ANTICICLONE
. In meteorologia è così detta l'area di alta pressione circondata da pressione minore, e cioè limitata da un sistema di isobare chiuse intorno ad una regione nella quale la pressione presenta un massimo. Il nome è dovuto al fatto che le caratteristiche meccaniche, termiche e meteorologiche sono opposte a quelle del ciclone (v.). Le isobare che limitano la regione centrale sono fra loro più distanziate che nel ciclone, cioè minore vi è il gradiente e quindi anche minore l'intensità del vento, la quale raggiunge valori notevoli soltanto in quella parte di esso che è contigua ad un ciclone.
Nello studio dei singoli anticicloni si rilevano notevoli diversità di comportamento da caso a caso, e i risultati delle ricerche aerologiche spiegano alcune di tali differenze come conseguenza della diversità di struttura. Si può ritenere provato che esistono due tipi di anticicloni: gli uni di piccolo spessore, gli altri di grande spessore. I primi, che si possono anche chiamare freddi perché costituiti da masse d'aria fredda dello spessore di alcuni chilometri, si muovono lentamente e, se non subiscono qualche modificazione radicale, sono di breve durata; i secondi sono chiamati anche anticicloni caldi perché la parte di essi compresa nella troposfera è costituita da una massa d'aria di temperatura più elevata di quella dell'aria circostante. Gli anticicloni di questo tipo si estendono verticalmente fino ad una parte notevole della stratosfera, nella quale appaiono costituiti da una colonna di aria fredda; si muovono con velocità maggiore che gli altri ed hanno una maggiore durata. Sembra che molti di essi derivino dagli anticicloni freddi, dei quali rappresenterebbero lo stadio di completo sviluppo. Resta provato in ogni modo che gli anticicloni di grande spessore, che sono anche quelli di maggiore durata, sono costituiti da aria relativamente calda nella troposfera e da aria relativamente fredda nella stratosfera.
Oltre alla distinzione ora accennata tra anticicloni di piccolo e di grande spessore, si può anche fare una classificazione degli anticicloni in base alle varie cause dalle quali traggono origine. Così p. es. esistono anticicloni meccanici permanenti, generati dalle azioni reciproche delle grandi correnti che formano la circolazione generale dell'atmosfera; anticicloni meccanici migratori, dovuti alle azioni reciproche di correnti atmosferiche contigue e dirette in senso contrario; anticicloni di irraggiamento permanenti, che occupano costantemente vaste regioni continentali coperte di ghiaccio come la Groenlandia e l'Antartide; anticicloni di irraggiamento transitorî, dovuti a particolare raffreddamento stagionale di determinate regioni.
In una regione che comprende il centro anticiclonico l'atmosfera è dotata di moto discendente il quale si estingue presso il suolo, dove uno strato di aria di spessore considerevole funziona da cuscinetto costringendo la corrente verticale a divergere orizzontalmente. In conseguenza di ciò, e sotto l'azione della forza deviatrice della rotazione terrestre, si genera intorno a questo tipo isobarico un sistema di venti per i quali il senso di rotazione coincide, nell'emisfero boreale, con quello degli indici dell'orologio. Come effetto delle correnti discendenti e del riscaldamento dinamico, che esse determinano, nella regione occupata da un anticiclone il cielo si mantiene sereno lasciando così aperta la via ad un intenso irraggiamento diurno e notturno, che determina presso il suolo temperature eccezionalmente basse nell'inverno e notevolmente alte nell'estate.
È appunto il forte irraggiamento notturno invernale che dà origine spesso alla formazione di nebbie, oltre che nella regione centrale dell'anticiclone, anche in quelle parti di esso nelle quali, essende debole il gradiente, l'aria ristagna e si arricchisce di vapore acqueo, che il raffreddamento notturno fa condensare.
Fino a pochi anni or sono si credeva che tutti gli anticicloni fossero costituiti da colonne d'aria più fredda di quella circostante: si spiegavano così facilmente le alte pressioni in essi dominanti, i venti divergenti e le correnti discendenti. Ma i risultati delle ricerche eseguite con palloni e cervi volanti hanno dimostrato che ciò non è sempre vero, anzi in molti anticicloni la temperatura dell'aria, fino al limite superiore della troposfera, è, come si disse, più elevata di quella dell'aria esterna. Soltanto negli strati atmosferici più vicini alla superficie terrestre, dove i moti verticali si fanno molto deboli e si estinguono, nell'inverno acquista il predominio l'azione dell'irraggiamento notturno, che determina un forte raffreddamento del suolo e quindi dell'aria che è a contatto con esso raffreddamento che si estende, via via attenuandosi, agli strati sovrastanti. In conseguenza di ciò si presenta, come fenomeno normale del tempo anticiclonico nell'inverno, una inversione termica per cui la temperatura, che è molto bassa presso il suolo, va crescendo al crescere dell'altezza, raggiunge un massimo ad una quota che oscilla in media, fra 1000 e 1500 m., per poi diminuire alle quote successive.
Per quanto riguarda le caratteristiche del tempo nell'anticiclone, è ancora da notare che, se in generale codesto tipo isobarico è accompagnato da cielo sereno e da venti deboli, pure in qualche caso esso è apportatore di piogge anche insistenti e di venti forti. Le piogge si presentano in quella parte dell'anticiclone che è contigua ad una depressione, oppure in alcune regioni nelle quali entra in giuoco l'azione dinamica delle catene di monti. Per esempio, nella valle del Po, dove l'aria che entra dalla grande apertura orientale, non potendo defluire orizzontalmente, sale lungo i pendii raffreddandosi e dando origine ad annuvolamento ed a precipitazioni abbondanti. I venti forti si manifestano in regioni notevolmente distanti dal centro, dove il gradiente può raggiungere valori notevoli, oppure là dove l'azione dell'anticiclone si combina con quella di particolari condizioni orografiche (tipico è il caso della bora dell'alto Adriatico).
Gli studî statistici hanno messo in rilievo i fatti seguenti:1. gli anticicloni più intensi si presentano nell'inverno; 2. essi si spostano da O. o da NO. rispettivamente verso E. e SE.; 3. nel loro spostamento seguono di preferenza la direzione secondo la quale è massima la diminuzione di temperatura; 4. il loro spostamento è più lento e più irregolare di quello dei cicloni.