Ozanam, Antoine-Frédéric
Storico letterario e pensatore cattolico francese (Milano 1813 - Marsiglia 1853). Si dedicò con entusiasmo a rivendicare la grande eredità culturale e poetica della civiltà medievale e del cattolicesimo, e volle far conoscere ai francesi la Commedia molto più profondamente di quanto non fossero soliti conoscerla.
Le prime allusioni a D. si trovano nella corrispondenza del 1836. L'O. ricorda di essersi posto il problema di D. durante il suo primo viaggio in Italia nel 1833, contemplando la Disputa del Sacramento di Raffaello in Vaticano: " Aux milieu de l'un de ces groupes dont l'assemblé se compose, on distingue une figure remarquable par l'étrangeté du caractère... D. Alighieri. Alors on se demande de quel droit l'image d'un tel homme a été introduite parmi celles des vénérables témoins de la foi... " (Correspondance, Parigi 1881, I 227). In realtà aveva già sentito parlare ampiamente di D. nei circoli che aveva frequentato a Parigi dopo esservisi trasferito da Lione nel 1829 (in casa di Montalambert, nel salotto di Madame Récamier, presso il Lamennais, ecc.); di D. gli aveva certamente discorso l'amico J.J. Ampère, in casa del quale allora abitava; di D. soprattutto aveva trattato il Fauriel, durante il celebre corso tenuto alla Sorbona negli anni 1833-34, corso che l'O. frequentò (cfr. Ozanam, M. Fauriel et son enseignement, in Oeuvres complètes, II, Parigi 1859). Le polemiche, inoltre, sorte proprio in quegli anni attorno alle tesi del Rossetti (l'articolo del Delécluze nella " Revue des Deux Mondes " è del febbraio 1834 e l'altro, molto importante, di A.W . Schlegel nella stessa rivista è dell'agosto 1836) non dovettero essere estranee alla decisione dell'O. di accingersi a studiare a fondo l'opera dantesca. Egli scelse questo argomento come oggetto della sua tesi di dottorato in lettere (già aveva un dottorato in diritto), e fra non poche difficoltà (cfr. Correspondance, I 227, 281, 290, 306, 308), utilizzando ampiamente l'erudizione storica e letteraria, scrisse la tesi che portò a termine nel maggio 1838 e presentò alla discussione, con una dedica a Lamartine, J.J. Ampère e Noirot, il 7 gennaio 1839. Fu un avvenimento; nella commissione giudicatrice sedevano tra gli altri Fauriel, Villemain, Cousin; tra il pubblico erano molti personaggi del mondo letterario parigino. Accanto alla tesi in francese, intitolata De la Divine Comédie et de la Philosophie de D., veniva presentata la tesi in latino De frequenti apud veteres poetas heroum ad inferos descensu. Più tardi la tesi in francese ebbe forma definitiva e uscì (1839) a Parigi con il titolo D. et la philosophie catholique au treizième siècle (nuova ediz. con aggiunte, Parigi 1845). Il libro ebbe grande fortuna, in Francia e all'estero (fra le traduzioni immediate, una in inglese, una in tedesco e una - di P. Molinelli, Milano 1841 - in italiano). La fama ottenuta valse all'O. di essere chiamato nel 1841 a sostituire e più tardi a succedere al Fauriel nella cattedra di letterature straniere alla Sorbona.
Nel libro dell'O. i francesi trovavano, al posto del D. " naïf " caro a tanti romantici, un D. filosofo e teologo oltre che poeta, uomo di cultura e di scienza, " précurseur du rationalisme... sans ses excès ". La Commedia era presentata come l'espressione più piena della grande cultura del Medioevo; e non mancavano le analisi particolari delle bellezze del poema, che l'O. metteva in rilievo per dimostrare come argomenti filosofici, di solito considerati come oggetto esclusivo di speculazione astratta, potessero essere resi in bellezza. Il più grande merito del libro, comunque, fu quello di affermare chiaramente che per comprendere veramente la Commedia bisognava conoscere la cultura medievale.
L'O., che già nel libro del 1839 aveva trattato dei rapporti fra D. e i principali movimenti spirituali dei secoli XII e XIII, tornò più specificamente sui rapporti fra D. e il movimento francescano (in particolare Giacomino da Verona e lacopone) in un libro, nato da ricerche compiute in Italia nel 1847 e pubblicato nel 1852 a Parigi, su Les poètes franciscain en Italie au XIIIe siècle. L'opera, nonostante una certa sopravvalutazione dell'importanza del francescanesimo in D., apriva un importante filone di ricerca.
Nella tesi del 1839, inoltre, c'erano già alcuni accenni alle posizioni politiche di D. e una descrizione della situazione di Firenze ai tempi del poeta. In quelle pagine era avvertibile il particolare interesse per i temi politici dell'O., che per suo conto credeva a una democrazia aperta e a un cattolicesimo socialisteggiante; dopo la rivoluzione del febbraio 1848 le motivazioni politiche dell'interpretazione dantesca dell'O. divennero molto più esplicite: riprendendo il suo corso alla Sorbona, con una traduzione e un commento puntuale del Purgatorio (pubblicati postumi: Le Purgatoire de D., Parigi 1862) egli non esitò a dire che " le poète que nous expliquons, est le poète du présent comme il fut celui de son siècle, le poète de la liberté comme celui de l'Italie et du christianisme " (p. 130) e anche a dire che la massima " liberté, egalité, fraternité " poteva benissimo essere la massima di Dante (pp. 184 e 294).
Bibl.-V. alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di A. Counson, A. Jeanroy, G. Maugain, P. Hazard, A. Vedovi, W.P. Friederich, A. Pézard, E. Jan, A. Vallone, R. Beyer). E inoltre: A. De Lamartine, Souvenirs et portraits, Parigi 1872, III 164-165; C.A. Ozanam, Vie de O., ibid. 1879; M. Baunard, F.O. d'après sa correspondence, ibid. ,1912 (traduz. ital. Torino 1929); H. Cochin, D.A. et les ćatholiques français.-O. et Sainte-Beuve, in " Le Correspondant " XCIII (1921) 769-790; E. Galopin, Essai de bibliographie chronologique sur A.F. O., Parigi 1933; B. Ferrari, F.A. O. cultore di studi danteschi, in " Vita e Pensiero " XXXVII (1954) 664-678; K. Morawski, Les études dantesques de F.O., in " L'Alighieri " IV (1963) 74-83 (e di lui anche un libro in polacco: F.O., Varsavia 1955).