ANTALCIDA ('Ανταλκίδας)
Spartano, figlio di Leonte, dopo due anni che Sparta era in guerra (la guerra detta corinzia) con una lega di stati greci sostenuti dalla Persia, andò (392 a. C.) dal satrapo persiano Tiribazo per proporre la pace, e Tiribazo gli offrì la pace a condizione che si riconoscesse la sovranità del gran re sul territorio del litorale dell'Asia Minore; il re persiano avrebbe alla sua volta lasciato libere le isole greche. Il satrapo diede nascostamente ad A. i mezzi per armare una flotta affinché gli Ateniesi e gli alleati impensieriti si piegassero alla pace; ma il re Artaserse Mnemone non approvò la politica del suo satrapo e lo richiamò. Pochi anni dopo però il re di Persia cambiò d'amiso, reintegrò Tiribazo nella sua dignità e mostrò disposizioni benemle verso Sparta: A. fu eletto navarca, e con Tiribazo si recò alla corte del gran re, dove fu accolto con tutti gli onori. Tornato in Grecia, riu̇sci a tagliare la flotta ateniese, che era nella Propontide, dal Mare Egeo. Fu così possibile iniziare le trattative di pace, e nell'inverno del 387-386 i plenipotenziarî delle città greche furono invitati a Sardi da Tiribazo, dove furono ad essi comunicate le condizioni seguenti; che tutto il continente dell'Asia Minore comprese le città greche appartenesse al re, e per di più l'isoletta di Clazomene e l'isola di Cipro: tutte le altre città greche fossero autonome, tranne Lemno, Imbro e Sciro, che dovevano appartenere agli Ateniesi. I Tebani sulle prime recalcitrarono, pretendendo di rappresentare tutti i Beoti, ma in seguito al contegno energico di Agesilao si piegarono. Si concluse così una pace, che segnava l'asservimento della Grecia alla Persia. Nel 372 A. tornò in Persia, per ottenere il mantenimento delle condizioni stabilite nella pace del 387-86, e vi riuscì; ma inutilmente tornò in Persia nel 367, essendo stata a Leuttra fiaccata la potenza spartana. Cadde in disgrazia dei suoi concittadini, e si tolse la vita per fame.
Fonti: Plutarco, Artaserse, 3 (per la discendenza paterna); Senofonte, Elleniche, IV, 8; 12, 14-16; Plutarco, Agesilao, 23, 2; Apoftegmi spartani, 60 (Moralia, p. 213, A-B). Su A., navarca spartano nel 388: Senofonte, ibid., V, 1, 6, Diodoro, XVI, 10, 2. Accoglienza a Susa presso il re di Persia: Senofonte, ibid., V, 1, 25, 31; Plutarco, Artaserse, 21, 4, 5, 22, 1; Pelopida, 30, 4; Simposio dei sette sapienti, VII, 8, 4 (Moralia, p. 713 E); Eliano, Varia Storia, XIV, 39; Ateneo, II, 48, a; Polieno, II, 24; Demostene, XX, 54; Polibio, I, 6, 2.
Bibl.: W. Judeich, Kleinasiatische Studien, Marburgo 1892, pp. 81 segg., 103 sgg., 197 segg.; E. Meyer, Geschichte des Altertums, V, Stoccarda 1921, p. 249 segg., 267 segg., 270 segg., 396 segg. 443 segg.; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., III, i, Berlino 1922, pp. 81, 93 segg., 161; ii, Berlino 1923, p. 224; F. Nolte, Die historisch-politischen Voraussetzungen des Königsfriedens von 386 v. Chr., Francoforte sul M. 1923.