CARO, Anthony
Scultore inglese, nato a New Malden (Surrey) l'8 marzo 1924. Fra il 1937 e il 1942, nei periodi di vacanza scolastica, compì un apprendistato presso lo scultore C. Wheeler. Dopo aver studiato ingegneria al Christ's College di Cambridge (1942-44), seguì corsi di scultura al Regent Street Polytechnic e alla Royal Academy di Londra. Fra il 1951 e il 1953 lavorò come assistente di H. Moore a Much Hadhman nell'Hertfordshire. Insegnante alla St. Martin's School of Art di Londra, ha avuto incarichi saltuari anche al Bennington College nel Vermont (1963-65) e dal 1982 è lecturer alla Slade School of Fine Art di Londra.
Dalla prima personale alla Galleria del Naviglio a Milano nel 1956, ininterrotta è l'attività espositiva a livello internazionale (si segnalano: Whitechapel Art Gallery, Londra, 1963; André Emmerich Gallery, New York, dal 1964 con cadenze periodiche; Metropolitan Museum of Art, New York, 1968, con K. Noland e M. Louis; Hayward Gallery, Londra, 1969; Museum of Modern Art, New York, 1975; Fundació Joan Miró, Barcellona, 1985), anche in rassegne collettive: Painting and Sculpture of a decade: 1954-1964, Tate Gallery, Londra, 1964; International sculpture exhibition, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1967; New British sculpture and painting, University of California, Berkeley, 1968; The great decade of American abstract art, Museum of Fine Arts, Houston, 1974, ecc. Tra gli importanti riconoscimenti (premio per la scultura alla Biennale dei giovani a Parigi, 1959; premio David Bright alla Biennale di Venezia, 1966; premio per la scultura alla Biennale di San Paolo del Brasile, 1969, ecc.) si segnalano anche la nomina a commendatore dell'Order of the British Empire e la laurea honoris causa all'università di East Anglia; è membro onorario tra l'altro dell'American Academy of Arts e del Council of the Royal College of Art di Londra.
Formatosi all'interno delle tendenze figurativo-formalistiche inglesi con toni espressionisti nella modellazione diretta dell'opera, dopo un viaggio negli Stati Uniti (1959) inizia a realizzare, con un radicale e innovativo cambiamento, sculture astratte in metallo saldato e imbullonato, direttamente poggiate a terra e colorate a tinte uniformi, volte a negare ogni concetto di massa nell'evidenza costruttiva e ottico-cromatica. Sviluppando con originalità aspetti della tradizione della scultura in metallo (J. Gonzales, A. Calder, ecc.) e nuovi stimoli derivati dalla conoscenza diretta di artisti statunitensi quali D. Smith, K. Noland e del critico C. Greenberg, C. esplora le potenzialità combinatorie di elementi industriali preesistenti, per lo più piatti, conferendo loro valenze linguistiche inedite: nel comporre travi metalliche, reti, lamiere dai profili netti o accidentati, incastrate secondo diversi orientamenti dei piani, delinea nello spazio forme tridimensionali aperte, con forti suggestioni di immagine nella sintassi relazionale. A una spazialità orizzontale succede negli anni Settanta una ricerca della verticalità a partire dalla serie Veduggio, eseguita negli stabilimenti Rigamonti di Veduggio in Brianza. Volgendosi verso una scala a grandi dimensioni realizza maquettes per opere dalla struttura sempre più complessa che richiedono l'ausilio di attrezzature industriali. Vedi tav. f. t.
Bibl.: M. Fried, Anthony Caro, Whitechapel Art Gallery, Londra 1963; C. Greenberg, Paolozzi and Caro, Rijksmuseum Kröller-Müller, Otterlo 1967; R. Whelan e altri, Anthony Caro, Londra 1974; W. Rubin, Anthony Caro, Museum of Modern Art, New York-Londra 1975; M. Fried, Anthony Caro Tisch-Skulpturen 1966-1977, Stäatische Kunsthalle, Mannheim 1979; The sculpture of Anthony Caro 1942-1986, a cura di D. Blume, 5 voll., Colonia 1981-86; D. Waldman, Anthony Caro, Oxford-New York 1982; T. Hilton, H. Finsen, Anthony Caro Skulpturen 1969-84, Ordrupgaard 1984.