anti-elite
anti-élite (anti élite), s. f. e agg. inv. Tendente a contrastare i privilegi delle élite.
• Il guaio di oggi, come si esprime un folgorante [Giuliano] Amato, è che «dal governo dei professori siamo passati al Parlamento dei fuoricorso». E il problema però è che proprio la sospensione della politica con i tecnici ha evocato l’irruzione di una anti-élite che celebra l’incompetenza perché nel governo uno vale uno. (Michele Prospero, Unità, 9 maggio 2013, p. 6, Il Centrosinistra) • I populismi in ascesa ovunque, dai lepenisti francesi e nostrani a Afd in Germania non sono vera espressione del «popolo» ma movimenti anti élite che propugnano una mitica omogeneità interna contro il nemico esterno e aizzano la rabbia della gente contro il bersaglio più facile e più fragile. (Milena Santerini, Avvenire, 30 dicembre 2016, p. 1, Prima pagina) • «È stata la vittoria in Francia dello spirito repubblicano e di un comune fondamento europeo. Sono stati premiati valori essenziali scarsamente difesi, contro il populismo anti-élite, anche dalla sinistra: la formazione culturale e tecnica, la competenza, l’apertura a energie giovani e a visioni riformiste non ancorate a vecchi schemi» (Giorgio Napolitano intervistato da Marzio Breda, Corriere della sera, 9 maggio 2017, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal s. f. inv. élite con l’aggiunta del prefisso anti-.
- Già attestato nel Giornale del 18 settembre 2009, p. 16, Interni (Nicola Porro).
> anticastale, anticricca.