TEODORICO, antipapa
Quando, l'8 settembre 1100, a Civita Castellana morì Clemente III - l'arcivescovo di Ravenna Wiberto, eletto papa nel 1080 da un gruppo di vescovi filoimperiali riuniti a Bressanone e sostenuto da Enrico IV in opposizione a Gregorio VII, a Vittore III, a Urbano II e a Pasquale II - le forze che in Roma facevano riferimento all'imperatore elessero come suo successore Teodorico, che mantenne il suo nome. Il personaggio prescelto era strettamente legato al papa deceduto: la sua carriera è documentata solo dal momento in cui si intrecciò con le vicende di Wiberto. T. compare per la prima volta nel novembre 1084, in una lettera di Clemente III che reca la sottoscrizione di diversi cardinali. In questa occasione, nel Laterano - dove Wiberto pochi mesi prima era stato consacrato ed era momentaneamente tornato - appare, tra numerosi cardinali vescovi, l'unico cardinale diacono del titolo di S. Maria in Via Lata. L'attività del prelato rimane sconosciuta fino agli ultimissimi anni del secolo. Nel 1098 il pontefice lo inviò in Germania per fronteggiare l'opposizione di Rutardo, arcivescovo di Magonza, che si era rifiutato di presentarsi al sinodo di Vercelli promosso da Wiberto e che di lì a poco avrebbe abbandonato il partito imperiale: sicuramente all'epoca T. era già stato elevato alla dignità di cardinale vescovo di Albano. Nel 1099, subito dopo la morte di Urbano II, Clemente III si stabilì proprio ad Albano per esercitare pressioni sul clero e sul popolo di Roma, nel momento in cui i seguaci del partito avversario cercavano un successore. Il nuovo eletto, che prese il nome di Pasquale II, riuscì in breve a ottenere l'espulsione del suo antagonista da Albano grazie all'intervento di Ruggero, conte di Sicilia. Costretti a lasciare il piccolo centro vicino a Roma, Clemente III e i suoi cardinali si diressero prima a Sutri e poi a Civita Castellana. Durante il viaggio, mentre sostava a Tivoli, Clemente III inviò una lettera a Romano, cardinale prete di S. Ciriaco nelle Terme. Tra le sottoscrizioni, che recano testimonianza della composizione del Collegio cardinalizio poco prima della morte di Wiberto, vi è anche quella di Teodorico. L'anno seguente, come già detto, T. fu eletto papa. Secondo una breve nota contenuta negli annali del monastero di St-Pierre-de-Bèze (Annales Besuenses), alla fine di settembre il nuovo papa avrebbe presieduto un non meglio definito "conciliabulum". Gli Annales Romani attribuiscono l'elezione di T. - così come quella dei successori Alberto e Maginolfo (Silvestro IV) - al clero e al popolo romano, che avevano sostenuto il defunto Clemente III. Di certo essa avvenne durante l'assenza di Pasquale II da Roma, in circostanze e secondo modalità che lasciano intravedere un ambiente ostile al papa filoimperiale. T. fu eletto in S. Pietro, di notte, e fu subito consacrato e intronizzato. Diffidente verso l'ambiente romano, il pontefice presto si allontanò dalla città, con l'intento di raggiungere l'imperatore Enrico IV. Proprio durante il viaggio fu catturato da sostenitori di Pasquale II e ricondotto a Roma: poiché il suo pontificato era durato - secondo la Vita Paschalis II - centocinque giorni, tutto dovette compiersi entro l'inizio del gennaio 1101. Senza indugio Pasquale II inviò il suo avversario nel monastero della Trinità di Cava dei Tirreni. Qui T., conducendo vita eremitica, visse ancora un anno: l'iscrizione sepolcrale ne attesta la morte nel 1102. Fonti e Bibl.: Annales Besuenses, in M.G.H., Scriptores, II, a cura di G.H. Pertz, 1829, p. 250; Annales Romani, ibid., V, a cura di G.H. Pertz, 1844, p. 477; Codex diplomaticus Cavensis, a cura di M. Morcaldi-M. Schiani-S. de Stephano, I, Neapoli 1873, p. LXVIII; Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, Lipsiae 1885, pp. 654, 772; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1955², pp. 298, 307, 345, 375 s., 379; III, a cura di C. Vogel, ivi 1957, p. 145. Pontificum Romanorum [...] vitae ab aequalibus conscriptae, a cura di I.M.B. Watterich, II, Lipsiae 1862, pp. 4, 68, 90; P.F. Kehr, Due documenti pontifici illustranti la storia di Roma negli ultimi anni del secolo XI, "Archivio della R. Società Romana di Storia Patria", 23, 1900, pp. 280-83; G. Meyer von Knonau, Jahrbücher des Deutschen Reiches unter Heinrich IV. und Heinrich V., IV, Leipzig 1904, pp. 110 s.; Ch.J. Hefele-H. Leclercq, Histoire des conciles d'après les documents originaux, V, 1, Paris 1912, pp. 473 s.; O. Schumann, Die päpstlichen Legaten zur Zeit Heinrichs IV. und Heinrichs V., Marburg 1912, pp. 63 s.; P.F. Kehr, Zur Geschichte Wiberts von Ravenna, "Sitzungsberichte der Preußischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin", Phil.-hist. Klasse, 54, 1921, pp. 981, 987 s.; P. Brezzi, Roma e l'Impero medioevale, Bologna 1947, p. 277; A. Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, Roma 1948, p. 96; H.W. Klewitz, Reformpapsttum und Kardinalkollegium, Darmstadt 1957, p. 116 n. 10a; R. Hüls, Kardinäle, Klerus und Kirchen Roms 1049-1130, Tübingen 1977, pp. 92 s., 259, 261, 263; C. Servatius, Paschalis II. (1099-1118). Studien zu seiner Person und seiner Politik, Stuttgart 1979, pp. 42 s., 70-2, 339; A. Paravicini Bagliani, L'Église romaine de 1054 à 1122: réforme et affirmation de la papauté, in Apogée de la papauté et expansion de la Chrétienté (1054-1274), a cura di A. Vauchez, Paris 1993, p.88.