FOLENGO, Anselmo
Nacque a Mantova, molto probabilmente intorno agli anni Trenta del sec. XV, dalla stessa antica famiglia mantovana della quale fece parte il più famoso Teofilo. Suo padre, Bartolomeo de' Folenghi (morto nel 1447), un mercante membro dell'arte della lana e consigliere del Comune di Mantova dal 1416, era infatti cugino di Giacomo, nonno dell'autore delle Maccheronee. C. D'Arco nel suo Delle famiglie mantovane riferisce che il F. sposò Maria Ruberti dalla quale ebbe tre figli, Margherita, Sigismondo e Francesco; il secondo entrerà anch'egli al servizio dei Gonzaga, ricoprendo in un primo tempo la carica di rettore dell'ospedale di Mantova nel 1500, poi nel 1519 quella di massaro del Comune.
Le prime notizie documentate lo indicano vicerettore dello Studio di diritto di Ferrara nel 1451. Alla scadenza del suo mandato fece ritorno a Mantova, dove venne iscritto al Collegio dei giureconsulti mantovani. Nel 1459 durante la Dieta di Mantova, voluta da Pio Il per indire una crociata contro i Turchi, la famiglia del F. ospitò nella propria casa, situata nell'antico quartiere di S. Giacomo, il cardinale di Sabina Isidoro di Kiev. Dopo l'insuccesso politico della Dieta di Mantova, dove non si concretizzò alcuna seria iniziativa contro i Turchi, il F. venne inviato alla fine di aprile del 1460 quale ambasciatore straordinario presso l'imperatore Federico III; questi era intenzionato a indire a sua volta una propria Dieta in Germania e per tale motivo aveva richiamato presso di sé principi e ambasciatori dei maggiori Stati: ciò equivaleva a sancire solennemente il fallimento della Dieta di Mantova.
Testimonia di quella missione del F. un suo vivace carteggio con il marchese Ludovico Gonzaga; nelle missive l'oratore mantovano sottolineava le condizioni miserabili delle località che egli attraversò, percorrendo le regioni appartenenti all'Impero; in quelle stesse lettere il F. derideva la corte cesarea, soprattutto di Vienna, anticipando in qualche modo la verve canzonatoria dei cugino Teofilo.
Nel corso di tutta la sua vita il F. altemò incarichi diplomatici a compiti di amministratore in varie località del territorio gonzaghesco per conto dei signori di Mantova, dapprima con Ludovico Gonzaga secondo marchese, poi con il figlio di questo, Federico, e infine con il quarto marchese di Maritova Francesco Gonzaga.
Dopo essere tomato dalla missione, il 29 dic. 1460 il F. fu nominato vicario di Revere, carica che ricoprì fino all'11 febbr. 1463; il gran numero di lettere, contenenti soprattutto notizie amministrative, testimonia la sua incessante operosità; alcune delle missive contengono notizie assai utili sotto il profilo storico architettonico, riferendosi al palazzo gonzaghesco di Revere per il quale aveva lavorato il fiorentino Luca Fancelli, e dove, nel 1459, aveva soggiornato papa Pio II.
Nel marzo del 1463 il F. divenne vicario di Ostiano; questo possedimento era di proprietà di Ludovico Gonzaga solo dal 1456, anno della morte di suo fratello Carlo cui era stato assegnato alla morte del padre, Gianfrancesco, nel settembre 1444.
Nel 1466 il F. venne nominato vicario di Castelgoffredo, provvedendo a quest'incarico fino al 5 apr. 1468. In questo periodo, secondo un documento notarile del 1467, il F. e i suoi fratelli Iacopo, Giovanni e Giovan Francesco (15 novembre) vennero creati "cometes Sacrii Palatii" per i servigi resi ai signori di Mantova.
L'8 dicembre dell'anno successivo il F. era a Ferrara insieme con altri mantovani recatisi per conto del marchese Ludovico nella città emiliana a omaggiare l'imperatore sceso in Italia per incontrare il papa. Il F. seguì quindi il sovrano fino a Roma. Questa nuova missione venne da lui portata a termine mentre ricopriva la carica di podestà di Viadana, che aveva assunto il 1° ott. 1468 e che mantenne fino al 21 apr. 1473.
Il 27 giugno 1474, secondo quanto informa un'istruzione di Ludovico Gonzaga, il F. venne nuovamente inviato quale suo oratore straordinario alla corte cesarea per esporre all'imperatore alcuni contrasti che Ludovico aveva con il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza. Questi, modificando i precedenti capitoli di condotta stipulati con il Gonzaga, pretendeva l'aiuto del marchese di Mantova anche nel caso in cui lo stesso imperatore avesse attaccato il Milanese. Il F. aveva inoltre l'incarico di ottenere dall'imperatore l'attribuzione di Viadana e di altre terre situate ai confini col Cremonese. Il successo di tale missione è testimoniato dall'investitura che l'imperatore Federico concedeva a Ludovico Gonzaga il 22 apr. 1478 da Graz e in cui gli era riconosciuto in proprietà allodiale il possesso di Bozzolo, Dosolo, Gazzuolo, Isola Dovarese, Pomponesco, Rivarolo, Sabbioneta, San Martino dell'Argine e Viadana, anche questi beni già appartenuti al defunto Carlo Gonzaga.
Alcune lettere del F., datate dal dicembre 1474 al marzo 1476, lo indicano presente a Mirandola per ricoprirvi la carica di podestà. Successivamente, ritornato al servizio di Ludovico Gonzaga, egli fu vicario di Borgoforte dal 3 maggio al 31 ottobre 1477, quando tornò ad amministrare il vicariato di Castelgoffredo fino al luglio 1478. Due mesi dopo dovette ancora trasferirsi, questa volta a Sermide, come podestà, rimanendovi dall'11 sett. 1478 al 2 maggio 1479. Nel 1480 fu massaio generale del Comune di Mantova, carica che ricoprì ancora nel 1482 e fino al 1484; in quest'ultimo anno morì Federico Gonzaga, succeduto sei anni prima a Ludovico. Proprio dalle mani del F., nelle sue funzioni di massaro, il nuovo marchese Francesco Gonzaga ricevette la bacchetta dei governo e del dominio della città di Mantova il 24 luglio 1484.
Nel 1481 il F. fu eletto presidente del Collegio dei giureconsulti di Mantova, carica che veniva ricoperta a tunio, per un anno, dal giudice più anziano. Dal 3 nov. 1484 ritornava ancora a Viadana, di nuovo come podestà, mantenendo questo incarico per ben sette anni, fino al 3 dic. 1491.
La sua carriera amministrativa sembra ufficialmente concludersi nel 1494. Dopo di allora non si incontrano più notizie del F. il quale morì, probabilmente nella stessa Viadana, tra il 1° apr. 1497, data in cui fu redatto il suo testamento e il 20 agosto dello stesso anno, quando figurava già morto in un inventario dei suoi beni conservato tra le registrazioni notarili dell'Archivio di Stato di Mantova. Il suo corpo fu in seguito trasportato a Mantova e sepolto nella chiesa di S. Agnese, dove venne ricordato da una lapide posta sul suo sepolcro dagli eredi nel 1507.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Registrazioni notarili, anno 1467 c. 561; 1494 c. 413; 1497 cc. 17 e 450; Archivio Gonzaga, buste 426, 439, 522, 843, 1228, 1310, 1339, 2394-2397, 2400, 2406-2409, 2412-2416, 2419-2421, 2423, 2424, 2430, 2437, 2439, 2445, 2446, 2883, 2897, 2991; Libri delle patenti, 2, 3; Libri dei decreti, 13, 15, 16, 28, 33; b. 3580: Libro dello Statuto del Collegio dei giureconsulti mantovani, c. 43r; Documenti... D'Arco, Annotazioni genealogiche di famiglie mantovane, IV, p. 118; Mantova, Bibl. com., ms. 1.1.24: A. da Schivenoglia, Istoria delle famiglie di Mantova, c. 1r; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, Mantova 1955, 11, pp. 92, 136; C. D'Arco, Studi intorno al Municipio di Mantova, Mantova 1874, VI, pp. 127, 129; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, Lucca 1901, p. 24; Id., Lo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, Ferrara 1903, p. 68; G.B. Picotti, La Dieta di Mantova e la politica dei Veneziani, Venezia 1912, p. 366; A. Luzio, L'Archivio Gonzaga di Mantova, Verona 1922, pp. 96, 245.