ANSELMO e GIRARDO.
Scultori attivi a Milano nella seconda metà del 12° secolo. Il loro nome è trasmesso dalle iscrizioni apposte ai rilievi della distrutta porta Romana (ora presso le Civ. Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano), che riportano le 'firme' degli artisti: "Hoc opus formavit Anselmus Dedalus alter"; "Istud sculpsit Girardus pollice docto".Ancora un Girardus de Mastegnianega si firma sullo spessore della c.d. lastra dei Consoli già murata sulla stessa porta, della quale si ricorda la costruzione nel 1171: "Girardus de Mastegnianega fecit hoc opus"; a tale personaggio, generalmente identificato con il Girardus che si firma sulle sculture, è stata su questa base attribuita la progettazione della porta Romana così come dell'intera cerchia muraria cittadina. Tuttavia, anche ammettendo per Girardus de Mastegnianega un simile ruolo - sebbene sembri piuttosto essergli stato pertinente quello di supervisore - mancano elementi che indichino con certezza la sua identità con il personaggio dallo stesso nome citato nei rilievi.L'erronea lettura ale in luogo di alter nell'iscrizione relativa ad A. ha invece, già da Giulini (1760) e sino a tempi recenti, causato la ingannevole determinazione del luogo di provenienza dell'artefice in Alzate, nonostante già Tiraboschi (1787) e poi Novati (1910) avessero ristabilito la corretta lezione alter.La porta Romana fu edificata a partire dal 1171, durante i lavori di ricostruzione delle mura successivi al rientro dei Milanesi in città nel 1167, dopo le distruzioni del Barbarossa. Confermata a doppio fornice, essa era situata sull'asse dell'od. corso di Porta Romana in prossimità della basilica di S. Nazaro. I rilievi erano collocati sulle cornici d'imposta degli archivolti; la tamponatura del fornice di sinistra nel sec. 14° causò l'occultamento di parte dei rilievi. Nel 1793 la porta fu demolita e le sculture furono collocate sulla facciata di un adiacente edificio in costruzione su progetto di Pollack. Nel 1895 la Consulta Archeologica curò il trasporto dei rilievi presso i Musei Civici; l'attuale sistemazione si deve a Beltrami e ricostruisce l'assetto delle fasce scolpite sul pilastro centrale e sull'imposta esterna dell'arco destro (Beltrami, 1895). Sul pilastro le sculture raffigurano il rientro dei cittadini in Milano (opera di Girardo) e il corteo delle truppe della Lega Lombarda guidato verso la città - rappresentata schematicamente insieme a Cremona, Brescia e Bergamo - da un frater Iacobus (opera di A.); sull'imposta di destra è raffigurato emblematicamente S. Ambrogio che caccia gli ariani da Milano (A. o suo collaboratore).I rilievi, di recente considerati anche in relazione all'iconografia militare (Boccia, 1989; Settia, 1989), sono stati pressoché unanimemente giudicati - insieme alla lastra raffigurante la processione della Vergine 'Idea' da S. Maria Beltrade (ora presso le Civ. Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano) e all'architrave di S. Celso - come espressione dello scadimento del linguaggio figurativo nella scultura di ambito milanese del tardo 12° secolo. Non è tuttavia sfuggito alla critica lo scarto stilistico, nonché più latamente qualitativo, tra i due artisti, anche in relazione alle differenze grafiche riportate dalle iscrizioni (Carotti, 1896), con l'individuazione talora di altre maestranze attive all'interno dell'opera. Tale scarto si esplicita in A. nell'accentuazione volumetrica e nell'arcaizzante concezione compositiva a figure rigidamente accostate, in Girardo - per il quale si è parlato di caratteri 'niccoleschi' (Arslan, 1954) e che appare comunque personalità artisticamente più dotata - in una maggiore scioltezza narrativa e finezza plastica. Sono state altresì proposte per A. ascendenze nel pulpito del S. Ambrogio a Milano e per Girardo nei capitelli del S. Michele di Pavia (Binaghi Olivari, 1972). A Girardo, o a un suo collaboratore, è pure ascritta la figura maschile sedente su un drago, erroneamente interpretata come immagine del Barbarossa, proveniente dalla stessa porta Romana.Studi recenti suggeriscono l'attribuzione ad A. della responsabilità progettuale nell'articolazione strutturale della porta in ragione del richiamo iperbolico, nell'iscrizione relativa all'artefice, alla mitica figura di Dedalo, oltre che all'impiego del verbo formavit, da riferire plausibilmente alla composizione di elementi architettonici (Segagni Malacart, 1989).Un simile indirizzo critico trova conferma nella collocazione isolata della firma di A. su un concio della struttura - a differenza della 'firma' di Girardo, posta sulle sculture - anche se l'assoluta identità grafica di tale iscrizione con i tituli che corredano la fascia sottostante con il corteo delle truppe lascia intuire l'attività di A. sul duplice versante della progettazione architettonica e della scultura.Allo stesso modo la compresenza di due pur diverse personalità di artefici va intesa non già nel senso di un generico quanto fuorviante rapporto di subordinazione dell'uno all'altro, ma più opportunamente ricondotta al complesso problema delle collaborazioni artistiche e della divisione di competenze nel cantiere medievale (Romanini, 1989).
Bibl.: Fonti. - C. Torre, Il ritratto di Milano, Milano [1674], p. 19; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne' secoli bassi, VI, Milano 1760, p. 397 ss.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, III, Modena 1787, pp. 471-472; C. de Rosmini, Dell'Istoria di Milano, I, Milano 1820, p. 192; O. Lehmann-Brockaus, Schriftquellen zur Kunstgeschichte des 11. und 12. Jahrhunderts für Deutschland, Lothringen und Italien, Berlin 1938, nr. 2240. Letteratura critica. - F. W. Unger, s.v. Anselmus, in Allgemeines Künstler-Lexikon, II, Leipzig 1878, p. 89; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, X, Milano 1892, pp. 6-12; L. Beltrami, I bassorilievi commemorativi della Lega Lombarda già esistenti alla antica Porta Romana, Archivio Storico Lombardo, s. III, 22, 1895, 4, pp. 395-416; G. Carotti, Relazione sulle antichità entrate nel Museo patrio di Archeologia in Milano, ivi, 23, 1896, 5, pp. 421-448; M. G. Zimmermann, Oberitalische Plastik im frühen und hohen Mittelalter, Leipzig 1897, pp. 100-101; Venturi, Storia, III, 1904, pp. 205-211; G. Swarzenski, s.v. Anselmus, in Thieme-Becker, I, 1907, p. 542; P. Mezzanotte, Degli archi di Porta Romana, Archivio Storico Lombardo, s. IV, 37, 1910, 14, pp. 423-438; F. Novati, Anselmo, il 'nuovo Dedalo', ivi, pp. 505-507; Toesca, Medioevo, 1927, p. 782; S. Vigezzi, La scultura in Milano, Milano 1934, pp. 75-77; E. Arslan, La scultura romanica, in Storia di Milano, III, Milano 1954, pp. 590-591; M. Bonicatti, Studi di Storia dell'Arte sulla Tarda Antichità e sull'Alto Medioevo, Roma 1963, pp. 295-302; T. Binaghi Olivari, I rilievi di Porta Romana e alcune sculture milanesi del XII secolo, in Contributi dell'Istituto di Storia dell'Arte medioevale e moderna (Università Cattolica del S. Cuore. Scienze Storiche, 14), II, Milano 1972, pp. 44-52; L.G. Boccia, L'iconografia delle armi in area milanese dall'XI al XIV secolo, in Il millennio ambrosiano. La nuova città dal Comune alla Signoria, a cura di C. Bertelli, Milano 1989, pp. 188-207: 188-190; A.M. Romanini, Arte comunale, in Milano e il suo territorio in età comunale (XI-XII secolo), "Atti dell'XI Congresso Internazionale di Studi sull'Alto Medioevo, Milano 1987", Spoleto 1989, pp. 23-52: 25-31; A.A. Settia, I Milanesi in guerra. Organizzazione militare e tecniche di combattimento, ivi, pp. 265-290: 276; A. Segagni Malacart, La scultura figurativa milanese dal 1100 al 1170 circa, ivi, pp. 783-794: 788-790.