ANTIDOTI (dal gr. ἀντίδοτον [ϕάρμακον])
Si denominano antidoti i cosiddetti contravveleni, cioè i mezzi che vengono impiegati per neutralizzare gli effetti di sostanze tossiche sull'organismo; e si chiama antidotismo lo studio del loro modo di agire e della loro applicazione pratica. A seconda della maniera con cui esercitano l'effetto, essi possono essere distinti in varie categorie: antidoti fisico-chimici, chimici, farmacodinamici.
Le prime due specie di antidoti mirano essenzialmente, con meccanismo chimico o fisico-chimico, a impedire, o per lo meno a limitare, la penetrazione del veleno dal punto di applicazione nel torrente della circolazione: la loro azione è dimostrabile anche con la prova m vitro. A queste due categorie appartengono, per esempio, sostanze capaci di immagazzinare (assorbire) veleni, come 1 colloidi in genere (ovoalbumina, lattalbumina, gelatina, carbone animale, gomma, ecc.). Sono usate assai spesso a titolo di contravveleno sostanze le quali, in virtù di una reazione chimica vera e propria, o trasformano un veleno solubile, e per conseguenza facilmente assorbibile, in un composto insolubile, e per conseguenza inadatto o meno adatto all'assorbimento, oppure anche in un composto innocuo. Tale è, per esempio, il solfato sodico rispetto al cloruro di bario essendo insolubile il solfato baritico che ne nasce; il cloruro sodico rispetto al nitrato d'argento, perché il cloruro di argento, che si forma, non viene assorbito; l'ossido idrato di magnesio, che in presenza di acido cloridrico o solforico concentrati e velenosissimi forma cloruro o solfato di magnesio, che risultano inoffensivi, ecc. Comunque è da notarsi che gli antidoti debbono in ogni modo essere, per sé medesimi, incapaci di recar danno all'organîsmo.
Il meccanismo di azione degli antidoti farmacodinamici si fonda in modo esclusivo sopra una reazione biologica, di senso fisiologico contrario a quella determinata dal veleno: se questo ad esempio eccita, l'antidoto deprime e viceversa. È ovvio che l'impiego degli antidoti farmacodinamici deve farsi solo dopo l'ingresso del veleno in circolazione. Sull'applicazione degli antidoti v. anche avvelenamenti.