ANSELMO di Bovisio
Galvano Flamma (Chronicon Maius, p. 194) lo dice discendente dei valvassori di Bovisio, località della pieve di besio. Fu preposto della chiesa di S. Lorenzo e, nel 1097, per designazione del legato pontificio cardinale Armanno, vescovo eletto di Brescia, fu chiamato a reggere l'arcidiocesi ambrosiana. Il momento era particolarmente grave per la situazione politico-religiosa della Lombardia: il vescovo di parte imperiale Landolfo da Carcano aveva sottratto il Sottoceneri alla giurisdizione del cattolico Guido Grimoldi vescovo, di Como e si profilava il pericolo che verso di lui convergessero le simpatie dei milites ambrosiani.
Sappiamo da Landolfo Iuniore (p. 1) che, quando il legato pontificio giunse a Milano per presiedere all'elezione dell'arcivescovo, il candidato ufficiale del clero milanese era Landolfa da Baggio preposito dei canonici di S. Ambrogio, uomo nobile di vita e di costumi. Armanno, che forse vide in lui lo strumento della classe feudale avversa ad ogni ingerenza romana nella metropoli lombarda, gli rifiutò la sua approvazione. Anche il popolo milanese dimostrò con atti di violenza di essere contrario a tale scelta e soltanto quando fu designato A. di Bovisio tornò la pace.
A., che non aveva alcun ordine sacro, fu consacrato il 3 nov. 1097 da vescovi estranei, perché i suffraganei, forse scismatici, erano assenti. Non fu chiesta l'investitura né ad Enrico IV, né a suo figlio Corrado; l'imperatore aveva lasciato l'Italia in quell'anno e Corrado, coronato re con l'appoggio del partito papale, aveva promesso di astenersi da interventi.
Fin dall'inizio dei suo episcopato A. agì in piena conformità con le direttive della Chiesa centrale. Egli scomunicò Oberto soprannominato Baltrico, vescovo scismatico di Brescia, consacrando in sua vece il suddetto Armanno e, dal 5 al 7 apr. 1098, tenne a Milano un sinodo molto importante, per sistemare le irregolarità delle diocesi sottoposte alla sua giurisdizione (Giulini, pp. 643-650). Convennero in S. Tecla accanto all'arcivescovo i suffraganei Azzone di Acqui, Armanno di Brescia, Ubaldo di Mantova e altri le cui città erano, come Milano, fedeli al pontefice. Furono ripetute le condanne contro la simonia, si rinnovarono le scomuniche contro i vescovi di parte imperiale, furono convalidate le ordinazioni compiute da Anselmo III, mentre fu ribadita la nullità di quelle fatte da Tedaldo. Può essere compreso nel programma episcopale di repressione degli abusi anche il provvedimento per cui, il 9 aprile, si vietò a chiunque sotto pena di scomunica di sottrarre i redditi della chiesa di S. Vittore in Varese, proprietà arcivescovile infeudata a dei milites (Giulini, pp. 650 s.). Nell'anno successivo, il 1 febbraio, A. risolse la vertenza tra i vicini della chiesa di S. Protaso e l'abate di S. Simpliciano ed il 15 marzo conciliò coi loro vicini le monache del monastero di S. Maria d'Aurona. Egli creava in tal modo le condizioni per l'attuazibne di un più vasto programma suggerito dallo stesso pontefice.
Infatti Urbano II, il promotore della prima crociata, voleva affidare al metropolita lombardo il compito di condurre nuove forze contro gli infedeli (Jaffé, n. 5795). Pare che A. si preparasse alla partenza fin dal 1098, allorché provvide alla consacrazione di Grosolano vescovo eletto di Savona, che egli voleva designare come vicario in sua assenza. Nell'estate dell'anno 1099 ritornarono in città alcuni crociati milanesi che avevano combattuto in Oriente. Il 3 novembre A. trasferì dalla Chiesa di S. Celso al monastero di S. Dionigi il corpo di s. Arialdo e il ricordo dei martire patarino aggiunse vigore allo spirito missionario dei Milanesi. Intanto l'arcivescovo, usurpando un diritto regio che il sovrano non era allora in grado di rivendicare, visitava terre e castelli della Lombardia e devolveva a beneficio della crociata le rendite che il clero era solito attingere dai proventi delle feste religiose.
Il 15 luglio 1100 fu celebrato con solenni cerimonie l'anniversario della conquista di Gerusalemme. A., applicando il decreto della tregua di Dio, istituì presso la chiesa recentemente dedicata al S. Sepolcro una festa annuale e, davanti al magistrato cittadino, stabilì che si tenesse, in quei giorni un mercato esente da ogni tributo (Giulini, pp. 684-688). Il 13 settembre si mise in cammino con un esercito (secondo le fonti di cinquantamila uomini), guidato da Alberto conte di Biandrate e da altri nobili lombardi. Accompagnavano A. Guglielmo arcivescovo di Pavia e i preposti delle chiese di S. Ambrogio e di S. Nazaro.
Probabilmente il viaggio avvenne per via di terra: i crociati svernarono in Bulgaria e passarono quindi in Asia Minore. Poco lontano da Nicomedia i Lombardi si unirono ai Francesi guidati da Raimondo di Saint-Gilles conte di Tolosa e insieme con essi procedettero verso la meta prefissata. I cronisti sono concordi nell'affermare che l'esercito in marcia subì una gravissima sconfitta, ma discordano nell'indicare la località precisa; parlano di una terra "Coritiana"che è difficilmente identificabile; pare comunque che si siano avuti due scontri, uno presso Kastamonu (Anatolia) e l'altro tra Merzifon e Amasya (Anatolia; cfr. Barni, p. 257), ambedue sfavorevoli per l'esercito francolombardo. Moltissimi crociati rimasero sul campo di battaglia; l'arcivescovo A. poté ritornare a Costantinopoli, ma, sfinito dalle ferite ricevute combattendo, morì colà il 30 sett. 1101 e fu sepolto dal preposto di S. Nazaro nella chiesa di S. Nicola. Soltanto nel 1102 giunse a Milano la notizia della sua morte.
Fonti e Bibl.: Kalendarium Sitonianum, in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script., II, 2, Mediolani 1726, p. 1039; Ekkehardi Chronicon universale, in Mon. Germ. historica, Scriptores, VI, Hannoverae 1844, p. 220; Annalista Saxo, ibid., pp. 734, 735 Chronicon extravagans et chronicon maius auctor; Galvaneo Flamma, a cura di A. Ceruti, in Miscell. di storia ital., VII (1869), pp. 632 s.; Ph. Jaffé, Regesta pontificum Romanorum, I, Lipsiae 1885, n. 5795; Beroldus sive ecclesiae Ambrosianae Mediolanensis Kalendariun: et ordines, a cura di M. Magistretti, Mediolani 1894, p. 8; P. F. Kehr, Italia pontificia, VI, 1, Berolini 1913, p. 53; VI, 2, ibid. 1913, p. 54; Landulphi iunioris Historia Mediolanensis, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., V, 3, a cura di C. Castiglioni, pp. XII, XIII, XIV, 4, s, 6; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo e alla descrizione della città e campagna di Milano, II, Milano 1854, pp. 631 ss.; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300, II, 2, Firenze 1913, pp. 452-461; A. Bosisio, Le origini del Comune di Milano, Milano-Messina 1933, pp. 158-160; C. Castiglioni, Milanesi alle prime Crociate, in La scuola cattolica, LXI (1933), pp. 45-49; Id., Il cronista Landolfo e la storia della Chiesa milanese, ibid., LXII (1934), pp. 7-10; G. L. Barni, Milano verso l'egemonia, in Storia di Milano, III, Milano 1954, pp. 239-257.