ansia
Condizione di tensione psicosomatica, generalmente vissuta come penosa passività verso eventi dannosi che il soggetto pensa stiano verificandosi o teme possano verificarsi; in questi casi gli eventi temuti sono estremamente improbabili o addirittura impossibili, oppure possono verosimilmente prodursi, ma vengono avvertiti e temuti in modo abnorme. Questi criteri distintivi sono particolarmente utili quando è necessaria una differenziazione tra a. e paura. L’a. viene considerata un fenomeno generale, presente, anche se in gradi diversi, nello sviluppo psichico di ciascuno. Nell’adulto, tuttavia, l’a. è spesso associata ad altri sintomi di tipo nevrotico o psicotico. Finché l’a. si mantiene a livelli bassi, pur essendo sempre spiacevole per il soggetto, produce modificazioni positive quali un aumento della velocità associativa, della velocità di apprendimento e della capacità di formare giudizi validi sulla realtà (a. strutturante), ma a livelli superiori essa determina modificazioni di senso contrario, tanto più gravi quanto maggiore è l’entità dello stato ansioso: la velocità associativa diminuisce finché l’attività associativa stessa si blocca completamente, l’apprendimento diventa difficoltoso o impossibile, il campo di coscienza si restringe fino a comprendere un solo tema (monoideismo), oppure la coscienza si sfalda completamente (stato confusionale, stupore), rendendo impossibile ogni rapporto del soggetto ansioso con il mondo esterno e interno (a. destrutturante). Queste gravi alterazioni intellettive sono relativamente rare. Per quanto riguarda poi la vita affettiva del soggetto ansioso, essa risulta quasi sempre ridotta, irrigidita o falsificata.
Secondo Freud, in alcune situazioni il soggetto viene a essere sottoposto a un afflusso di stimoli, esterni o interni, che egli non riesce a gestire, e l’impotenza psichica e fisica che ne deriva determina una grave crisi di a. (automatische Angst); quando poi si producono situazioni che per qualche loro aspetto sono, direttamente o indirettamente, collegate alle prime situazioni ansiogene, la coscienza del soggetto avverte di nuovo a., ma in forma attenuata (Angstsignal), tale comunque da determinare una reazione di allarme e, conseguentemente, comportamenti atti a eludere il pericolo. Le situazioni che producono gravi crisi di a. (situazioni traumatiche) sono soggette alla rimozione, venendo così meno anche la possibilità di comprendere e fronteggiare in modo non automatico le situazioni nuove, sempre più numerose, in cui l’a. viene riattivata a causa di collegamenti associativi inconsci. Secondo Freud, nel corso dello sviluppo infantile, specie nei primi mesi di vita, possono rintracciarsi alcune a. caratteristiche quali, per es., quelle che insorgono quando il bambino è solo, al buio, o in presenza di un estraneo.