ANTICRISTO
Con il nome di a. si indica in genere nell'escatologia cristiana un individuo nella cui persona e azione le potenze del male - prima del secundus adventus Christi - raggiungono il loro acme. Nella Bibbia il nome di a. compare solo nelle prime due lettere di Giovanni (1 Gv. 2, 18; 2, 22; 4, 3; 2 Gv. 7), redatte tra il 90 e il 110 d. C., ma il concetto è presente anche altrove. La parola greca ἀντίχϱιστοϚ si può tradurre con 'contrario a Cristo': " Antichristus, id est contrarius Christo" (Agostino, In Epistolam Joannis ad Parthos tract. X, III, 4; PL, XXXV, col. 1999).In età medievale, per raffigurare l'oppositore escatologico di Cristo si fece riferimento a passi biblici - le fonti più importanti sono, nell'Antico Testamento: Gn. 49, 16; Dn. 7, 7-8; 8, 9-14, 23-25; 11, 19-45; Ez. 28, 2ss.; 38, 2ss.; 39, 1ss.; Is. 14, 12ss.; nel Nuovo Testamento: Mt. 24, 15 e 24; Gv. 5, 43; 2 Ts. 2, 3-11; Ap. 11, 7; 12, 3ss.; 13; 16, 13ss.; 17, 3-18; 19, 19ss.; 20, 2ss., 7-10 - ma anche a scritti apocrifi ebraici e cristiani (per es.: il IV libro di Esra in siriaco, l'Apocalisse di Baruch, l'Oracolo sibillino, la Didachè, la Rivelazione di Pietro, l'Ascensione di Isaia, l'Apocalisse di Elia, l'Apocalisse apocrifa di Giovanni, il Testamento del Signore). Esercitarono inoltre un influsso: Girolamo, Commentarii in Danielem; la Sibilla Tiburtina (sec. 4°); Azzone di Montier-en-Der (m. nel 992), De ortu et tempore antichristi; Ugo di Strasburgo (m. nel 1298), Compendium theologicae veritatis; Jacopo da Varazze (m. nel 1298), Legenda aurea.In riferimento ad alcuni passi della Bibbia, l'a. si trova raffigurato come uomo o come animale. Nei frequenti casi in cui le due rappresentazioni si sovrappongono, l'intento è quello di evidenziare il carattere demoniaco dell'a., a volte addirittura non più distinguibile dal diavolo (Bibbia di Admont, Vienna, Öst. Nat. Bibl., Ser. nov. 2702, c. 229r, registro inferiore, 1140 ca.; Parigi, BN, fr. 1038, c. 162r, seconda metà del sec. 13°). Spesso non è facile comprendere se con questa iconografia si sia inteso alludere all'identità tra il diavolo e l'a., oppure semplicemente indicare la potenza demoniaca che agisce in lui ("cuius est adventus secundum operationem Satanae" 2 Ts. 2, 9). In realtà la maggior parte degli esegeti non ha mai messo in dubbio che si tratti di un uomo ("Nascetur autem ex patris et matris copulatione, sicut et alii homines", Azzone di Montier-en-Der, De ortu et tempore antichristi; Corpus Christianorum, XLV, p. 23), tanto è vero che nel Tardo Medioevo compaiono spesso, ad avvalorare questa tesi, scene del suo concepimento. Si tratta generalmente di incesto tra padre e figlia, molto più raramente di un amplesso tra un demonio e una prostituta, come si vede in un manoscritto dei misteri, Le jour du jugement (Besançon, Bibl. Mun., fr. 579, c. 6v, col. a, 1350 ca.). In ogni caso, nonostante la paternità demoniaca, l'a. appare considerato di norma un ebreo della stirpe di Dan e raffigurato dunque solitamente in forme umane (homo peccati, 2 Ts 2, 3), raramente, seguendo la tradizione apocrifa, con la pelle scura (Norimberga, Stadtbibl., Solg. 15. 2°, c. 143r, col. a; c. 144v, col. a, datato 1465). Può avere una barba, assumendo con ciò l'aspetto di un vecchio: e questo anche se, secondo numerose fonti letterarie, sarebbe apparso in pubblico a trent'anni, come Cristo (Livre de Merveilles, Parigi, BN, fr. 2810, c. 168r, poco prima del 1413). La Bibbia di Velislav (Praga, Státni Kníhovna, XXIII C 124, c. 131v, 1340-1350 ca.) distingue espressamente due momenti, determinati dalla assenza e dalla presenza della barba, rispettivamente: "Ibi predicat iuvenis existens" e "Hic antichristus predicat senior existens". In rari casi l'a. è caratterizzato da alcune particolarità fisiche: capelli ritti in ciocche (manoscritto di Beato, Londra, BL, Add. Ms 11695, c. 143r, completato nel 1109; Hortus deliciarum, già a Strasburgo, Bibl. Mun., c. 255r, ultimo terzo del sec. 12°), diversa grandezza degli occhi (Liber floridus, Gand, Bibl. van der Rijksuniv., 92, c. 62v, terminato nel 1120), denti aguzzi (Parigi, Ars., 1186, c. 168r, secondo ventennio del sec. 13°), orecchie di animale (Darmstadt, Hessische Landes- und Hochschulbibl., 824, c. 213r, datato 1241), due ali (Bruxelles, Bibl. Royale, 18232, c.147r, 1430ca.; Norimberga, Stadtbibl., Solg. 15. 2°, c. 144v, col. a). Dalla sua testa possono spuntare anche le corna, in numero variabile, soprattutto nelle illustrazioni dei manoscritti della Bible moralisée. Estremamente rara è la raffigurazione con quattro corna, come il ceraste (Gn. 49, 17), che si incontra per es. nella già citata Bibbia di Velislav (c. 131v, registro superiore).In particolare, nelle più antiche rappresentazioni note in cui appare in sembianze umane - le illustrazioni dei Commentari all'Apocalisse di Beato di Liebana relative ai passi di Ap. 11, 7 e 20, 7-9 - l'a. è raffigurato con gli attributi di un sovrano. Ma questo si verifica assai di frequente: si veda per es. un manoscritto di Beato redatto nel 950-960 ca. (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 644) dove, seguendo l'interpretazione antichristus rex del commento, alla c. 151r l'a. è raffigurato con un copricapo regale (la medesima iconografia anche a c. 215v). La sua regalità è indicata tuttavia generalmente da una corona (manoscritto di Beato, Parigi, BN, nouv. acq. lat. 2290, c. 106v, registro superiore, fine del sec. 12°); in casi eccezionali dalla corona possono levarsi fiamme (Roma, BAV, lat. 39, c. 162r, primo ventennio del sec. 13°). Come usurpatore del Sacrum Imperium Romanum l'a. può portare anche la corona imperiale (Postilla litteralis di Nicola di Lira, Basilea, Universitätsbibl., A. II 5, cc. 117v-118r, illustrato tra il 1400 e il 1405). Un copricapo ebraico lo contraddistingue nell'Apocalisse della Pierp. Morgan Lib. di New York (M. 524, 1250 ca.), mentre in altri casi si tratta di copricapi e vesti di foggia orientale (Parigi, Notre Dame, rosone settentrionale, vetrate con storie dell'a., 1260 ca.; Parigi, BN, néerl. 3, c. 12r, 1400 ca.).L'a. compare armato principalmente nei casi in cui si tratta di illustrare il relativo passo di Ap. 11, 7: per es. nella copia del Liber floridus di Wolfenbüttel (Herzog August Bibl., Guelf. 1 Gud. lat. 2°, c. 14r, registro superiore, terzo ventennio del sec. 12°) dove è raffigurato con elmo e cotta di maglia, in atto di cavalcare un mostro, ispirato alle descrizioni delle lucustae e degli equi (Ap. 9); nella mano sinistra tiene uno scudo mentre con la destra infligge colpi di lancia ai due profeti.In un gruppo di manoscritti inglesi dell'Apocalisse, l'esemplare più antico dei quali può essere considerato il manoscritto Salis 38 della Bibl. Mun. di Metz (metà del sec. 13°, andato distrutto nella seconda guerra mondiale), l'a. è di fatto una lucusta vestita di una cotta di maglia di ferro che uccide, per incarico del re Abaddon 'lo sterminatore' - che cavalca un'altra lucusta - i due testimoni, dilaniati e calpestati (c. 17v). Nell'Expositio in Apocalypsin di Berengaudo, relativamente a questo passo si legge, riguardo alla 'bestia proveniente dagli abissi': "Bestia haec Antichristum significat" (PL, XVII, col. 953C); in due brani precedenti in realtà le locuste e 'lo sterminatore' vengono indicati rispettivamente come haeretici (PL, XVII, col. 938C) e diabolus (PL, XVII, col. 943A). Questa lucusta assassina può comparire anche da sola (Cambridge, Trinity College, R. 16.2, c. 12r), ovvero su di essa può cavalcare 'lo sterminatore' (Angers, Château, Mus. des Tapisseries, Gal. de l'Apocalypse, arazzi dell'Apocalisse), o l'a. che in armi, con un elmo di foggia ebraica, uccide i profeti con una lancia (Londra, BL, Add. Ms 42555, c. 30v). Anche nella Bibbia di Velislav (c. 162r, registro inferiore) l'illustrazione dello stesso passo mostra l'a., armato di un elmo ornato dalla testa di un diavolo e di uno scudo su cui figura quella di un uccello demoniaco che esce da un pozzo, mentre affonda la sua lancia nel corpo di un profeta.Nel manoscritto miniato dell'Apocalisse di Heinrich von Hestler (Stoccarda, Württembergische Landesbibl., HB XIII. poet. germ. 11, c. 141r, registro centrale, 1350 ca.) l'a. con l'elmo ornato da una corona esce a piedi, accompagnato da alcuni soldati, dalle fauci dell'inferno e uccide con una lancia il profeta Enoch, mentre uno dei suoi sgherri trapassa Elia.L'aspetto dell'a., che già dalla metà del sec. 13° (manoscritto tedesco della Bibbia, già a Dublino, Chester Beatty Coll., c. 242v) tendeva ad avvicinarsi all'immagine di Cristo, raggiunse con quest'ultima una somiglianza quasi perfetta nel ciclo dell'a. della Bibbia di Velislav (c. 124), precorrendo la raffigurazione dell'a. di Luca Signorelli nel duomo di Orvieto. Tale somiglianza appariva anche, ma meno accentuata, nelle vetrate della Marienkirche a Francoforte sull'Oder, perdute nel 1940 (Seeger, 1977, pp. 266-269).Soprattutto nel sec. 15° sono numerosi i cicli in cui il Filius perditionis compare come figura giovanile senza barba, di carattere pseudo-profetico, talvolta mostrando una decisa somiglianza con Cristo (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2838, cc. 163v-173v, datato 1476). Ulteriori rappresentazioni, probabilmente in relazione alla hypocrisis antichristi (Berengaudo; PL, XVII, col. 967A) mostrano l'a. che tenta di celare la sua vera natura con il travestimento. È molto simile a un saio l'abito che porta nelle miniature del citato manoscritto Le jour du jugement (c. 6v), mentre in un manoscritto dell'Apocalisse conservato all'Escorial (Bibl., E. Vitr. V, c. 23v) indossa una sfarzosa veste monacale color lilla che rivela subito il camuffamento e ha inoltre un blasfemo nimbo crociato.Intorno al 1415 l'aspetto dell'a. coincise talvolta con quello di un principe della Chiesa con mitra e pastorale (Chantilly, Mus. Condé, 28, c. 78v).Nel Libello di Telesforo, scritto profetico italiano del 1386, l'ultimus antichristus compare addirittura travestito da papa (Roma, BAV, Reg. lat. 580, cc. 47r, 51r, prima metà del sec. 15°). L'a. infine predica in vesti di sapiente nel Liber chronicorum di Hartmann Schedel, Nürnberg 1493, c. CCLIXv.Anche in altri casi la testa dell'a. appariva circondata dal nimbo, come nelle perdute vetrate della Marienkirche di Francoforte sull'Oder ove sul nimbo era visibile la T simbolo dell'anticristo. Altre volte l'intera figura era chiusa in una mandorla, segno della sua pretesa divinità (Mattutino di Scheyern, Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 17401, c. 18v; New York, Pierp. Morgan Lib., M. 524, c. 7v, 1250 ca.). All'immagine dell'a. come 'bestia' offrirono sempre nuovi spunti le diverse bestie demoniache dell'Apocalisse. Per lo più questi mostri hanno aspetto parzialmente antropomorfo, compiono azioni umane, recano attributi quali la spada o lo scettro, indossano abiti o corazza. Gli esempi che seguono si riferiscono alle raffigurazioni dell'a. in forma di mostro antropomorfo ricollegabili a precise citazioni. "Bestia quae ascendit de abysso" (Ap. 11, 7): manoscritto di Beato, Gerona, Mus. de la Catedral, Arch. y Bibl., 7, c. 169v, datato 975; Apocalisse inglese, Malibu, J. Paul Getty Mus., Ludwig III. 1, c. 17r, 1250-1260 ca.; Apocalisse francese, Escorial, Bibl., E. Vitr. V, c. 17v, datata fra il 1428 e il 1434. "De mare bestia" (Ap. 13, 1): manoscritto di Beato, Madrid, Bibl. Nac., Vit. 14-2, c. 191v, datato 1047; 'Beato di Berlino', Berlino, Staatsbibl., Theol. lat. fol. 561, c. 72r, 1115 ca.; Hortus deliciarum, c. 261v; Bibbia di Velislav, c. 164r, registro superiore. "Bestia de terra" (Ap. 13, 11): Bibbia di Velislav, c. 164r, registro inferiore. "Bestia coccinea" (Ap. 17, 1): 'Beato di Berlino', c. 84r. "Bestia" (Ap. 20,9): New York, Pierp. Morgan Lib., M. 644, c. 215v, registro superiore, 950-960 circa.L'a. può essere rappresentato anche con particolari attributi: un libro (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 644, c. 215v, registro centrale) o un rotolo (Bibbia di Velislav, c. 131v, registro superiore) possono essere tenuti in mano dall'a. come simbolo della sua dottrina; un altare (Herzogenburg, Stiftsbibl., 54, c. 267r, terzo ventennio del sec. 13°), sul quale a volte poggia la sua statua, sottolinea la pretesa sacrilega di essere oggetto di adorazione come un dio; una borsa di denaro indica la sua capacità di sedurre con beni materiali (Oxford, Bodl. Lib., 270b, c. 112r, 1240 ca.; Berlino, Staatsbibl., Germ. 742, c. 119r, 1450 ca.); una verga taumaturgica allude ai poteri magici dell'a. (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 524, c. 7r, registro inferiore; Ravenna, S. Maria in Porto Fuori, affresco dell'arco trionfale, 1330 ca., distrutto durante la seconda guerra mondiale).Vi sono inoltre particolari raffigurazioni in cui compare l'immagine dell'a., come per es. nell'Inferno dell'Hortus deliciarum (c. 255r) dove Lucifer vel Satanas ha in grembo una piccola figura d'uomo nudo con capelli ritti, identificata dalla scritta ANTIXPC. La medesima formula iconografica, di ori-gine bizantina, è visibile anche in un manoscritto conservato a Parigi (BN, gr. 74, c. 51v, sec. 11°), dove Satana sostiene un personaggio paludato in abbigliamenti anticheggianti che potrebbe essere riconosciuto come l'a. poiché non è possibile ritenere né che rappresenti il ricco epulone (già raffigurato precedentemente), né Giuda (con questa identificazione contrastano infatti le vesti aristocratiche, il colore dei capelli e la mancanza di barba). Varianti dell'immagine si trovano a Torcello (cattedrale, mosaico della controfacciata, seconda metà del sec. 11°), e a Londra (Vict. and Alb. Mus., tavola d'avorio della fine del sec. 12°, proveniente dal Veneto). Nel Liber floridus conservato a Gand, Bibl. van der Rijksuniv., 92, alla c. 62r l'a. è identificato con Behemoth cavalcato dal demonio, alla c. 62v è invece incoronato e, con uno scettro in mano, troneggia sulla enorme coda del Leviathan, rappresentando simbolicamente la cauda stessa. Rapporti simbolici tra Behemoth (o Leviathan) e a. sono attestati anche da alcune miniature dei codici della Bible moralisée (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 1179, c. 160r, 1220-1230 ca.; Toledo, tesoro della cattedrale, I, c. 192r, II, c. 1v, 1230 ca.; Oxford, Bodl. Lib., 270b, c. 224r; Parigi, BN, lat. 11560, c. 1v, 1240 ca.).Nelle illustrazioni dell'Expositio in Cantica Canticorum di Onorio Augustodunense, l'a. caput omnium malorum è simboleggiato da una testa di uomo incoronata dalla quale spuntano due corna; la testa giace a terra e gronda sangue dal collo poiché Cristo l'ha strappata dal corpo di Mandragora, sua quarta promessa sposa (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 942, c. 92r, terzo ventennio del sec. 12°). In un manoscritto redatto intorno al 1165 del Liber scivias di Ildegarda di Bingen (Wiesbaden, Stadtbibl., 1, perduto nel 1945) a c. 213v, registro inferiore, appare un a. simboleggiato da un caput monstruosum: dapprima la testa mostruosa compare sul corpo della Ecclesia, al posto delle pudenda; poi nell'empio tentativo dell'a. di ascendere al cielo si conclude catastroficamente. I manoscritti del Liber figurarum, opera forse composta da Gioacchino da Fiore, contengono l'immagine del draco magnus rufus (Ap. 12, 3); nella sua settima testa è simboleggiato l'antichristus occultus e nella coda l'ultimus antichristus, chiamato Gog (Reggio Emilia, Seminario vescovile, c. XIV, seconda metà del sec. 13°). In un altro manoscritto coevo (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 524, c. 8v, registro superiore, 1250 ca.), la coda del 'grande drago rosso', che racchiude in cerchio numerose stelle (Ap. 12, 4) reca invece alla sua estremità una settima testa del drago, questa volta a sei teste, rappresentante l'anticristo. L'iscrizione sovrastante (commento di Berengaudo all'Apocalisse) spiega: "Cauda draconis antichristum significat" (PL, XVII, col. 960b). Questa rappresentazione della coda del drago ha influenzato anche l'immagine dell'a. nelle profezie della successione papale anteriori al 1356 che iniziano con le parole Ascende calve (Freyhan, 1955). L'a. è raffigurato come drago (pseudo-Rabano Mauro, Allegoriae in sacram scripturam; PL, CXII, col. 906C-D) con testa di uomo (San Gallo, Stiftsbibl., Vadiana, 342, c. 7r, seconda metà sec. 14°).Nella Bibbia di Colonia, stampata intorno al 1478, una delle sette teste del drago è sostituita da una testa di uomo barbuto (Berengaudo; PL, XVII, col. 960A). Particolare attenzione meritano anche le raffigurazioni nei manoscritti della Bible moralisée nelle quali il filius perditionis è caratterizzato da due o tre facce (Londra, BL, Harley 1526, c. 30v, 1240 ca.; Oxford, Bodl. Lib., 270b, c. 106r, 1240 ca.) oppure da tre, sette o perfino otto teste. Le profezie della successione papale che iniziano con le parole Genus nequam contengono una raffigurazione dell'a. come bestia mostruosa a quattro zampe con testa d'uomo incoronata (Firenze, Bibl. Riccardiana, 1222 B, c. 8r, 1304 ca.; Schüssler, 1983a). L'affresco del Giudizio universale nel Camposanto di Pisa - di poco anteriore al 1338 - mostra lo scuoiamento dell'a. all'inferno. Una miniatura nel Livre du roi Modus et de la reine Racio (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2573, c. 53r, 1410-1420 ca.) rappresenta l'a. come figura diabolica incoronata, vestita di un abito con maniche lunghe e caratterizzata da orecchie a punta, mani bipartite, piedi con artigli e pelle scura. Egli siede sulla cima di un albero, il cui tronco è rosicchiato da un cinghiale. Ai lati dei rami si possono leggere i suoi dix commandements.Cicli con storie dell'a. sono documentati solo a partire dal 12° secolo. Nell'Hortus deliciarum (c. 241v), l'a., alla presenza di Gog e Magog, uccide Elia ed Enoch, i corpi dei quali giacciono a terra insepolti; elargisce doni a due re, mentre clerus et populus assistono alla scena; opera miracoli davanti a un gruppo di persone tra le quali alcuni ebrei (un albero fiorisce e si secca; il fuoco cade dal cielo; il mare è agitato e poi placato). A c. 242v l'a., alla presenza dei suoi sostenitori, tenta di ascendere al cielo dal monte degli Ulivi, ma l'arcangelo Michele lo trafigge con la spada; i sostenitori penitenti dell'a., gli Ebrei, si rivolgono a un prete cristiano; battesimo di un ebreo convertito. Anche le due bibbie illustrate fatte eseguire dal re Sancio VIII (1194-1234) contengono numerose scene della vita dell'a. da adulto; il testo relativo deriva dalla Sibilla Tiburtina.Il ciclo dell'a. che si trova per la prima volta in inglese (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 524) è databile intorno al 1250 ed ebbe ampia diffusione. Il ciclo ha inizio con la scena della testimonianza di Enoch ed Elia di fronte all'a. in trono (c. 6v, registro inferiore). Nel registro superiore di c. 7r l'a. ordina a due sgherri di uccidere i testimoni, mentre in quello inferiore fa fiorire alberi dalle radici, è adorato dai suoi seguaci e al tempo stesso fa arrestare e decapitare i nemici. Nel registro superiore di c. 7v l'a. troneggia simile a Dio nel Templum Salomonis, elargisce ai suoi seguaci doni preziosi e punisce i nemici; nel registro inferiore Cristo con una maschera fulminante uccide l'a., che, colpito a morte, precipita dal trono trascinato da due piccoli diavoli. Questo ciclo iconografico, spesso imitato con qualche variante, riappare ancora nel sec. 15° in xilografie che illustrano vari libri dell'Apocalisse. Nel sec. 14° l'interesse per le rappresentazioni relative al ciclo dell'a. crebbe notevolmente e gli episodi della sua vita vennero trattati con estrema ampiezza. È giunto frammentario il ciclo contenuto nella Bibbia di Velislav (cc. 130v-135v) ove il racconto inizia con la pseudo-annunciazione di un angelo infernale ai genitori e si interrompe quando l'a., dopo la ricostruzione del distrutto tempio di Gerusalemme, si lascia adorare dai suoi seguaci. Anche ne Le jour du jugement di Besançon (c. 4v, col. b; c. 25r, col. b), il ciclo si apre con gli avvenimenti precedenti il concepimento dell'a. per arrivare peraltro sino alla sua morte. Le perdute vetrate della Marienkirche a Francoforte sull'Oder (1350-1370 ca.) rappresentavano dettagliatamente la vita dell'a.: dall'annunciazione da parte del diavolo alla futura madre fino al tentativo di ascensione al cielo dal monte degli Ulivi, conclusosi con la morte dell'a. trafitto dalla spada di un angelo. Un manoscritto miscellaneo tedesco del secondo ventennio del sec. 15° (Londra, Wellcome Inst. for the History of Medicine Lib., 49, cc. 10v-13r) inserisce un ciclo dell'a. in una Apocalisse illustrata in rapporto con gli eventi descritti nel testo (Ap. 11, 7 ss.). La prima scena rappresenta un rogo di libri e la ricostruzione del tempio di Gerusalemme. L'arcangelo Michele con un colpo di spada uccide l'a. mentre tenta di salire al cielo dal monte degli Ulivi. Compaiono qui però anche i veri autori della sua sconfitta: Cristo e lo Spirito Santo in forma di colomba (2 Ts. 2, 8).La diffusione dei cicli dedicati all'a. toccò il suo apice con la produzione dei libri xilografici (Pfister, 1925; Musper, 1970), a partire dalla seconda metà del 15° secolo.
Bibl.:
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