INNOCENZO III, antipapa
Le notizie su "Landus Setinus" - Lando di Sezze -, eletto, verosimilmente nel 1179, con il nome di Innocenzo III come quarto antipapa contrapposto ad Alessandro III, sono quanto mai scarse.
Le fonti concordano sul luogo di origine, Sezze, castello dei Lepini controllato già in quel momento dai conti da Ceccano; mentre secondo la Continuatio Aquicinctina del Chronicon di Sigeberto di Gembloux la famiglia di origine sarebbe "de progenie illorum, quos Frangipanes Romani vocant", le altre fonti narrative non avanzano ipotesi sui legami familiari. Gregorovius aveva escluso una parentela con la famiglia Frangipane, ritenendo invece che provenisse da uno dei lignaggi di origine tedesca insediati in Campagna e Marittima; Brixius e Kehr accettarono la proposta e ritennero che l'eletto appartenesse a una famiglia di origine tedesca stanziata in Campagna. Gli atti non aiutano a definire il gruppo familiare: tenendo conto dell'adesione di Lando al gruppo di dissidenti che appoggiava già Vittore IV, è improbabile un legame con i Frangipane. In quel periodo (1159-60) questi non avevano certamente un atteggiamento ostile verso Alessandro III, in quanto la politica della famiglia appoggiava completamente Rolando Bandinelli, come lasciano intendere la consacrazione avvenuta a Ninfa, già concessa ai Frangipane, e gli avvenimenti successivi, almeno fino agli ultimi anni di pontificato di Alessandro III. Non è da escludere che Lando facesse capo a una famiglia, della quale non è possibile verificare l'origine tedesca, che viveva a Sezze o nei castelli vicini. Papa Eugenio III aveva recuperato Sezze e altri castelli nel 1151 (Le Liber pontificalis, II, p. 387). Non abbiamo notizie certe sui lignaggi che avevano occupato i castelli. Mettendo insieme le scarse notazioni sulle vicende di Sezze nel XII secolo, proprio i da Ceccano potrebbero aver occupato il castello, nella loro avanzata espansiva verso i monti Lepini, come attesta il possesso di diritti a Sezze ben prima della concessione di Innocenzo III. Ma lo svolgimento degli avvenimenti non lascia supporre in questo periodo una vera ostilità nei confronti del pontefice Alessandro III. Un motivo di scontento per i Setini poteva derivare dall'unione della sede episcopale di Sezze, insieme con Priverno, a quella di Terracina, avvenuta alla fine dell'XI secolo, ma nessun indizio depone a favore di un'azione del clero locale contro la Curia pontificia. Pertanto le fonti locali non aiutano a delineare con maggiore precisione la famiglia cui apparteneva "Landus Setinus".
Egli certamente deve aver fatto parte del gruppo dei sostenitori dell'antipapa Vittore IV che seguì a Pavia dove l'imperatore Federico I aveva convocato il concilio per appoggiare il suo candidato. Lando forse era stato già ordinato cardinale diacono del titolo di S. Angelo, e in tale veste sottoscrisse i privilegi di Vittore IV per le chiese di Marienthal (Halberstadt), Deutz presso Colonia e per Erlebaldo, abate "Stabulensi". Si spostò poi al seguito dell'antipapa a Cremona e a Parma e restò al suo fianco fino alla sua morte (20 apr. 1164). A Lucca, il 22 apr. 1164, insieme con gli altri cardinali di Vittore IV e con Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia, Lando prese parte all'elezione di Guido di Crema (Pasquale III), continuando a partecipare all'attività della Curia del secondo antipapa e seguendolo nelle varie sedi di residenza, a Viterbo prima e poi a Roma in S. Pietro. Le sottoscrizioni di alcune lettere di Pasquale III confermano gli spostamenti e le sedi di residenza.
Ancora nel gruppo dei dissidenti, Lando fu presente all'elezione dell'antipapa Callisto III a Roma nel settembre 1168 e seguitò a svolgere una funzione di appoggio. Come cardinale diacono di S. Angelo sottoscrisse un nuovo privilegio per l'abate Erlebaldo il 15 apr. 1172: dopo tale data non si conoscono altre sue sottoscrizioni in questa veste. In effetti dall'elenco dei cardinali di Alessandro III risulta che, dal 14 marzo 1173, titolari di S. Angelo erano stati prima Ugo e, in seguito, Giovanni, attivi in diversi affari, mentre fino a quella data nessun cardinale di Alessandro III aveva ricoperto quel titolo. Con tutta probabilità, dopo "Bonadies" promosso cardinale da Eugenio III e che restò in carica fino al 1159, la sede doveva essere ricoperta da Lando, al quale era stata assegnata da Vittore IV, subito dopo la sua consacrazione. Alessandro III aveva proceduto ad altre nomine ma non aveva disposto di questa chiesa, probabilmente per una forma di rispetto, quasi una spartizione dei titoli cardinalizi di Roma, a seconda dell'obbedienza.
Gli anni successivi sia a Roma sia in Italia sono segnati da eventi largamente favorevoli ad Alessandro III: netta e decisa la sua affermazione nei confronti dell'imperatore Federico I, come si deduce dai termini del "pactum Anagninum" (novembre 1176), che contiene le principali proposizioni approvate nella pace di Venezia (marzo 1177). I termini degli accordi, oltre al riconoscimento di Alessandro come papa legittimo, prevedevano la restituzione al papa della "prefectura Urbis". L'imperatore rinunciava quindi a intervenire nel governo di Roma e riconosceva anche i diritti della Chiesa sulle terre del Patrimonio ed era previsto l'aiuto imperiale per conservare su di esse il controllo pontificio. Si stabiliva poi che l'antipapa Callisto avrebbe potuto ricevere, su sua richiesta, un'abbazia e i suoi cardinali avrebbero mantenuto le dignità che ricoprivano prima dello scisma (Watterich, p. 599).
Le decisioni della pace, che avallavano la resa di Federico I, erano sfavorevoli tanto al prefetto di Roma, Giovanni di Vico, quanto a Callisto III. Esse dettero perciò nuovo impulso alla resistenza sia degli ecclesiastici favorevoli a Callisto sia dell'aristocrazia laica che si strinse attorno al prefetto. Ma, vuoi per l'abilità di Alessandro III nel trattare con Giovanni di Vico, vuoi per la situazione complessivamente mutata, ora che tra il pontefice e l'imperatore le relazioni erano ristabilite, prima il prefetto e poi Callisto si sottomisero ad Alessandro. Non per questo si sciolse il gruppo dei dissidenti, anche se non sono attestate azioni per un anno e poco più (metà 1178 - settembre 1179). Il partito antipapale, secondo l'espressione del continuatore "Aquicinctinus" di Sigeberto "quietem non ferentes ecclesiae", cioè non sopportando che la Chiesa fosse in pace, continuava in una sotterranea resistenza, della quale non si colgono le mosse, e attendeva il momento propizio per uscire allo scoperto. Questo si presentò quando Cristiano arcivescovo di Magonza, legato imperiale, divenuto fervente sostenitore e difensore di Alessandro, fu catturato da Corrado marchese di Monferrato a Piorago e imprigionato ad Acquapendente e poi a Montefiascone (ibid., pp. 647 s.), restando fuori della scena per quindici mesi. In assenza di Cristiano il gruppo degli scismatici, oppositori a oltranza di Alessandro, procedette all'elezione di un nuovo antipapa, e la scelta cadde su "Landus Setinus". La sua lunga militanza nel partito scismatico costituiva una garanzia per la continuazione dello scisma e per lui significava un riconoscimento della lunga fedeltà.
Sulla data dell'elezione le due fonti cronistiche che ne trattano discordano: gli Annales Ceccanenses rimandano al 29 sett. 1178 (p. 286), mentre la Continuatio Aquicinctina conferma il 29 settembre ma del 1179. Quasi certamente l'elezione avvenne nel 1179, anno che corrisponde all'inizio della detenzione di Cristiano. Del resto a un ulteriore antipapa non si fa cenno in nessun atto del concilio Lateranense convocato da Alessandro III, che si era tenuto nel marzo 1179.
Nel lungo arco di tempo di sopravvivenza il "partito antipapale" aveva subito mutamenti e alternanze, ma quali, al momento della nuova elezione, ne fossero i componenti è difficile dire. Ne facevano parte i signori insediati nei castelli che circondavano Roma, i signori della Campagna e forse non vi erano estranei allora, circa vent'anni dopo la formazione del gruppo, né i Frangipane né i conti da Ceccano: però, oltre ai parenti di Ottaviano da Monticelli (Vittore IV), tra i quali probabilmente suo fratello, non conosciamo altri nomi. Considerando le vicende successive, i rapporti del Papato con i due lignaggi Frangipane e da Ceccano sicuramente avevano subito un peggioramento: i primi avevano del tutto snaturato i termini della concessione pontificia della città di Terracina, trasformandola dal godimento di alcuni diritti in una vera e propria signoria, come è possibile dedurre dalle lamentele degli stessi Terracinesi a papa Lucio III; i da Ceccano avevano ampliato i propri domini includendo il castello di Castro, che resero poi a papa Lucio III.
Nessuna azione di I. III è ricordata: trascorse i pochi mesi, tra il settembre 1179 e i primi di gennaio 1180, nel castello di Palombara di proprietà del nobile fratello di Ottaviano da Monticelli, che continuava a nutrire odio e risentimento verso il papa. La nuova elezione rattristò l'animo di Alessandro III, che, nell'occasione, forte del riconoscimento generale, senza frapporre indugi cercò di comporre lo scisma in tempi brevi, con una rapidità di azione che, se chiarisce la raggiunta sicurezza di Alessandro, lascia però adito a supposizioni sul timore che la situazione potesse degenerare.
Dopo aver consultato i cardinali, il papa affidò a Ugo, cardinale diacono di S. Prassede, autorevole esponente della famiglia Pierleoni, l'incarico di venire a patti con il signore del castello. La forma più immediata per concludere gli accordi fu l'acquisto, a caro prezzo, del castello dove era rifugiato I. III, che fu condotto davanti al papa e rinchiuso in prigione con i suoi sostenitori.
Le fonti denominano in maniera diversa il luogo della prigionia: "in Cavea" (Continuatio Aquicinctina); "apud Caveam" (Annales Ceccanenses, p. 287); "ad cavas" (Annales Casinenses, p. 312). L'identificazione più probabile sembrerebbe Cave, castello sul quale la Chiesa romana godeva alcuni diritti, vicino al luogo della cattura e facilmente raggiungibile, ma secondo Jaffé (p. 431) l'antipapa era stato imprigionato "in monasterio Cavensi", ossia Cava de' Tirreni, luogo di detenzione di altri dissidenti. Con la cattura di I. III e dei suoi seguaci furono messi fuori causa gli ultimi epigoni di un gruppo di dissenso che aveva alimentato per un lungo periodo, vent'anni circa, la divisione interna alla Chiesa con dissidi e disagi per la Cristianità.
Di I. III non conosciamo il luogo e la data di morte.
Fonti e Bibl.: Sigebertus Gemblacensis, Chronica cum continuationibus, Continuatio Aquicinctina (a. 1149-1237), a cura di L.C. Bethmann, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, VI, Hannoverae 1844, p. 418; Annales Casinenses, a cura di G.H. Pertz, ibid., XIX, ibid. 1866, p. 312; Annales Ceccanenses, ibid., pp. 286-302; S.M. Watterich, Pontificum Romanorum vitae, II, Lipsiae 1862, pp. 599, 647-649; Ph. Jaffé, Regesta pontificum Romanorum, a cura di G. Wattenbach et al., Lipsiae 1888, pp. 418-431; Le Liber pontificalis, II, a cura di L. Duchesne, Paris 1892, p. 450; III, a cura di C. Vogel, ibid. 1955, p. 139; J. von Pflugk-Harttung, Acta pontificum Romanorum inedita, I, Graz 1958, pp. 285-293; V.H. Reuter, Geschichte Alexanders III. und der Kirche seiner Zeit, Leipzig 1860-64, III, p. 497; J.M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalskollegiums von 1130-1181, Berlin 1912, pp. 68, 141; P.F. Kehr, Zur Geschichte Victors IV. (Octavian von Monticelli), in Neues Archiv der Gesellschaft für Ältere Deutsche Geschichtstkunde, XLVI (1925), pp. 53-85, 77 s.; F. Gregorovius, Storia della città di Roma nel Medio Evo, VII, Roma 1938, pp. 266-270; E. Jordan, L'Allemagne et l'Italie aux XIIe et XIIIe siècles, Paris 1939, p. 116; P. Brezzi, Lo scisma tra "Regnum et sacerdotium" al tempo di Federico Barbarossa, in Arch. della R. Deputaz. romana di storia patria, LXIII (1940), pp. 1-98; Id., Roma e l'Impero medioevale, Bologna 1947, pp. 349-367; F.X. Seppelt, Geschichte der Päpste, III, München 1956, p. 272; K. Jordan, Callisto III, antipapa, in Diz. biogr. degli Italiani, XVI, Roma 1973, pp. 768 s.; M. Thumser, Die Frangipane. Abriss der Geschichte einer Adelsfamilie im hochmittelalterlichen Rom, in Quellen und Forsch. aus italien. Archiven und Bibliotheken, LXXI (1991), pp. 106-163; Id., Rom und der römische Adel in der späten Stauferzeit, Tübingen 1995, ad ind.; M.T. Caciorgna, Marittima medievale. Territori, società, poteri, Roma 1996; Enc. cattolica, VII, s.v.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXV, col. 1259.