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PAVELIĆ, Ante

di Oscar Randi - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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PAVELIĆ, Ante

Oscar Randi

Uomo politico croato, nato a Bradina (Ivanplanina, Erzegovina) il 14 luglio 1889. Si laureò in giurisprudenza, a Zagabria. Durante la prima Guerra mondiale, prestò servizio militare nell'esercito austro-ungarico. Dopo la costituzione del regno dei Serbo-Croati-Sloveni, fu uno dei promotori delle prime dimostrazioni studentesche contro l'unione con la Serbia. Continuatore delle idee nazionaliste radicali croate di Stefano Radić, A. Starčević e I. Frank, ma spirito realista, contribuì a creare la collaborazione fra il Partito del diritto allo stato croato (Pravaš), di cui fu segretario e deputato, quello repubblicano dei contadini croati e l'Unione croata. Conscio tuttavia dell'insufficienza delle forze croate nella lotta separatista, si orientò verso i paesi "revisionisti" del trattato di Versailles, in primo luogo l'Italia, indi la Germania, l'Ungheria, la Bulgaria. L'eccidio dei deputati radiciani nella Skupština di Belgrado, favorì i piani di P.: il giorno 7 gennaio 1929, successivo alla proclamazione della dittatura di re Alessandro, costituì a Zagabria il movimento di liberazione Ustascia (v. in questa App.) e, pochi giorni dopo, emigrò all'estero.

Soggiornò prima a Vienna, poi in Bulgaria, dove strinse alleanza coi rivoluzionarî macedoni, attirandosi da Belgrado una condanna a morte in contumacia (1929). Nel 1931 si trasferì in Italia, dove fece convergere tutti i profughi politici dalla Croazia. Per le proteste di Belgrado, essi furono confinati alle Lipari dal governo fascista, meno P. che rimase libero sotto la protezione di Mussolini. Restato vano un memoriale (1929) alla Società delle Nazioni, promosse nel 1932 con gli Ustascia il tentativo di rivolta della Lika, presto soffocato da Belgrado e, due anni più tardi, l'assassinio di re Alessandro (9 ottobre 1934). Nel processo tenuto ad Aix-en-Provence il P. fu condannato a morte in contumacia; arrestato in Italia, ne fu negata l'estradizione e rimase in carcere, a Torino, fino al marzo 1936; liberato, non gli fu consentita alcuna attività, in ossequio all'accordo di Belgrado (1937).

L'11 aprile 1941, quando la Iugoslavia fu invasa dalle armate tedesco-italiane, P. si insediò a Zagabria, capo (poglavnik) del governo e del nuovo stato indipendente croato. Tuttavia il consenso generale dei Croati, mentre era largo sul punto dell'indipendenza, era poi circondato da ampie riserve di fronte a un'indipendenza portata da un regime dittatoriale fascista e sostenuta dalle baionette straniere. Nei quattro anni, quanto durò lo stato croato indipendente (fino al 6 maggio 1945), P. resse il governo con risolutezza fanatica fino alla crudeltà, non senza un fondo realistico, al quale sacrificò brani di terra croata, pur di salvare il principio.

Fissi gli occhi alla visione di una Croazia cattolica, Antemurale christianitatis, in lotta come per una storica missione con gli infedeli maomettani e ortodossi, infiltratisi nel corso dei secoli con la violenza nel corpo croato, specie nella Bosnia-Erzegovina, volle attuare l'idea di liberarsi con altra violenza da quegli "intrusi" (due milioni di ortodossi e forse un milione di musulmani, su un totale di poco più di 6 milioni di abitanti). Degli ortodossi un terzo fu massacrato, un terzo costretto alla fuga in Serbia e il resto convertito a forza al cattolicesimo. Volle troppo innovare: il distacco della lingua croata dalla serba; il trasferimento della capitale da Zagabria, periferica, a Banjaluka, nel centro della Bosnia. Richiamò in vita lo storico Sabor ("dieta") croato; favorì il progresso culturale, industriale, economico, edilizio, ecc. Ma il popolo croato non gli perdonò la rinuncia alla costa dalmata, il servilismo agli ordini di Hitler e Mussolini. L'antagonismo fra gli occupanti tedeschi e italiani, anche prima dell'8 settembre 1943, confuse ancor più la situazione e indebolì la posizione personale di P. che il 6 maggio 1945 fuggì da Zagabria in Austria, dove si consegnò agli Alleati. Ha potuto poi, a quanto sembra, rifugiarsi nell'America meridionale.

Bibl.: I. Bogdan, A. P. riešio je hrvatsko pitanje, Zagabria 1942.

Vedi anche
ustascia Termine usato dagli Slavi balcanici per indicare coloro che lottavano contro i Turchi e ripreso da A. Pavelić per designare gli appartenenti al movimento croato di ribellione contro il predominio serbo nella vita iugoslava, da lui promosso a partire dall’ottobre 1928 e meglio definito dopo il colpo di ... fascismo Movimento politico italiano fondato nel 1919 da B. Mussolini, giunto al potere nel 1922 e rimasto al governo dell’Italia fino al 1943. ● Per estensione il termine indica movimenti e regimi sorti in Europa e in altri continenti, dopo la Prima guerra mondiale. 1. Le origini del fascismo in Italia Le origini ... Slavko Kvaternik Generale e uomo politico croato (Vučinić 1878 - Zagabria 1947), diresse in patria l'organizzazione ustascia, facente capo a A. Pavelić, e nel 1941, proclamatosi lo stato indipendente di Croazia, ne divenne vice primo ministro e generalissimo, e come tale combatté a fondo il movimento partigiano e l'elemento ... Vladimir Maček Maček ‹màček›, Vladimir. - Uomo politico croato (Jastrebarsko 1879 - Washington 1964). Alla morte di S. Radić (1928) divenne presidente del partito dei contadini croati e si dichiarò fautore di una "unione personale" fra Croazia e Serbia sotto Pavel Karađorđević. In opposizione al centralismo di Belgrado, ...
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    PAVELIĆ, Ante (App. II, 11, p. 511) Uomo politico croato, morto a Madrid il 28 dicembre 1959.
Vocabolario
ante-
ante- [dal lat. ante «prima, davanti»]. – Prefisso che, in parole derivate dal latino o formate modernamente (come anteporre, anteguerra, ecc.), indica precedenza nel tempo e più raramente nello spazio (v. anche anti-2). Talora staccato,...
ante
ante avv. [dal lat. ante], ant. – Avanti, prima: o poscia od ante (Petrarca). Per l’uso con funzione prepositiva, v. ante-.
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