELMO da Genova
È indicato con questo nome dagli eruditi un A., di cui ignoriamo ogni dato biografico, mentre è noto per una controversia occorsagli a causa del suo incarico di inquisitore a Genova e in Liguria e di un suo scritto.
Subito dopo la metà del Duecento i papi Innocenzo IV e Alessandro IV, preoccupati per la diffusione dell'eresia che si estendeva sempre più nell'Italia settentrionale e non rifuggiva dal ricorrere anche alla violenza,come nel caso dell'uccisione di s. Pietro da Verona, insistettero energicamente perché leggi repressive emanate da Federico II nel 1221, al momento dell'incoronazione, fossero inserite negli Statuti comunali. Un rifiuto ad inserire queste leggi negli statuti poteva quindi essere considerato connivenza e protezione dell'eresia e passibile perciò delle censure ecclesiastiche. L'inquisitore era tenuto a eseguire gli ordini pontifici anche senza interpellare l'autorità ecclesiastica locale o nel caso che questa si fosse rifiutata d'intervenire.
Il 29 maggio 1254 il genovese Innocenzo IV aveva incaricato il provinciale dei domenicani di Lombardia d'istituire un regolare ufficio inquisitoriale anche a Genova e nella Liguria. Due anni dopo (20 marzo 1256) papa Alessandro IV, tornando sull'argomento, dava disposizioni perché altri frati venissero incaricati di funzioni inquisitoriali. A Genova gli inquisitori, con a capo A., trovarono resistenza nell'esercizio del loro ufficio. Con bolla dei 6 luglio il papa ordinava all'arcivescovo di Genova d'indurre le autorità comunali a trascrivere tali leggi pena la scomunica e l'interdetto, fissando un termine di 15 giorni. Il 13 dello stesso mese comandava agli inquisitori di agire personalmente nel caso che l'arcivescovo fosse stato negligente. Sembra che questo si sia avverato, e che allora l'inquisitore A. abbia con energia cercato, forte dell'autorità apostolica, di risolvere la questione istituendo un processo di sospetta eresia contro il podestà di Genova, Filippo della Torre. Poiché costui si rifiutò di comparire, A. lanciò la scomunica contro di lui ed altri del governo e interdisse la città. Il della Torre fece allora appello alla S. Sede e inviò legati al papa per ottenere che fossero sospese tali censure finché la questione non fosse chiarita. Alessandro IV, pur sospendendo le censure, fissò un termine per l'esecuzione delle ingiunzioni dell'inquisitore. Prima che il termine spirasse, il podestà provvide all'inserzione delle leggi imperiali e pontificie negli Statuti cittadini e comminò le pene contro i trasgressori.
Ad A. è attribuito uno scritto relativo all'Inquisizione, che, secondo alcuni, avrebbe come titolo Constitutiones et ordinationes adversus haereticos, mentre secondo altri sarebbe addirittura composto in italiano: Constitutioni spettanti la Santa Inquisitione. Nessuno dice, però, se codesto scritto sia stato stampato o dove sia rimasto manoscritto.
Proprio quest'opera fa sorgere la questione, che non si può risolvere allo stato attuale della documentazione, se questo A. non debba identificarsi con l'A. d'Alessandria, inquisitore tra il 1267 e il 1279 in Lombardia e nella marca di Genova e autore di un importante Tractatus de hereticis. Va in proposito precisato che A., detto di Genova, non compare nelle fonti con il toponimo d'origine, mentre A. d'Alessandria è ricordato precisamente in una lettera di Giovanni di Torino, provinciale dei domenicani, in data 26 genn. 1267, ove A. è nominato inquisitore appunto in Lombardia e nella marca di Genova.
A. d'Alessandria è ricordato inoltre in un documento del 21 dic. 1269 per aver ricevuto l'abiura di Stefano Confalonieri, uno dei mandanti dell'uccisione di Pietro da Verona, e per aver emesso la sentenza contro di lui, un mese dopo. t ricordato ancora in carica verso il 1278-79 sempre per atti inquisitoriali.
Ma l'importan7a di A. d'Alessandria risulta specialmente dal Tractatus de hereticis, in cui si traccia un profilo, assai ricco di notizie, di cui parecchie originali, sul catarismo italiano e sui suoi vescovi.
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