ANTIPAPA
Antagonista del vero e legittimo pontefice che, eletto al soglio pontificio in modo non canonico, ne usurpa il nome e l'autorità, creando spesso un vero e proprio scisma tra i fedeli. Definito invasor, pervasor, schismaticus e antichristus, viene detto comunemente a. soltanto alla fine del Medioevo: "Ipse Bavarus cum ydolo suo [Niccolò V] quod antipapam nominat" (lettera dei Fiorentini a Giovanni XXII, 22 maggio 1328; Baluze, II, 1927, p. 201 n. 3). Provocata spesso da lotte per il predominio politico (per es. tra regnum e sacerdotium nella lotta per le investiture), l'elezione degli a. (il cui numero varia, a seconda dei criteri utilizzati per definirli, da venticinque a una quarantina) ebbe inizio nel sec. 3° con s. Ippolito (prete romano che morì riconciliato e martire) per terminare alla metà del Quattrocento con Felice V (Amedeo VIII di Savoia). Per quanto riguarda l'iconografia, le raffigurazioni degli a. si possono suddividere in due categorie: con intento celebrativo o ad infamiam. Nella prima (in cui, per vari motivi, o di autocelebrazione, o di confusione della Chiesa stessa, non si fa distinzione tra papa e a.), l'a. è ritenuto a torto papa legittimo e come tale è rappresentato, secondo la normale, classica iconografia papale (con tiara, pallio, ecc.), per es. nelle raffigurazioni sui monumenti funebri di Alessandro V (a. negli anni 1409-1410) in S. Francesco a Bologna e di Clemente VII (a. dal 1378 al 1394) ad Avignone. Di quest'ultimo rimane soltanto la testa con la tiara, ma i Bollandisti ne hanno pubblicato una incisione completa (Müntz, 1887). Anche il ritratto di Cristoforo (a. nel 903-904), che fa parte della serie trecentesca di ritratti papali della basilica di S. Piero a Grado presso Pisa, mostra tutti i segni del potere papale. In tali rappresentazioni si segue logicamente l'evolversi dell'iconografia, per cui, per es., alla fine del Trecento, in testa a papi e a., al posto della tiara, troviamo il triregnum, come nell'affresco della cappella Bolognini in S. Petronio a Bologna (1412 ca.) con 'l'a. di Pisa', Baldassarre Cossa (1410-1415), uno degli a. del Grande scisma, in trono e con il triregno in testa.A questa serie di immagini, che in nulla si discostano da quelle celebranti i papi legittimi, se ne oppone una seconda in cui si celebra non il trionfo ma la 'sconfitta' dell'a. a opera del pontefice. Si fa riferimento in particolare a una serie di affreschi dal violento contenuto politico, fatti eseguire da papa Callisto II (1119-1124) alla fine della lotta per le investiture nella sala delle udienze dell'antico palazzo del Laterano. Gli affreschi, ora perduti, sono noti, oltre che da descrizioni di contemporanei (Arnolfo di Lisieux, Giovanni di Salisbury), dai disegni a penna del codice Panviniano (Roma, BAV, Barb. lat. 2738). I papi della lotta per le investiture (tra cui lo stesso Callisto) erano rappresentati in trono, con pallio e tiara; mentre con una mano benedicevano, con l'altra tenevano un libro e con i piedi 'calpestavano' i corpi dei relativi a., rimpiccioliti e accucciati a guisa di scabellum ("donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum", Sal. 110[109]). Si celebrava così il trionfo della Chiesa in una forma riassuntiva e simbolica, di particolare impatto visivo, nella quale i riferimenti biblici si mescolavano a quelli mutuati direttamente dal repertorio iconografico imperiale (Walter, 1970).L'importanza dell'utilizzazione dell'immagine, ai fini di una propaganda politico-religiosa, nella lotta tra papi e a., papi e imperatori, non sfuggì certo nemmeno ai Senesi quando, agli inizi del Quattrocento, affidarono a Spinello Aretino l'esecuzione degli affreschi della sala di Balía del Palazzo Pubblico. Gli affreschi che illustrano le storie del papa senese Alessandro III (1159-1181) e la sua vittoria sul Barbarossa e sugli a. filoimperiali (al cui rogo, normale procedura di esecuzione degli eretici, è destinata una intera scena del ciclo), vanno inseriti nell'ambito della politica filopapale della città, in un momento in cui, durante il Grande scisma, al pontefice legittimo Gregorio XII (1406-1417) si opponevano ben due antipapi.È infine da aggiungere a questa serie di immagini, nell'Inferno del Camposanto di Pisa, l'ipotetica identificazione, proposta da Polzer (1964), di una figura di eretico (un chierico nudo e dilaniato dai demoni) con Pietro da Corvara, capo dei Fraticelli, a. con il nome di Nicolò V (1328-1330).
Bibl.:
Fonti. - Lib. Pont. 2 voll., 1886-1892; E. Baluze, Vitae Paparum Avenionensium, a cura di G. Mollat, II, Paris 1927.
Letteratura critica. - E. Müntz, Les tombeaux des Papes en France, GBA 36, 1887, pp. 275-285; P. D'Achiardi, Gli affreschi di S. Piero a Grado presso Pisa e quelli già esistenti nel portico della Basilica Vaticana, "Atti del Congresso Internazionale di Scienze Storiche, Roma 1903", VII, Roma 1905 (rist. anast. Wiesbaden 1972), pp. 193-285: 270 ss.; G.B. Ladner, I mosaici e gli affreschi ecclesiastico-politici nell'antico Palazzo Lateranense, RivAC 12, 1935, pp. 266-292 (rist. in id., Images and Ideas in the Middle Ages, Selected Studies in History and Art, Roma 1983, pp. 347-366); A. Saba, C. Castiglioni, Storia dei Papi, 2 voll., Torino 1936; H. Leclercq, s.v. Pape, in DACL, XIII, 1, 1937, coll. 1097-1345: 1139-1147; A.P. Frutaz, s.v. Antipapa, in EC, I, 1948, coll. 1483-1489; J. Polzer, Aristotle, Mohammed and Nicholas V in Hell, ArtB 46, 1964, pp. 457-469: 463 ss.; C. Walter, Papal Political Imagery in the Medieval Lateran Palace, CahA 20, 1970, pp. 155-176; 21, 1971, pp. 109-136; La Basilica di San Petronio in Bologna, I, Cinisello Balsamo 1983, p. 226 ss.; G. Borghini, La decorazione, in C. Brandi, M. Cordaro, G. Borghini, Palazzo Pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione, Cinisello Balsamo 1983, pp. 147-349: 226 ss.A. Simon