ANTENORE d'Atene
Figlio di Eumare, scultore d'Atcne. Il padre fu con ogni probabilità pittore famoso ed egli stesso tra i maggiori artisti del suo tempo, tanto che lo stato gli affidó l'esecuzione delle statue dei Tirannicidi, cioè di Armodio e Aristogitone, statue erette poco dopo la cacciata di Ippia, nel 510 a. C. Erano di bronzo e furono prese come bottino di guerra da Serse, restituite ad Atene dopo le vittorie d'Alessandro. L'arte del maestro ci è nota da un originale firmato di tutt'altro tipo, di marmo policromato: una statua muliebre (v. fig.) rinvenuta sull'Acropoli tra i resti della devastazione persiana. Lo stile risente ancor molto dell'arte ionica e specialmente della scuola di Chio dove, come tutto sembra indicare, s'era compiuto lo sviluppo del motivo statuario; tuttavia Antenore ha trattato il tema plastico con una grandiosità nuova, per quanto a noi risulta, specialmente nell'impostazione della figura e nella costruzione dei volumi, distinguendosi decisamente dalla delicatezza un po' leziosa dei maestri insulari. La testa è idealizzata maestosamente, senza compromettere la finitezza rigorosa dei particolari, stilizzati con il senso ornatistico dei primitivi.
L'iscrizione della base ha rivelato anche il nome del dedicante, per il quale fu eseguito il lavoro: un Nearco, probabilmente il noto fabbricante di vasi dipinti che lavorò appunto nella seconda metà del sec. VI.
Dell'opera più famosa non resta alcuna traccia: possiamo farcene un'idea guardando i nudi virili nelle metope del tesoro d'Atene a Delfi.
Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, I, Lipsia 1907; G. Dickins, Catal. of the Acrop. Museum, Cambridge 1912, p. 228 segg.; H. Schraber, Auswahl Archaischer Marmorsculpturen aus der Akropolis, 1913, tav. III, p. 14 segg.