ANTIPHILOS (᾿Αντίϕιλος, Antiphëlus)
2°. - Pittore greco. Da Plinio era classificato assai vicino ai migliori pittori del suo tempo (Nat. hist., xxxv, 138). Nato in Egitto, fu scolaro di Ktesidemos (ibid., xxxv, 114) e contemporaneo di Alessandro il Grande e di Tolomeo I. Un racconto di Luciano (De calumn. non tem. cred., 2) ce lo mostra geloso dell'arte di Apelle e quindi nemico a tal punto di lui da calunniarlo presso il re Tolomeo facendolo credere partecipe di una congiura. Senonché, scopertosi l'inganno, il re avrebbe consegnato A. ad Apelle come schiavo; tutto ciò avrebbe costituito poi il movente, per Apelle, di dipingere la sua famosa Calunnia (che il Botticelli rifece sul testo di Luciano; Firenze, Gall. degli Uffizî). Ma il racconto è cronologicamente errato, poiché mette in rapporto ambedue gli artisti con Tolomeo Filopatore, e certamente è in massima parte inventato; non è da escludersi che A., nato in Egitto e vissuto alla corte del primo Tolomeo, conoscendo quivi Apelle, abbia nutrito verso di lui una forte inimicizia, specie quando si pensi che egli, per quanto avesse fatto molti ritratti di Alessandro, non riuscì, come l'artista di Colofone, a divenirne il pittore aulico.
Alcuni degli antichi posero senz'altro A. accanto ad Apelle e Protogene (Theon, Pregymn., i) o a Lisippo (Varro, De re rust., iii, 2), ma forse il più equo ed anche il più preciso giudizio su di lui fu dato da Quintiliano, il quale, pur annoverando A. fra i sette più eccellenti pittori del tempo di Alessandro, ne mette in rilievo la qualità principale che era la facilità nel dipingere (Inst. orat., xii, 10, 6), facilità che possiamo intendere anche come versatilità, se si considerano le svariate opere dell'artista (forse da avvicinarsi anche a quell'ars compendiaria - cioè metodo abbreviato - che appunto da Petronio [Satyr., 2], era attribuita agli Egiziani). Le opere di A. comprendono quadri grandi e piccoli e in ambedue le tecniche, cioè a tempera e ad encausto (Plin., Nat. hist., xxx, 114); di soggetto mitologico: Esione, opera famosa, Dioniso, Ippolito spaventato da un toro uscito dal mare, Cadmo ed Europa e un Satiro coperto di pelle di pantera, detto ἀποσκοπεύων ("quello che spia"), opera di grande valore; di soggetto reale o solo in parte ideale: Alessandro e Filippo insieme con Minerva (probabilmente su di un carro, con la dea in veste di auriga), Alessandro fanciullo, Tolomeo a caccia; di genere: un fanciullo che soffia nel fuoco in una bella stanza in cui la fiamma si riflette così come sul volto del fanciullo; un lanificio ove il vario lavoro delle donne è espresso vivacemente; infine di un tipo speciale parodistico: il ritratto in atteggiamento faceto di un certo Grillo dall'aspetto ridicolo, opera che diede poi il nome di grylloi ad un tal genere di pitture (Plin., Nat. hist., xxxv, 114, 138). Molte di queste opere furono portate a Roma: Esione, Alessandro e Filippo nella schola del portico di Ottavia; Dioniso, Alessandro fanciullo, Ippolito, nel portico di Filippo; Cadmo ed Europa in quello di Pompeo (Plin., ibid.). Questo ultimo quadro aveva certo tanta celebrità che il suo nome sostituiva, a volte, quello del portico (Mart., ii, 14,3 - currit ad Europen). Il tipo del satiro ἀποσκοπεύων ci è noto da opere della statuaria.
Una delle maggiori risonanze l'arte di A. ebbe forse per la creazione del genere parodistico suaccennato, cioè dei quadretti nei quali si cercava, a scopo satirico burlesco, l'unione del bestiale con l'umano (cfr. la pittura parietale conservata nel Museo Naz. di Napoli, con Enea che fugge col padre e il figlio, tutti e tre in aspetto canino nella testa e nella parte inferiore del corpo), quadri che forse furono suggeriti ad A. dalla secolare raffigurazione teriomorfa di molti dèi della sua patria egiziana.
Anche la pittura di genere in piccole proporzioni, la rhyparographia, trovò seguaci (v. Simos, ricordato in Plin., Nat. hist., xxxv, 143; Pireikos, ibidem, xxxv, 112), come anche lo studio degli effetti di luce (Philiskos, anche con soggetto simile: Plin., ibid., xxxv, 141).
Del resto non è improbabile che A. abbia fondato una scuola in Egitto e più precisamente ad Alessandria, forse sua città natale.
Bibl: E. Brunn, Gesch. d. griech. Künstl., II, Stoccarda 1889, p. 244 ss.; O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, I, c. 2524, s. v., n. 6; B. Sauer, in Thieme-Becker, I, 1907, pp. 560-61, s. v.; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichn. d. Griech., II, Monaco 1923, p. 843 ss.; A. de Capitani D'Arzago, La "Grande Pittura" greca dei secoli V e IV a. C., Milano 1945, pp. 88-91; Plinio il Vecchio, Storia delle arti antiche, a cura di Silvio Ferri, Roma 1946, XXXV, 116, 138; per la pittura con Enea del Museo Naz. di Napoli: A. Maiuri, in Boll. d'Arte, XXXV, 1950, p. 108 ss.; A. Rumpf, Malerei und Zeichnung, IV, i, Monaco 1953, p. 149 s.