ANSERAMO da Trani
Originario di Trani, attivo come scultore in Puglia nella seconda metà del sec. XIII. Il suo nome appare nel portale ogivale, caratterizzato da una ricca decorazione vegetale, dell'antica collegiata di Terlizzi, ricomposto nel 1862 nell'oratorio della Madonna del Rosario ("Tranuni quem genuit doctor scalpendo peritus Anseramus opus porte feliciter implet"); nel timpano è un bassorilievo rappresentante l'Ultima Cena; sull'architrave sono: l'Annunciazione, i Tre Magi, la Natività e la Crocifissione. Nel portale e nelle sue figurazioni ritornano i motivi più consueti della cultura pugliese del sec. XIII: un persistente gusto bizantino (evidente nell'iconografia dell'Ultima Cena), influenze musulmane e 'gotiche' (la decorazione e la forma del portale), ricordi classici (come nelle due teste sporgenti dalle mensole) e tardo-antichi; A. da Trani riesce a comporre in unità tali disparati e contrastanti motivi almeno sotto l'aspetto di una ricerca decorativa, la cui grossolanità non esclude una carica di spontanea vitalità.
A. aveva anche eseguito (1292) un grande tabernacolo per la cattedrale di Bari - simile a quello della collegiata di Barletta - poi distrutto, del quale si sono ritrovati alcuni frammenti, oggi nel Museo di Bari; su uno di essi è la seguente iscrizione: "Has Anseramus Tranensis origine sculpsit sculpturas summus qui sculptor in arte refulsit". Il Bertaux gli attribuisce anche i frammenti del frontone di una tomba - la cui decorazione mostra qualche rapporto con quella del citato portale - conservati nella prigione di Terlizzi; vi appare un'iscrizione frammentaria che termina così: "T[Tranensis?] fecit hoc opus". Il suo nome ritorna ancora in una delle due iscrizioni, sopra il sepolcro dei bambini della famiglia Falcone nella chiesa di S. Margherita a Bisceglie. La pertinenza di tale iscrizione al sepolcro - databile 1276 - e quindi l'attribuzione ad A. di quest'ultimo, accettata dal Bertaux, è negata dal Haseloff, in base al confronto stilistico con il portale di Terlizzi, unica opera sicura dello scultore, e alla grandezza dell'iscrizione stessa (cm 35 × 84), che certo è da riferirsi ad un sepolcro di dimensioni maggiori.
È merito del Haseloff infine avere escluso l'identifìcazione di A. da Trani con Anserano, architetto del distrutto castello di Federico II ad Orta, che conosciamo da un'iscrizione, conservata ad Orta Nova e proveniente dal castello suddetto. L'impossibilità di riconoscervi A. da Trani appare evidente quando si consideri la diversità del nome (Anseramo - Anserano); la mancanza dell'indicazione della provenienza da Trani; la distanza di tempo tra l'iscrizione del castello di Orta - eseguito verso il 1235 - e le opere di A. da Trani, con le quali si giunge all'ultimo decennio del secolo XIII.
Bibl.: P. Fantasia, Su taluni frammenti di scultura rinvenuti nel Duomo di Bari, Bari 1890, pp. 25-34; F. Gabotto, La Chiesa di Bisceglie dal vescovo Bisanzio al vescovo Nicolò, in Arch. stor. per le prov. Napoli., XX(1895). pp. 723 s. ; M. Cirillo, Ancora del Palazzo di Federico ad Orta, in Napoli nobilissima, VII(1901), pp. 75-77; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, I, Paris 1904, pp. 704, 756-761 780; A. Haseloff, DieBauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920, pp. 8894; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, Il Medioevo, Torino 1927, pp. 841, 906; A. Petrucci, Cattedrali di Puglia, Roma 1960, pp. 24, 66. 74, 89, 103 s. ; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 542 s.