ANSERAMO da Trani
Scultore originario di Trani, attivo in Puglia nella seconda metà del 13° secolo. Sicuramente pertinente all'artista è il portale ogivale eseguito per l'antica collegiata di Terlizzi e conservato, ricomposto, nell'oratorio della Madonna del Rosario. Il nome di A. compare nell'iscrizione: "+ Tranum quem genuit / doctor scolpendo peritus / Anseramus op(us) p(or)te felicit(er) implet". L'artista è menzionato ancora in una iscrizione posta sulla tomba dei bambini della famiglia Falcone, databile al 1276, in S. Margherita di Bisceglie e in un frammento superstite del ciborio che lo stesso A. eseguì per la cattedrale di Bari nel 1292. In questa iscrizione, conservata presso la Soprintendenza per i Beni ambientali, architettonici, artistici e storici della Puglia insieme con altre parti provenienti dal distrutto ciborio, si legge: "Has Anseramus Tranensis origine sculpsit / sculpturas summus qui sculptor in arte refulsit".Il portale di Terlizzi, caratterizzato da una ricca e fantasiosa decorazione vegetale, presenta nel timpano il bassorilievo con l'Ultima Cena e nell'architrave l'Annunciazione, i Magi, la Natività e la Crocifissione. Nelle figurazioni, ma soprattutto nelle parti decorative dove l'artista ha modo di esprimere più compiutamente un virtuosismo tecnico di alto livello, i motivi propri della scultura pugliese d'ambito federiciano si fondono con altri liberamente desunti dal mondo tardoantico, bizantino e musulmano. Analoga commistione e ricchezza di temi caratterizzava, secondo Bertaux (1903), il frammento di timpano, oggi scomparso, che si conservava nella prigione di Terlizzi. Sempre Bertaux, che riconosceva riferibili all'artista sia i brani superstiti del ciborio barese, sia la tomba dei fanciulli Falcone a Bisceglie, propose l'identificazione di A. con l'architetto del distrutto castello di Federico II a Orta. Diversamente Haseloff (1920), oltre a negare tale identificazione, mise in dubbio l'appartenenza alla tomba Falcone del frammento con l'iscrizione relativa ad Anseramo. Anche per ragioni stilistiche egli indicò inoltre il sacello come pertinente ad artista diverso da quello che si firma nel portale di Terlizzi.
Bibl.: P. Fantasia, Su taluni frammenti di scultura rinvenuti nel Duomo di Bari (Annuario del R. Istituto tecnico e nautico di Bari, 8), Bari 1890; F. Gabotto, La Chiesa di Bisceglie dal vescovo Bisanzio al vescovo Nicolò, Archivio storico per le Provincie napoletane 20, 1895, pp. 684-747; M. Cirillo, Ancora del palazzo di Federico ad Orta, NN 10, 1901, pp. 75-77; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1903 (19682), II, pp. 756-760; s.v. Anseramo von Trani, in Thieme-Becker, I, 1907, pp. 542-543; A. Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920, pp. 88-94; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 878, 879 n. 67; A. Petrucci, Cattedrali di Puglia, Roma 1960 (19642), pp. 66, 103-104; Mostra dell'arte in Puglia dal Tardoantico al Rococò, Roma 1964, pp. 23-24; M.S. Calò Mariani, in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux, Roma 1978, V, pp. 957-966; P. Belli D'Elia, Scultura pugliese di epoca sveva, in Federico II e l'arte del Duecento italiano, "Atti della III Settimana di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma, Roma 1978", Galatina 1980, I, pp. 265-287; M.S. Calò Mariani, L'arte del Duecento in Puglia, Torino 1984, pp. 193-202.M.C. Rossini