Antenore
. Principe troiano, parente di Priamo (cfr. Ovid. Met. XIII 201), descritto da Omero come uomo savio ed eloquente, che consigliò invano la restituzione di Elena ai Greci (Il. III 148 ss., 203 ss., 262 ss.; VII 345 ss.); dopo la distruzione di Troia venne in Italia e fondò Padova (Livio I I; e v. anche Aen. 1242-249; Lucan. Phars. VII 194). Secondo una versione assai diffusa nel Medioevo (attestata già in Servio, ad Aen. I 242), narrata con dovizia di particolari nella Historia de excidio Troiae di Darete Frigio (opera che però non pare direttamente conosciuta da D.), A. avrebbe cercato l'accordo con i Greci e si sarebbe anzi macchiato di tradimento contro la propria patria (secondo Darete, con la complicità di Enea: particolare ovviamente non accettato da D.) consegnando ai nemici il Palladio e aprendo il cavallo di legno, già introdotto in Troia.
Ai tempi di D. i Padovani proclamavano fieramente l'origine antenorea della loro città, e in un'antica arca (ancor oggi visibile nella piazza dedicata al mitico fondatore) indicavano, per suggerimento di Lovato dei Lovati, la tomba di Antenore. Per questa tradizione D., con vari altri scrittori, li chiama Antenori (Pg V 75; e cfr. Eg I 28): senza che per ciò si debba parlare necessariamente di appellazione spregiativa, dal momento che i Padovani stessi si designavano in tal modo (e cfr. l'egloga di Giovanni del Virgilio a D. [III 88], dove l'aggettivo " frigio " non vuoi certo suonare offensivo per il Mussato). Sta di fatto tuttavia che l'appellativo ‛ Antenòri ' compare in un'allusione indeterminata che fa pensare al tradimento (là dov'io più sicuro esser credea, Pg V 76), mentre non senza precisa intenzione alla seconda zona del nono cerchio infernale, ove immersi fino a mezza faccia nel ghiaccio di Cocito stanno i traditori della patria o del proprio partito, è dato il nome di Antenora (If xxxil 88). Forse D. non intendeva con ciò scoccare proprio una precisa frecciata anti-padovana (che sarebbe da imputare alla politica strettamente guelfa e anti-scaligera di quel comune, condotto perciò nel 1312 al pronunciamento anti-imperiale); ma certamente il poeta dimostra con ciò per quella città scarsa simpatia e freddezza, che si preciserà, all'altezza del Paradiso (IX 48), in giudizio tagliente per la politica seguita dai suoi cittadini.