ANTIOCHIA di Pisidia
Città dell'Asia Minore, capoluogo della montuosa Pisidia, di cui giace all'estremità settentrionale presso il piccolo fiume Anthius. Essa fu fondata in sito illustre per il santuario della divinità frigia Men da Seleuco Nicatore nel 280 a. C. con coloni di Magnesia al Meandro. I Romani la dichiararono città libera nel 189 a. C., e ai tempi di Augusto vi dedussero una colonia, col titolo di Cesarea, facendone il capoluogo dell'amministrazione civile e militare della Galazia inferiore. È ricordata come assai importante negli Atti degli Apostoli, in occasione del viaggio di S. Paolo da Attalea ad Iconio, quando la sua popolazione era un misto di elementi frigi, scarsamente ellenizzati, di Romani e di Giudei.
Nel 1037 fu presa dai crociati di Boemondo di Taranto. Essa giace nel posto oggi occupato dalla città di Yalvāč (nel vilāyet di Qōnia), nella quale sono stati riconosciuti avanzi di un acquedotto, del teatro, delle fortificazioni e di altri edifizî, mentre un gran numero di frammenti architettonici ed epigrafici si trova tra il materiale degli edifici moderni, nei giardini e specie nei cimiteri musulmani che constano quasi esclusivamente di cippi e colonne antiche. Nei suoi dintorni è stato scoperto un grandioso altare all'aperto destinato al culto indigeno di Men 'Ασκηνός, ma di età romana. La sua monetazione va dal primo sec. a. C. a Claudio II.
Bibl.: A. Forbiger, Handb. der alten Geographie, II, Lipsia 1844, p. 326; W. M. Ramsay, Historical geography of Asia Minor, Londra 1890, p. 396 segg.; B. Pace, Ric. archeologiche nella regione di Adalia, ecc., in Annuario della scuola di Atene, III (1916-1920), Bergamo 1921, p. 55 segg. (ivi la bibliografia archeologica completa); V. B. Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 706.