Nato nel 242 a. C., salì sul trono alla morte del fratello Seleuco III Cerauno (223). Restaurata l'integrità del regno seleucidico, compromessa da recenti separatismi, nel 221 entrò in guerra con l'Egitto per il possesso della Celesiria, ma fu sconfitto a Rafia (217). Conquistò allora l'Armenia e ridusse di nuovo sotto il suo potere la Battriana e la Partia (212-205). Per conquistare la Celesiria si alleò a Filippo V di Macedonia, promettendogli l'egemonia dell'Egeo, così che la sconfitta che i Romani inflissero a quest'ultimo a Cinoscefale (197) lo innalzò improvvisamente a paladino delle libertà greche minacciate dai Romani. La lega etolica elesse A. stratego autocrate: nel 192 A. entrò in Grecia, ove però non fu accolto con l'entusiasmo sperato; lo stesso Filippo gli si alienò, invocando l'aiuto romano che giunse poderoso con M. Acilio Glabrione. Sconfitto alle Termopili (191), si rifugiò in Asia ove fu nuovamente battuto da L. Cornelio Scipione a Magnesia sul Sipilo (190) e dovette accettare le dure condizioni della pace di Apamea (188). Invase allora l'Oriente ma fu ucciso nell'Elimaide durante un tentativo di saccheggio del tempio di Belo (186). Fu sovrano energico, ambizioso, instancabile; amò e protesse le arti e la cultura: fondò, tra l'altro, la celebre biblioteca di Antiochia.