ANTITRINITARÎ
. Questo termine indica coloro i quali, pur intendendo rimanere cristiani, introducono nella dottrina sulla Trinità insegnamenti diversi da quelli della tradizione cattolica. Perciò, sia chi nega in Dio la Trinità delle persone eguali e distinte, sia chi, distinguendo le persone, nega l'unità della natura divina e immagina le tre persone l'una all'altra subordinate, si può chiamare in senso largo antitrinitario. Al primo gruppo appartengono nell'antichità cristiana i monarchiani e i sabelliani, al secondo gli gnostici, i subordinaziani, gli ariani, i macedoniani. Anche nel Medioevo si ebbero discussioni e polemiche su quest'argomento, come quella fra Incmaro arcivescovo di Reims e Gottescalco nel sec. IX, quella fra S. Anselmo di Aosta e Roscellino nel sec. XI; ma esse non uscirono dal ristretto ambito della scuola. L' antitrinitarismo sorse invece come un insegnamento a sé, quale conseguenza del libero esame in materia religiosa, predicato dalla Riforma protestante, soprattutto per parte d'Italiani che portarono il libero esame sino alla conseguenza estrema del razionalismo, rivestito però ancora di forme cristiane, e per parte di anabattisti, malcontenti della Riforma, che li perseguitava in nome dei proprî sistemi teologici. Ai primi antitrinitarî mancò nel Cinquecento un'organizzazione e un complesso di dottrine ben definite: sono d'accordo in una generica opposizione al dogma tradizionale della Trinità, partendo da principî diversi e giungendo a diverse conclusioni. Fra i primi compare Giovanni Denk (morto nel 1528), anabattista razionalista, il quale diffuse le sue dottrine nei Paesi renani, nella Svizzera, nella Franconia, nella Svevia e sino in Moravia; un Giovanni Bodin in Francia, un Sebastiano Frank. Molto più noto è Michele Servet (Serveto, Servedo: v.). Le dottrine antitrinitarie si diffusero assai in Italia, provocando le ire dei riformatori di Ginevra e di Wittenberg. In particolare una società dov'esse erano difese si formò a Vicenza nel 1546; ma per l'intervento dell'Inquisizione fu presto dispersa, e tre membri di essa furono presi: Giacomo da Chiari, che morì in carcere, Giulio Trevisano e Francesco da Ruego, che furono mandati a morte a Venezia. Gli altri, profughi, ripararono in parte a Ginevra, dove formarono un'accolta d'Italiani difensori delle medesime idee. Tra essi troviamo: Giovanni Valentino Gentile, Giorgio Biandrata, Giovanni Paolo Alciato, Matteo Gribaldi Mofa, Lelio Socino. Nel 1558 il concistoro italiano propose una formula trinitaria, che doveva essere sottoscritta dai suoi membri. Alcuni sottoscrissero, per ritornare poi alle proprie idee. Il Gentile di Cosenza, condannato a morte, fece pubblica penitenza; ma, dopo varie peregrinazioni, ebbe troncata la testa il 10 settembre 1566. Lelio Socino, nato a Siena nel 1525, dopo un inquieto vagare e dopo avere visitaio due volte la Polonia (1556 e 1558), morì a Zurigo nel 1562. Anche il Gribaldi sofferse prigionia e bandi. Il Biandrata e l'Alciato si ritirarono in Polonia nel 1558. Colà le dottrine antitrinitarie erano state introdotte da un riformatore olandese nel 1546. Lelio Socino aveva convertito Francesco Lismanin, confessore della regina Bona Sforza, ma i due nuovi venuti, che furono onorevolmente ricevuti dai protestanti, fecero più larga propaganda delle loro idee, mentre gli avvertimenti di Calvino rimanevano senza risultato. Nel 1563 il Biandrata fu invitato in Transilvania dal principe Giovanni Sigismondo, e col suo favore e con quello del suo ministro Petrovitz, e poi, dopo la morte di Giovanni Sigismondo, con quello del principe Bátthory, propagò anche colà arditamente le sue dottrine. In questo fu assistito da Francesco David, sopraintendente dei Riformati di Transilvania, da lui strappato al calvinismo; ma si separò poi da lui nel 1574 per differenza di dottrine. Nel 1578 il Biandrata invitò Fausto Socino in suo aiuto contro il David; questi, l'anno successivo, passò in Polonia e unì intorno a sé gli antitrinitarî; mentre il Biandrata finì oscuramente dopo il 1585. Da questo momento la corrente antitrinitaria s'incanalò nel socinianismo e nell'unitarianismo e nelle sette che ne ebbero origine.
Bibl.: Per i personaggi nominati, v. sotto le singole voci; inoltre: C. Cantù, Eretici d'Italia, Torino 1865-67, II, p. 482 segg.; III, p. 130 segg.; Realencyklopädie für protest. Theologie und Kirche, III, p. 250 (Biandrata); VI, p. 218 (Gentile); VII, p. 159 (Gribaldi); XVIII, p. 460 (Socini).