ANTIELMINTICI (dal gr. ἀντί "contro" e ἕλμινς "verme")
Rimedî adoperati a combattere quello stato morboso che chiamasi elmintiasi, da elminti o vermi, parassiti del canale intestinale. Si tratta di sostanze chimiche, le quali dovrebbero essere velenose per i parassiti invasori ed invece innocue per l'ospite invaso. In realtà tuttavia ciò si verifica solo in senso relativo, e le dette sostanze, pur riuscendo elettivamente nocive per i vermi, non risparmiano neppure, in maggiore o minore misura, l'organismo umano; può far fede la letteratura tossicologica, che registra gran numero di avvelenamenti, cagionati soprattutto dall'abuso e dall'uso inconsiderato di medicine contro la cosiddetta verminazione, tanto spesso sospettata a torto dal volgo, in particolare nei bambini. L'impiego di così fatti rimedî dovrebbe essere dunque sempre disciplinato e sottoposto a rigorosa prescrizione medica.
Lo studio farmacologico degli antielmintici risale a tempi relativamente lontani, e basti qui ricordare le classiche esperienze del Redi che sottoponeva all'azione di numerose sostanze credute antielmintiche, gli ascaridi contenuti nell'intestino del maiale. Il meccanismo farmacologico di azione di tali sostanze chimiche è stato indagato recentemente da molti autori, tra cui, in Italia, vanno principalmente ricordati il Coppola e il Coronedi; in genere l'effetto consiste nel provocare un disturbo funzionale in quegli organi del parassita mediante i quali esso si mantiene fissato all'intestino, resistendo agli sforzi che questo compie coi suoi movimenti per espellerlo dal corpo.
Tra gli antielmintici di maggior credito si annoverano: il felce maschio, la radice di melogranato coi suoi principî attivi (la pelletierina), i fiori di kusso, il seme santo, l'olio di chenopodio, ecc. Di questi, alcuni (melogranato, kusso, ecc.) hanno maggiore azione contro i vermi a corpo piatto, come le tenie (cestodi); altri (seme santo) contro quelli a corpo rotondo: ascaridi, ossiuridi, anchilostomi (nematodi); altri (felce maschio, Embelia ribes, timolo) agiscono su ambedue le classi di vermi. Molte di queste sostanze (per esempio pelletierina) agiscono unicamente da vermifughi col meccanismo sopra descritto, e allora bisogna completare la cura con una purga adatta, che intervenga nel momento in cui il verme si trova in istato di paralisi; alcune agiscono invece da vermicidi (per esempio, acido embelico della Embelia ribes) e allora si capisce che non occorre associare alcun altro sussidio terapeutico: altre infine (kamala) uniscono proprietà vermifughe e purgative.