ANTIBO (A. T., 35-36)
Città del mezzogiorno della Francia, nel circondario di Grasse, nel dipartimento Alpes Maritimes. È posta a NE. della penisola della Garoupe, che termina con il Capo d'Antibo e separa il Golfo Jouan da quello di Nizza. È situata in amena posizione, e, lungo tutta la strada costiera che va sino al Capo, si alternano belle ville e magnifici parchi e giardini. Bella e tranquilla è la sua rada, il piccolo porto di sicuro e facile accesso, ma atto a contenere solo imbarcazioni di poco pescaggio. I suoi abitanti, saliti da circa 12.200 nel 1911 a 20.500 nel 1926, sono dediti alla pesca, a costruzioni marittime, fabbricazione di olî, di essenze, di profumi, di conserve, ecc., ma il maggiore movimento è dato dal fatto che è una rinomata stazione invernale. Più dei 2/3 del suo commercio è formato dall'esportazione di pietra da taglio e di materiale da costruzione. Ottime sono le sue comunicazioni, poiché è stazione della ferrovia Parigi-Lione-Mediterraneo.
La storia di Antibo non presenta grande interesse. Fondata dai Marsigliesi, ebbe, durante la dominazione romana, un arsenale marittimo e parecchi monumenti di cui restano ancora tracce. Caduto l'impero, dovette subire parecchie invasioni barbariche, e più tardi, nel sec. VII, dalla parte di mare, attacchi di Normanni e Saraceni. Le frequenti incursioni di pirati durarono parecchi secoli, tantoché nel sec. XIII la sede vescovile dovette essere trasferita a Grasse. Nel 1536 è occupata dalle truppe di Carlo V e, ripresa, è fatta immediatamente fortificare da Francesco I; nondimeno, prima della fine del secolo, cade per due volte in potere dei duchi di Savoia. Prima della rivoluzione francese, faceva parte del governo della Provenza e dipendeva dall'intendenza di Aix; nel 1791 fu compresa nel dipartimento di Var, e finalmente dal 1860 fa parte del dipartimento delle Alpes Maritimes.
Non restano che pochi avanzi della città romana: un acquedotto, due torri quadrate, costruite senza cemento, e delle quali una serve da campanile alla vecchia cattedrale (sec. XII), frammenti di iscrizioni e di stoviglie conservati al municipio, e poche vestigia di un teatro distrutto alla fine del sec. XVII, dove fu trovata la famosa iscrizione di un giovane danzatore: Puer Septentrio qui saltavit et placuit, A nord della baia d'Antibo è il forte quadrato, costruito da Vauban, unico resto delle fortificazioni e dei bastioni demoliti nel 1896.
La città antica. - Nell'antichità Antibo aveve il nome di Antipoli di Narbonese ('Αντίπολις). Era una colonia dei Marsigliesi (Pseudo-Scymn., 216; Strab., IV, 180, 184), fondata nei primi decennî del sec. V (Inscr. Graec.; XIV, 2424) nel paese dei Deciates (Mela, II, 76; Plin., Natur. Histor., III, 35; Ptol., II, 10, 5). Pare fosse stata nominata Anti-polis perché stava di fronte a Nizza, altra colonia dei Marsigliesi (oppure a qualche borgata ligure?). Essendo stata assediata nel 154 a. C. dai Liguri, Marsiglia richiese il soccorso di Roma, il che cagionò la prima spedizione dei Romani in Gallia (Polyb., XXXIII, 7, (4), 2; Liv., Epit., 47). Tolta a Marsiglia da Giulio Cesare, ricevette il ius Latii (Plin., loc. cit.). Benché ad ovest del fiume Varo, pare facesse parte, ai tempi augustei, dell'Italia, non della Gallia Narbonese (Strab., IV, 184). Ma Tacito (Hist., II, 15) dice: Narbonensis Galliae municipium, ed anche secondo Not. Gall., XVI, 8, la civitas Antipolitana è nella provincia Narb. secunda. Gli Antipolitani erano iscritti nella tribù Voltinia. Le iscrizioni fanno menzione di duoviri, di varî sacerdoti e d'un collegium utriclariorum. Parecchi avanzi della cinta romana, che misurava circa 600 m., sono tuttora visibili.
Bibl.: B. Chabert-Plaucheur, Histoire d'Antibes, Nizza 1866, in Mém. Academie Inscript., XIX: A. Aubert, Histoire civile et religieuse d'Antibes, Antibo 1869; A. L. Sardou e E. Blanc, Antiquités historiques de la ville d'Antibes par le chevalier Jean Arazi (1768), in Annales de la Société des lettres des Alpes Maritimes, VII, Nizza 1881; Hirschfeld, in Corp. Inscr. Lat., XII, p. 28; Espérandieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, I, pp. 29-32; Blanchet, Les enceintes romaines de la Gaule, pp. 217-219; Inscr. Graec., XIV, 2424, 2430.